Umanità Nova, n.5 del 14 febbraio 2010, anno 90

Le pillole del nucleare


Il 15 giugno 2009 è partita, in Francia, la campagna di distribuzione di pastiglie allo iodio rivolta alle popolazioni che risiedono nel raggio di 10 Km da una centrale nucleare. Si tratta di una delle campagne promosse congiuntamente dal ministero degli Interni, Sanità ed EDF che si sono ripetute nel corso degli anni, in corrispondenza della prevista scadenza del suddetto preparato farmaceutico. In quest'ultima tornata, oltre alla sostituzione delle vecchie pasticche le autorità francesi hanno modificato il dosaggio delle compresse di ioduro di potassio che da 130mg sono passate a 65mg. Tale cambiamento è legato ad una maggior praticità di somministrazione ai singoli individui delle diverse età, la posologia è, infatti, legata al peso corporeo.
Il sistema di sicurezza prevede che, in caso di incidente nucleare con rilascio di isotopi radioattivi, essendo lo Iodio 131 uno di questi e presente allo stato gassoso, forma che ne rende probabile l'inalazione, l'autorità prefettizia lanci un allarme ufficiale a partire dal quale la popolazione deve iniziare ad ingerire le pasticche contenenti lo iodio stabile.
Il meccanismo d'azione è semplice, l'organismo assorbe lo iodio assunto con le pastiglie saturando la tiroide dove appunto l'elemento si concentra in quanto è lì che permette la produzione di diverse sostanze ormonali fondamentali per la regolazione del funzionamento del nostro corpo. La presenza di iodio stabile, quindi, impedisce o riduce l'assorbimento di quello radioattivo che, come verificato dopo l'incidente di Chernobyl, provoca diverse patologie tumorali.
Come evidenziato dal sito francese Sortir du nucleair si tratta di una misura che certo non mette al riparo i cittadini dalle conseguenze di un incidente nucleare, infatti, gli isotopi radioattivi che possono essere rilasciati da una centrale sono diversi, perciò arginare gli effetti del solo iodio può essere senz'altro utile, ma di fatto ininfluente nel più complesso scenario della contaminazione radioattiva. Per gli interessi del nucleare "made in France" sono perciò altri gli obiettivi. Sicuramente importante l'aspetto psicologico che tende a diffondere fiducia riguardo alla possibilità di ridurre gli effetti di un ipotetico incidente, del resto presentato come remoto. In secondo luogo il sistema di sicurezza francese si presenta come comunque pronto ed adeguato a fronteggiare l'emergenza e, in assenza di allarmi ufficiali, determina nell'opinione pubblica la convinzione che tutto funzioni sempre bene.
Basterebbe rammentare che nel caso di Chernobyl gli inquinanti radioattivi si sono diffusi a migliaia di chilometri di distanza, per evidenziare come una vera propria burla la definizione di un perimetro di 10 km attorno all'impianto nucleare come zona d'attenzione. Quasi che le autorità francesi non considerassero la possibilità di venti che soffiando in una direzione piuttosto che un'altra potrebbero diffondere in maniera del tutto imprevedibile le polveri e i gas radioattivi. Sarebbe però ingenuo aspettarsi un atteggiamento di serietà da uno stato che in occasione dell'esplosione della centrale ucraina non ha trovato di meglio che mentire sulle previsioni del tempo (addirittura la Corsica era sparita dalle carte meteorologiche) per non mettere in allarme i propri "sudditi".
Una buona controinformazione potrebbe ribaltare la situazione perché queste misure, pur nella loro inconsistenza concreta nel caso si dovesse affrontare un incidente di grave entità, costituiscono, di fatto, un'ammissione circa la possibilità che un evento disastroso possa accadere. Dal canto nostro ribadiamo che l'unica centrale nucleare intrinsecamente sicura è quella che non viene costruita.
Per chi se la cava con il francese, sul sito (http://www.distribution-iode.com), oltre alle indicazioni sulla campagna in corso, si possono trovare anche dei brevi video in cui alcuni medici spiegano perché, come e quando prendere le compresse di iodio e tutti appaiono come seri professionisti che spiegano con un linguaggio chiaro e rassicurante come comportarsi. Le informazioni fornite sono intervallate da un simpatico motivetto musicale, ma mi piacerebbe sapere quanti di loro abitino vicino ad una centrale.
Al di là delle Alpi il problema è come uscire dal nucleare, al di qua invece non ci si deve più entrare. Secondo recenti notizie (diffuse dal Verde Bonelli in una conferenza stampa del 19/01/2010), che con difficoltà circoleranno ufficialmente prima delle elezioni regionali, sono già stati individuati i siti papabili per la costruzione delle prime quattro centrali previste dal governo Berlusconi, ossia: Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano, Palma di Montechiaro (Agrigento), Monfalcone (Gorizia) e Chioggia (Venezia). Mentre sarà l'ex centrale del Garigliano (tra Latina e Caserta) ad ospitare il deposito nazionale per le scorie radioattive. Il governo nei giorni scorsi si è invece premurato di avvisare che non sono tollerate "derive federaliste" si decide a Roma e le regioni dovranno ubbidire, anche quelle che hanno già dichiarato la loro indisponibilità all'assurda riproposizione del nucleare italiano.

MarTa

http://www.distribution-iode.com
http://www.sortirdunucleaire.org

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