Umanità Nova, n.4 del 7 febbraio 2010, anno 90

La giusta rivolta


La Calabria non è più periferia dell'impero. La rivolta di Rosarno, la nave dei veleni, le speculazioni da milioni di euro della civile Europa, stanno là a dimostrarlo. Poco più di un anno fa si era sviluppata una situazione simile, avevano scritto pure un libro, "gli africani salveranno Rosarno" e cioè che ribellarsi alla ndrangheta era possibile. Ma il boccone amaro dell'ingiustizia è un conto che la ndrangheta fa pagare a lungo termine.
L'ultimo episodio di un mezzogiorno razzista e violento, dove da Rosarno, al foggiano, al casertano, si sfruttano a sangue gli immigrati. I meridionali stessi sono vittima dell'emarginazione-emigrazione, "giovani bamboccioni" del sud che oggi hanno una laurea in tasca e sono detti precari, presunti vincitori della guerra fra poveri, carnefici inconsapevoli, ma neanche tanto, degli ultimi della terra, che lavorano la loro terra, mentre a beneficiare sono sempre gli stessi, quelli che mantengono il massimo sfruttamento possibile della manodopera migrante come del precariato cognitivo, che stabiliscono i prezzi dei beni agricoli, come lo stipendio di un dottore in...
Lo sconforto ipocrita, l'inutile passerella a Reggio Calabria, di tutti i politici di ieri e di oggi, pronti a mettere la toppa, a fare da cemento in aiuto "allo stato di emergenza in cui viviamo" è lo stesso che farà piovere milioni di euro, fondi europei, per gli investimenti nei diversi settori economici produttivi.
Le elezioni regionali sono alla porta e la ndrangheta ha iniziato la sua campagna politica, specie se percepisce di essere minacciata nei suoi immensi giri d'affari. Allora la bomba a Reggio, la caccia all'uomo nero nelle campagne, il grave clima d'intimidazione, linciaggio dei pochi operatori sociali o semplice uomo di buona volontà, il benvenuto con un auto carica di esplosivo ed armi al miglior Napolitano di sempre, è la logica di chi ha un controllo a ferro e fuoco del territorio.
Non solo chi ha sparato addosso ai fratelli migranti, ma anche quelli che permettono lo sfruttamento lavorativo, chi finge di non vedere, di non sapere, e non vuol sapere, il razzismo, la xenofobia per chi è diverso è strumentale allo stato di cose esistente, come impallinare i migranti viene da quel brodo di cultura.
Attenzione al rovesciamento cognitivo che scambia gli effetti con le cause: non sono le condizioni socio-culturali delle città della piana a generare e rigenerare la 'ndrangheta ma, viceversa, è la criminalità stessa a produrre quelle condizioni, si alimentano a vicenda. Insieme ai tutori dell'ordine che oltre ad assicurasi bei stipendi, finiscono con l'assolvere delle responsabilità specifiche in ordine alla degradazione della vita civile calabrese, unitamente ai politici nazionali e locali, nonché tutto il ceto dirigente della regione, imprenditori, giornalisti e universitari compresi. Si sa dei contatti, delle collusioni, delle vicinanze dei singoli uomini politici e pezzi di apparato statale alle 'ndrine.
Come la politica repressiva del Governo colpisce gli immigrati e alimenta xenofobia e razzismo nella nostra società. Infatti un altro favore fatto dallo stato ai caporali, a chi diceva che i migranti erano troppi, è stata lo loro deportazione, vera e propria operazione di pulizia etnica, la prima in Italia, senza neanche pagare le giornate lavorative, più di un milione di euro risparmiato, la ndrangheta ringrazia!
Gli immigrati non votano, anzi sono un problema, non hanno diritti civili, e sono un problema nel problema dello "stato di emergenza", e quello che conta ora è prendere più voti, da qualunque parte provengono, per tagliare meglio la torta dei fondi europei...
La manifestazione antirazzista organizzata a Rosarno è stata fatta da quelli stessi che tengono al loro "paese onorato", con i pochi migranti rimasti, prima tenuti segregati nei giardini, poi costretti a partecipare ad un corteo della rispettabilità! Quelli rimasti non erano fra coloro che i caporali sceglievano ogni mattina, coloro che non hanno accettato, specie fra i più giovani, l'aumento della quota da dare ai caporali, poi dopo, sono partite le fucilate.
Anche la sinistra antagonista aveva perso al bussola, quando il sangue era ancora caldo: non era un problema di ndrangheta, né di razzismo, forse xenofobia, ma solo di rapporti economici concreti… Per noi è un tutt'uno.
La guerra sociale continua, e la rivolta di Rosarno è l'espressione più immediata del suo sviluppo, come i licenziamenti nelle fabbriche. L'acuirsi dello scontro sociale, il suo accelerarsi impone dei mezzi per lottare adeguati ai tempi. Le condizioni disumane in cui vivono i lavoratori immigrati della terra sono un monito per chi vive delle briciole del sistema.
Il riconoscersi dei dominati, degli sfruttati, o la ricomposizione di classe vaneggiata da qualche sociologo orfano del marxismo, senza più la sponda politica parlamentare, a cui prima ha legato mani, piedi e fantasia, di quello che doveva essere il soggetto agente, che ora è diventato inutile spettatore di un scadente talk show in prima serata. Ma gli africani di Rosarno non hanno televisione, non fa parte del loro bagaglio, si spostano di campagna in campagna, senza documenti, solo le loro braccia e un grande cuore che pompa sangue agli occhi. Rompere i confini diventa per tutti noi un obiettivo necessario e da assumere insieme!
Ribellarsi e praticare uguaglianza e solidarietà, contro prepotenza e mercificazione su cui basano il potere la ndrangheta, gli stati, i padroncini, possiamo, senza se e senza ma, affermare: in questa società fondata sul dominio assoluto del denaro, siamo tutti precari! È il denaro che si è impossessato delle nostre anime e dei nostri corpi e ci sta privando dalla nostra vita.
Va costruito un percorso sociale nel tempo, di conoscenza in azione e viceversa, tra i migranti e precari di lingua italiana, con un occhio ben aperto all'Europa, alla Francia da dove è partita la pratica di una giornata di sciopero generale il 1° marzo.
Facciamo nostro l'appello dell'Assemblea nazionale delle realtà migranti ed antirazziste", riunitasi a Roma, nel comunicato finale: "Le drammatiche vicende di Rosarno sono un'espressione dell'offensiva razzista e contro i diritti dei lavoratori in corso nel nostro paese. L'assemblea solidarizza con le ragioni che hanno spinto gli immigrati di Rosarno a ribellarsi reagendo allo sfruttamento, alla criminalità organizzata e agli attacchi razzisti... ogni realtà territoriale articolerà l'iniziativa attraverso forme diverse compreso lo sciopero là dove se ne presenti la possibilità concreta a partire dai posti di lavoro", organizzata autonomamente, senza sindacati e partiti, come accadeva all'origine del capitalismo.

Oreste

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti