Umanità Nova, n.4 del 7 febbraio 2010, anno 90

Capitalismo in affanno, ma sempre vorace


Si è chiuso da poco il vertice (informale) di Davos. Non avendo di meglio da fare i commentatori economici giocano su acronimi e sillogismi. Nei commenti è tutto un giro di BRIC'S e PIG'S.
BRIC è la sigla per l'area economica così detta "emergente" rappresentata da Brasile, Russia, India e Cina; un'area tutt'altro che omogenea dove India e Cina rappresentano dei "veri" paesi capitalistici con un'altra intensità di produzione mentre Brasile e Russia si caratterizzano per i vasti giacimenti; PIG è la sigla dell'area economica della sponda sud dell'Europa, rappresenta Portogallo, Italia e Grecia; paesi con alto deficit ed enorme debito che hanno la caratteristica di "stare a galla" con inflazione, svalutazione e taglio dei redditi sociali. Le allusioni si evidenziano dalle traduzioni di questi acronimi: BRICS starebbe per mattoncini, esprimendo un senso positivo di costruzione mentre PIGS starebbe per maialini mettendo in evidenza la riprovazione della finanza internazionale per queste realtà.
La situazione dell'economia mondiale è ancora in stato di affanno nonostante ogni governo si spertichi per mettere in luce i propri "provvedimenti".
Provvedimenti il più delle volte assolutamente virtuali. Al centro del dibattito c'era, ancora una volta, il tema dei regolamenti e delle agenzie di regolazione; una serie di regole, cioè per rendere più sicuro ed etico il sistema.
Ci avreste scommesso? Non se ne è fatto nulla.
Il senso che se ne ricava è che i grandi manager e i grandi azionisti si siamo già intascati i 750 miliardi di dollari della manovra mondiale degli inizi del 2009 e che non abbiano nessuna intenzione di restituirli considerando questa ingente cifra come la remunerazione delle loro funzioni a sostegno del sistema. Quindi ricominciano i balletti e le ricette di FMI e BM che tanti guai hanno prodotto per tutti gli anni '90 del secolo scorso e di questo primo decennio. Non è affatto casuale che la parole "default" (fallimento) torni a segnare le fortune delle monete "non-internazionali" e delle banche centrali dei paesi "non grandi".
Dalla disastrata Argentina all'emergente Venezuela (di cui si parla in un approfondimento che pubblichiamo su questo numero) le manovre monetarie anticipano la ridislocazione delle ricchezze secondo una mappa che non rappresenta tanto le capacità produttive (sia di materie prime che di manufatti) quanto le capacità militari dei vari stati.
Anche all'interno dei singoli stati le linee di distribuzione delle ricchezze si possono leggere in funzione delle capacità militari dei rispettivi governi.
É il caso della Grecia che dopo aver represso brutalmente anche le recenti rivolte si appresta ad una manovra modello Amato-Visco-Tremonti: tagli a salari e pensioni per poter pagare gli interessi sul debito ai grandi banchieri; gli stessi banchieri che si sono intascati la grande parte delle risorse anticrisi messe in campo negli scorsi mesi. In Portogallo come segnalato anche dalla repressione degli anarcosindacalisti di cui abbiamo parlato nel numero scorso, le linee di intervento sono analoghe.
Anche le linee del governo italiano andrebbero in questa direzione ma pare che, per quanto carsica, un'opposizione sociale diffusa ponga un qualche freno agli ulteriori tagli.
Il "popolo dei tetti", le centinaia di operaie e operai che hanno occupato le fabbriche si stanno indirizzando, come dimostra la vicenda Alcoa, non solo a manifestazioni tanto eclatanti quanto simboliche, ma a far pagare a padroni e governo il maggiore prezzo possibile bloccando non solo la propria produzione, ma anche quella degli altri stabilimenti e delle infrastrutture.
Sarà dura come dicono i NoTav oppure sarà lunga come dicono i NoDalMolin?
A noi piace ricordare l'incipit dell'Internazionale: l'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi o non sarà!

WS

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti