La Calabria non è più periferia dell'impero. La
rivolta di Rosarno, la nave dei veleni, le speculazioni da milioni di
euro della civile Europa, stanno là a dimostrarlo. Poco
più di un anno fa si era sviluppata una situazione simile,
avevano scritto pure un libro, "gli africani salveranno Rosarno" e
cioè che ribellarsi alla ndrangheta era possibile. Ma il boccone
amaro dell'ingiustizia è un conto che la ndrangheta fa pagare a
lungo termine.
L'ultimo episodio di un mezzogiorno razzista e violento, dove da
Rosarno, al foggiano, al casertano, si sfruttano a sangue gli
immigrati. I meridionali stessi sono vittima
dell'emarginazione-emigrazione, "giovani bamboccioni" del sud che oggi
hanno una laurea in tasca e sono detti precari, presunti vincitori
della guerra fra poveri, carnefici inconsapevoli, ma neanche tanto,
degli ultimi della terra, che lavorano la loro terra, mentre a
beneficiare sono sempre gli stessi, quelli che mantengono il massimo
sfruttamento possibile della manodopera migrante come del precariato
cognitivo, che stabiliscono i prezzi dei beni agricoli, come lo
stipendio di un dottore in...
Lo sconforto ipocrita, l'inutile passerella a Reggio Calabria, di tutti
i politici di ieri e di oggi, pronti a mettere la toppa, a fare da
cemento in aiuto "allo stato di emergenza in cui viviamo" è lo
stesso che farà piovere milioni di euro, fondi europei, per gli
investimenti nei diversi settori economici produttivi.
Le elezioni regionali sono alla porta e la ndrangheta ha iniziato la
sua campagna politica, specie se percepisce di essere minacciata nei
suoi immensi giri d'affari. Allora la bomba a Reggio, la caccia
all'uomo nero nelle campagne, il grave clima d'intimidazione,
linciaggio dei pochi operatori sociali o semplice uomo di buona
volontà, il benvenuto con un auto carica di esplosivo ed armi al
miglior Napolitano di sempre, è la logica di chi ha un controllo
a ferro e fuoco del territorio.
Non solo chi ha sparato addosso ai fratelli migranti, ma anche quelli
che permettono lo sfruttamento lavorativo, chi finge di non vedere, di
non sapere, e non vuol sapere, il razzismo, la xenofobia per chi
è diverso è strumentale allo stato di cose esistente,
come impallinare i migranti viene da quel brodo di cultura.
Attenzione al rovesciamento cognitivo che scambia gli effetti con le
cause: non sono le condizioni socio-culturali delle città della
piana a generare e rigenerare la 'ndrangheta ma, viceversa, è la
criminalità stessa a produrre quelle condizioni, si alimentano a
vicenda. Insieme ai tutori dell'ordine che oltre ad assicurasi bei
stipendi, finiscono con l'assolvere delle responsabilità
specifiche in ordine alla degradazione della vita civile calabrese,
unitamente ai politici nazionali e locali, nonché tutto il ceto
dirigente della regione, imprenditori, giornalisti e universitari
compresi. Si sa dei contatti, delle collusioni, delle vicinanze dei
singoli uomini politici e pezzi di apparato statale alle 'ndrine.
Come la politica repressiva del Governo colpisce gli immigrati e
alimenta xenofobia e razzismo nella nostra società. Infatti un
altro favore fatto dallo stato ai caporali, a chi diceva che i migranti
erano troppi, è stata lo loro deportazione, vera e propria
operazione di pulizia etnica, la prima in Italia, senza neanche pagare
le giornate lavorative, più di un milione di euro risparmiato,
la ndrangheta ringrazia!
Gli immigrati non votano, anzi sono un problema, non hanno diritti
civili, e sono un problema nel problema dello "stato di emergenza", e
quello che conta ora è prendere più voti, da qualunque
parte provengono, per tagliare meglio la torta dei fondi europei...
La manifestazione antirazzista organizzata a Rosarno è stata
fatta da quelli stessi che tengono al loro "paese onorato", con i pochi
migranti rimasti, prima tenuti segregati nei giardini, poi costretti a
partecipare ad un corteo della rispettabilità! Quelli rimasti
non erano fra coloro che i caporali sceglievano ogni mattina, coloro
che non hanno accettato, specie fra i più giovani, l'aumento
della quota da dare ai caporali, poi dopo, sono partite le fucilate.
Anche la sinistra antagonista aveva perso al bussola, quando il sangue
era ancora caldo: non era un problema di ndrangheta, né di
razzismo, forse xenofobia, ma solo di rapporti economici concreti… Per
noi è un tutt'uno.
La guerra sociale continua, e la rivolta di Rosarno è
l'espressione più immediata del suo sviluppo, come i
licenziamenti nelle fabbriche. L'acuirsi dello scontro sociale, il suo
accelerarsi impone dei mezzi per lottare adeguati ai tempi. Le
condizioni disumane in cui vivono i lavoratori immigrati della terra
sono un monito per chi vive delle briciole del sistema.
Il riconoscersi dei dominati, degli sfruttati, o la ricomposizione di
classe vaneggiata da qualche sociologo orfano del marxismo, senza
più la sponda politica parlamentare, a cui prima ha legato mani,
piedi e fantasia, di quello che doveva essere il soggetto agente, che
ora è diventato inutile spettatore di un scadente talk show in
prima serata. Ma gli africani di Rosarno non hanno televisione, non fa
parte del loro bagaglio, si spostano di campagna in campagna, senza
documenti, solo le loro braccia e un grande cuore che pompa sangue agli
occhi. Rompere i confini diventa per tutti noi un obiettivo necessario
e da assumere insieme!
Ribellarsi e praticare uguaglianza e solidarietà, contro
prepotenza e mercificazione su cui basano il potere la ndrangheta, gli
stati, i padroncini, possiamo, senza se e senza ma, affermare: in
questa società fondata sul dominio assoluto del denaro, siamo
tutti precari! È il denaro che si è impossessato delle
nostre anime e dei nostri corpi e ci sta privando dalla nostra vita.
Va costruito un percorso sociale nel tempo, di conoscenza in azione e
viceversa, tra i migranti e precari di lingua italiana, con un occhio
ben aperto all'Europa, alla Francia da dove è partita la pratica
di una giornata di sciopero generale il 1° marzo.
Facciamo nostro l'appello dell'Assemblea nazionale delle realtà
migranti ed antirazziste", riunitasi a Roma, nel comunicato finale: "Le
drammatiche vicende di Rosarno sono un'espressione dell'offensiva
razzista e contro i diritti dei lavoratori in corso nel nostro paese.
L'assemblea solidarizza con le ragioni che hanno spinto gli immigrati
di Rosarno a ribellarsi reagendo allo sfruttamento, alla
criminalità organizzata e agli attacchi razzisti... ogni
realtà territoriale articolerà l'iniziativa attraverso
forme diverse compreso lo sciopero là dove se ne presenti la
possibilità concreta a partire dai posti di lavoro", organizzata
autonomamente, senza sindacati e partiti, come accadeva all'origine del
capitalismo.
Oreste