Umanità Nova, n.4 del 7 febbraio 2010, anno 90

Psichiatria: chiuso per torture


Si era appena conclusa, a Vallo della Lucania, la conferenza stampa dei legali della famiglia di Francesco Mastrogiovanni, l'insegnante anarchico cinquantottenne ricoverato con un TSO illegale, il 31 luglio del 2009, e deceduto dopo 80 ore di contenzione in totale stato di abbandono, quando è giunta la notizia che il GIP che conduce le indagini ha chiuso il reparto di psichiatria dell'ospedale "San Luca" di Vallo della Lucania dove si è consumato l'ennesimo delitto di Stato. Nelle diciassette pagine che compongono l'ordinanza di interdizione temporanea dalla professione, che ha interessato 14 operatori tra medici e paramedici del reparto di psichiatria dell'ospedale di Vallo della Lucania tra cui il primario Michele Di Genio, emessa giovedì 21 gennaio dal GIP del Tribunale di Vallo della Lucania Nicola Marrone, si leggono tutta la violenza, il cinismo, l'efferatezza dei crimini consumati all'interno di quella stanza. "A Francesco è stata negata qualsiasi comprensione. Non è stato nutrito, né qualcuno gli ha dato un sorso d'acqua. È possibile che su 14 persone nessuno si sia chiesto se ciò che stavano facendo avesse un profilo di umanità? Pensate che non si sono neanche accorti che Franco fosse morto. È una cosa terribile, vergognosa".
Questa dichiarazione rilasciata dall'amico e compagno Giuseppe Galzerano racchiude i quesiti che migliaia di cittadini pongono non solo agli operatori di Vallo della Lucania, ma anche a quelli dell'Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello in provincia di Cosenza dove, chiuso un filone di indagine che ha visto condannare a 7 anni di reclusione l'alto prelato mons. Luberto, la Procura di Paola ne ha aperto un altro che riguarda 12 pazienti "desaparecidi" di cui i RIS di Messina stanno cercando di individuarne i corpi, con l'analisi del DNA, aprendo 60 loculi nell'area cimiteriale riservata all'istituto. Ma i casi degli ospedali e delle case di cura trasformate in lager non si limitano a questi due, negli ultimi giorni, ad Ascoli Piceno, i carabinieri sono penetrati nell'ospizio "Casa di Giobbe", un nome azzeccatissimo se si pensa che erano più decorose ed accoglienti le baracche di Auschwitz, e hanno trovato donne e uomini, tra i 70 e i 90 anni, rinchiusi in stanze sovraffollate accovacciati sui letti sporchi di urine e feci. In queste due realtà non vi erano le telecamere, mentre nella stanza che ospitava Mastrogiovanni hanno fornito ai magistrati le prove inconfutabili degli innumerevoli reati commessi.
Si legge nell'ordinanza del GIP di Vallo: "dalla successiva visione dell'immagine si evinceva che nella camera di Mastrogiovanni vi era anche un'altra persona sottoposta a mezzi di contenzione e sorgeva quindi la necessità di accertare la sua identità, le ragioni della contenzione e se l'utilizzo di tali mezzi fosse stato annotato in cartella clinica". Si scopre così, solo per caso, che il paziente ricoverato nella stessa stanza di Mastrogiovanni è Giuseppe Mancoletti il quale viene legato al letto anche se non è previsto, per lui, alcun TSO perché trattasi di ricovero spontaneo. Mancoletti viene tenuto in contenzione dalle ore 11,50 del 2 alle 9,12 del 3 agosto 2009 senza che gli venga fornita adeguata assistenza, tanto che "solo fortunosamente nel corso della notte riusciva a bere dell'acqua da una bottiglia appoggiata su un tavolino, prima avvicinando il tavolino con un piede, poi facendo cadere la bottiglia ed in seguito addentandola con la bocca e riuscendo in tal modo a bere qualche sorso d'acqua". Affrontare il disagio psichico torturando i corpi: è questa la nuova visione della psichiatria in Italia condivisa all'interno delle case di cura da tutto il personale?

Angelo Pagliaro

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti