Il 15 giugno 2009 è partita, in Francia, la campagna di
distribuzione di pastiglie allo iodio rivolta alle popolazioni che
risiedono nel raggio di 10 Km da una centrale nucleare. Si tratta di
una delle campagne promosse congiuntamente dal ministero degli Interni,
Sanità ed EDF che si sono ripetute nel corso degli anni, in
corrispondenza della prevista scadenza del suddetto preparato
farmaceutico. In quest'ultima tornata, oltre alla sostituzione delle
vecchie pasticche le autorità francesi hanno modificato il
dosaggio delle compresse di ioduro di potassio che da 130mg sono
passate a 65mg. Tale cambiamento è legato ad una maggior
praticità di somministrazione ai singoli individui delle diverse
età, la posologia è, infatti, legata al peso corporeo.
Il sistema di sicurezza prevede che, in caso di incidente nucleare con
rilascio di isotopi radioattivi, essendo lo Iodio 131 uno di questi e
presente allo stato gassoso, forma che ne rende probabile l'inalazione,
l'autorità prefettizia lanci un allarme ufficiale a partire dal
quale la popolazione deve iniziare ad ingerire le pasticche contenenti
lo iodio stabile.
Il meccanismo d'azione è semplice, l'organismo assorbe lo iodio
assunto con le pastiglie saturando la tiroide dove appunto l'elemento
si concentra in quanto è lì che permette la produzione di
diverse sostanze ormonali fondamentali per la regolazione del
funzionamento del nostro corpo. La presenza di iodio stabile, quindi,
impedisce o riduce l'assorbimento di quello radioattivo che, come
verificato dopo l'incidente di Chernobyl, provoca diverse patologie
tumorali.
Come evidenziato dal sito francese Sortir du nucleair si tratta di una
misura che certo non mette al riparo i cittadini dalle conseguenze di
un incidente nucleare, infatti, gli isotopi radioattivi che possono
essere rilasciati da una centrale sono diversi, perciò arginare
gli effetti del solo iodio può essere senz'altro utile, ma di
fatto ininfluente nel più complesso scenario della
contaminazione radioattiva. Per gli interessi del nucleare "made in
France" sono perciò altri gli obiettivi. Sicuramente importante
l'aspetto psicologico che tende a diffondere fiducia riguardo alla
possibilità di ridurre gli effetti di un ipotetico incidente,
del resto presentato come remoto. In secondo luogo il sistema di
sicurezza francese si presenta come comunque pronto ed adeguato a
fronteggiare l'emergenza e, in assenza di allarmi ufficiali, determina
nell'opinione pubblica la convinzione che tutto funzioni sempre bene.
Basterebbe rammentare che nel caso di Chernobyl gli inquinanti
radioattivi si sono diffusi a migliaia di chilometri di distanza, per
evidenziare come una vera propria burla la definizione di un perimetro
di 10 km attorno all'impianto nucleare come zona d'attenzione. Quasi
che le autorità francesi non considerassero la
possibilità di venti che soffiando in una direzione piuttosto
che un'altra potrebbero diffondere in maniera del tutto imprevedibile
le polveri e i gas radioattivi. Sarebbe però ingenuo aspettarsi
un atteggiamento di serietà da uno stato che in occasione
dell'esplosione della centrale ucraina non ha trovato di meglio che
mentire sulle previsioni del tempo (addirittura la Corsica era sparita
dalle carte meteorologiche) per non mettere in allarme i propri
"sudditi".
Una buona controinformazione potrebbe ribaltare la situazione
perché queste misure, pur nella loro inconsistenza concreta nel
caso si dovesse affrontare un incidente di grave entità,
costituiscono, di fatto, un'ammissione circa la possibilità che
un evento disastroso possa accadere. Dal canto nostro ribadiamo che
l'unica centrale nucleare intrinsecamente sicura è quella che
non viene costruita.
Per chi se la cava con il francese, sul sito
(http://www.distribution-iode.com), oltre alle indicazioni sulla
campagna in corso, si possono trovare anche dei brevi video in cui
alcuni medici spiegano perché, come e quando prendere le
compresse di iodio e tutti appaiono come seri professionisti che
spiegano con un linguaggio chiaro e rassicurante come comportarsi. Le
informazioni fornite sono intervallate da un simpatico motivetto
musicale, ma mi piacerebbe sapere quanti di loro abitino vicino ad una
centrale.
Al di là delle Alpi il problema è come uscire dal
nucleare, al di qua invece non ci si deve più entrare. Secondo
recenti notizie (diffuse dal Verde Bonelli in una conferenza stampa del
19/01/2010), che con difficoltà circoleranno ufficialmente prima
delle elezioni regionali, sono già stati individuati i siti
papabili per la costruzione delle prime quattro centrali previste dal
governo Berlusconi, ossia: Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino
(Latina), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano,
Palma di Montechiaro (Agrigento), Monfalcone (Gorizia) e Chioggia
(Venezia). Mentre sarà l'ex centrale del Garigliano (tra Latina
e Caserta) ad ospitare il deposito nazionale per le scorie radioattive.
Il governo nei giorni scorsi si è invece premurato di avvisare
che non sono tollerate "derive federaliste" si decide a Roma e le
regioni dovranno ubbidire, anche quelle che hanno già dichiarato
la loro indisponibilità all'assurda riproposizione del nucleare
italiano.
MarTa
http://www.distribution-iode.com
http://www.sortirdunucleaire.org