Umanità Nova, n.5 del 14 febbraio 2010, anno 90

informAzione


Cerro al Lambro (MI). I lavoratori della cooperativa bloccano i camion

Nella notte tra il 2 e il 3 febbraio a Cerro al Lambro (MI), davanti ai cancelli dell'azienda logistica GLS – Italy, i lavoratori della cooperativa Papavero, in maggioranza immigrati, si sono dati appuntamento per la riuscita della giornata di sciopero. L'obbiettivo è quello di rompere il regime imposto da Cgil, Cisl, Uil nei posti di lavoro (non è un caso che i padroni rivendicano la legittimità degli accordi firmati con "loro"), contro la barbarie del nuovo caporalato, per il salario e la dignità.
Lo sciopero è stato deciso dal "Comitato di lotta dei lavoratori" con il sostegno dello Slai Cobas e con la solidarietà di comitati, associazioni, precari, disoccupati, studenti e soprattutto la solidarietà e la partecipazione di operai immigrati provenienti da altre cooperative.
La piattaforma dello sciopero riguardava: l'abbattimento del sistema schiavistico delle cooperative; l'abbattimento del precariato; aumenti salariali e riconoscimento di tutte le indennità contrattuali; orari e condizioni lavorative nel pieno rispetto della dignità  umana.
Su un totale di 80 lavoratori interessati, in 22 hanno iniziato a lottare, mentre sono diventati 56 quelli presenti che hanno aderito "al picchetto per non fare entrare i camion".
Nel comunicato diffuso si evidenzia: "La compattezza, la determinazione, l'unione e la consistenza del corpo ribelle, questa volta, a differenza di Brembio, ha 'messo in fuga' una cinquantina di sbirri in stretta tenuta 'antisommossa' che alle 2.00 ha tentato di intimidire il granitico picchetto di un centinaio di lavoratori".
Questo risultato straordinario della lotta di Cerro al Lambro, che si è concluso alle 5.00 del mattino (era iniziato alle 10,00 del giorno prima) è stato una importante affermazione di orgoglio operaio e di dignità nella rivendicazione dei diritti che costituisce, già di per sé, una significativa vittoria che avrà sicuramente un seguito: sia nella situazione interna, sia nell'allargamento della conflittualità nel settore delle cooperative di comodo.
Un movimento, quello degli operai immigrati delle cooperative, che si conferma essere in crescita. Infatti, nella assemblea tenuta sabato 6 gennaio dagli operai, è stata decisa una nuova giornata di lotta per proseguire la vertenza fino alla vittoria, con l'accortezza di "non rendere pubblica la data fino… all'inizio del nuovo picchetto", con l'esplicito intento di cogliere l'azienda di sorpresa.

Redazione "Bel Lavoro"

Roma. La Garbatella: grandi manovre fasciste

Nel giro di pochi mesi per la seconda volta dei giovani di ritorno a casa dopo un concerto presso il Centro Sociale "La Strada" sono stati attaccati nella notte, intorno alle 4.30 di mattina del 6 febbraio, da incappucciati a colpi di coltello e bottiglie; se qualche scritta avversa alla "ministra" di AN Meloni ha fatto grande scalpore, quale ipotetico prodromo del terrorismo, il sangue di giovani di sinistra sembra contare molto meno nei media. In un quartiere che sembra alieno alle influenze conservatrici e reazionarie ciò appare preoccupante. Sebbene nessuno sia disposto a piegarsi, è più che evidente una strategia fascista intimidatoria e criminale che vuole averla vinta, e che a più riprese assalta un terreno ostile, sperando di fiaccarne la resistenza. Non passeranno.

RedR

Bologna. Contro i tagli alla scuola

Venerdi 5 febbraio: gli studenti del liceo scientifico Copernico di Bologna decidono di occupare la scuola. Il giorno dopo li seguono quelli dell'altro "scientifico" della città, dove gran parte dei docenti firmano un documento di adesione all'iniziativa dei ragazzi. Lunedì 8 febbraio è la volta dell'istituto tecnico: l'istituto agrario entra in agitazione, con un'assemblea di fronte all'edificio. Nel corso della settimana è previsto che altri istituti si muovano con iniziative di protesta.
Difficile dire se la lotta si possa estendere ad altre città e se riuscirà a mettere in piedi iniziative incisive di protesta. Certo, "i nostri ragazzi", quotidianamente trattati come automi da facebook, e presentati come disinteressati al loro futuro, danno invece un segnale ancora una volta di essere ben coscienti della portata del piano di distruzione della scuola pubblica e di essere disposti a mobilitarsi in prima persona. Tra l'altro un'occupazione di questo periodo – quando a differenza dell'autunno, la "pressione didattica" (es. interrogazioni) sugli studenti è molto alta – è una novità sorprendente.
Agli studenti si sono uniti anche diversi insegnanti precari che a Bologna, come in altre città, hanno dato vita a coordinamenti con un obiettivo comune, quello del blocco degli scrutini, e che hanno previsto diverse forme di agitazione da attuare durante l'anno scolastico: picchetti e volantinaggio davanti alle scuole, assemblee scolastiche e territoriali, creazione di comitati misti (genitori-studenti-docenti-Ata), occupazioni e autogestioni delle scuole, boicottaggio dell'adozione dei libri di testo. I precari hanno inoltre aderito alla giornata di sciopero generale dei Cobas con manifestazione a Roma il 12 marzo, in coincidenza con lo sciopero generale indetto dalla Cgil.
Ancora una volta il motivo della protesta è lo smontaggio pezzo per pezzo della scuola, conseguenza della scure di Tremonti, e che la Gelmini spaccia come "riforma": ora è il turno delle superiori, dove è previsto un ulteriore e netto taglio dei fondi. Verranno così espulsi dalla scuola migliaia di insegnati precari, mentre vengono cancellate o tagliate materie di studio e sempre più scuole saranno costrette a chiudere. Si calcola che dal 2009 al 2012 ci saranno 150.000 tagli, dei quali 45.000 posti ATA e 85.000 cattedre. 20.000 saranno i posti tagliati nella sola scuola superiore.
Il progetto è ormai palese: svuotare di ogni funzione la scuola pubblica, per spezzettarla in tanti istituti in mano ai privati. Diritto all'istruzione in fondo a un baratro e i soliti tanti profitti per pochi.
Raccontava un giovane collega che in occasione dell'ultima chiamata per le supplenze annuali, il posto a cui agognava era stato assegnato... al suo professore del liceo: un simpatico signore sulla cinquantina. Dire come andrà a finire è difficile, ma siamo in tanti a non potere accettare di essere ancora disoccupati.

Un insegnante precario

Caso Mastrogiovanni: Aggiornamento

Giorno 4 febbraio 2010 Giuseppe Tarallo, Giuseppe Galzerano e Vincenzo Serra nella loro qualità di componenti del  "Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni (Franco)" hanno presentato, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania (SA), un esposto - denuncia in cui si chiede di verificare se ci sono responsabilità a carico di funzionari e dirigenti della struttura pubblica nonché di coloro che hanno disposto o concorso all'emanazione ed all'esecuzione dell'Ordinanza di TSO a carico di Francesco Mastrogiovanni. Nella denuncia si riassumono cronologicamente gli accadimenti, partendo dal giorno precedente il ricovero coatto (30 luglio 2009) fino al giorno del decesso, elencando, con dovizia di particolari, la tempistica seguita nell'emanazione degli atti (ordinanza di TSO del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, annotazioni di servizio del S. Tenente della polizia locale dello stesso comune) e facendo rilevare le  palesi contraddizioni emerse tra le varie dichiarazioni rilasciate dai protagonisti istituzionali. I familiari del docente cilentano hanno accolto con soddisfazione l'ordinanza di interdizione, per due mesi, dalla professione sanitaria per 14 dei 19 indagati tra medici e infermieri emanata, il 21 gennaio 2010,  dal GIP del Tribunale di Vallo ma questo non può bastare. Bisogna affrontare, adesso, il problema delle colpe e delle responsabilità di questa nuova Shoah psichiatrica e carceraria che ha scurito il cielo del nostro Paese. Cosa significa per i sospesi dalla professione essere stati testimoni silenziosi? Quel è stato il ruolo di tutte le parti, di chi ha visto e taciuto, di chi non si è opposto? "L'enormità di questa tragedia fa sì che nulla possa esserne tralasciato, e che ogni gesto, ogni atto, ogni assenza, vada per necessità rilevata, sondata, discussa". Lo dobbiamo a Franco e a tutte le vittime di questo Stato.

Angelo Pagliaro

Valle d'Aosta. La vergognosa farsa delle elezioni amministrative

In Valle d'Aosta, a maggio, si voterà per il rinnovo delle amministrazioni di quasi tutti i 74 Comuni, compresa la città di Aosta. Lo spettacolo è deprimente. Assistiamo, come ogni volta, al solito squallido balletto in cui personaggi da baraccone fanno a gara per convincere il popolo bue che è suo interesse votare l'uno o l'altro candidato, ma questa volta con un elemento di divertimento in più. La Regione Valle d'Aosta si è data una legge che prevede che non si possa fare il Sindaco per più di tre volte, norma che avrebbe anche una sua dignità, e ci sono parecchi primi cittadini in scadenza che non potranno più ricandidarsi. Cosa si sono inventati? Ma è facile, ci saranno svariati Sindaci uscenti che si candideranno a Vicesindaco di un Sindaco fantoccio da poter facilmente manovrare o, magari, far dimettere tra pochi mesi onde prenderne il posto e farsi la quarta legislatura. Allarmata dalle voci che circolano in tal senso la Giunta Regionale ha emanato un invito ai Sindaci non più eleggibili a non utilizzare espedienti che svilirebbero la loro immagine e quella dell'Amministrazione, compromettendo "l'elevato profilo etico che caratterizza il sistema degli Enti locali". Ma se il circo vergognoso della campagna elettorale nei paesi già offre stimoli per coloro che soffrono di stipsi, il Comune di Aosta offre addirittura il ritorno dello zombi. Da settimane sui giornali si parla insistentemente della possibilità che un anziano ex socialista locale, noto per le sue capacità di grande affarista, sarebbe in pole position per candidarsi ad assumere la guida della città, dopo aver fatto soldi in edilizia, dopo aver avuto esperienza di aule giudiziarie e dopo aver ottenuto recentemente un incarico d'oro per guidare la riconversione della caserma Testafochi in campus universitario. Qualcuno diceva che "il potere logora chi ce l'ha", in Valle d'Aosta pare proprio che sia il contrario, grazie ai tanti soldi che lo stato regala alla Regione (ed essa ai Comuni) il potere fa stare così bene che nessuno se ne vuole allontanare.

Corrado Olivotto

Campi Bisenzio. I lavoratori della GKN rispondono a Casa Pound

Un gesto simbolico dal sapore fortemente provocatorio con i «Sigilli» messi alla Fiat, con il nastro bianco e rosso, a ricordare una scena del crimine e circondata di striscioni con la scritta «Fiat odia l'Italia», ad alcune concessionarie della casa automobilistica, (a Firenze a Porta al Prato). Un blitz, messo a segno nella notte in maniera coordinata su tutto il territorio nazionale, e rivendicato da CasaPound Italia Firenze. «Prima fallisce, meglio è. Per tutti» è lo slogan che si legge sui volantini lasciati davanti all'azienda colpita. E ancora: «Salviamo i lavoratori e la produzione italiana, non la dirigenza Fiat, incapaci avventurieri che amano il profitto e non l'Italia». «È proprio di ieri – sostiene Saverio Di Giulio responsabile provinciale di CasaPound Italia Firenze – la notizia che i lavoratori della GKN DRIVELINE di Campi Bisenzio verranno posti in cassa integrazione per tre mesi. La GKN pur non essendo più di proprietà della FIAT produce comunque per l'80% componentistica per il gruppo torinese. E quest'ultimo, nonostante il picco di vendite dovuto agli incentivi tagliati su misura per i suoi prodotti commercializzati (auto a metano e GPL), ha deciso di ringraziare gli italiani delocalizzando sempre di più la produzione all'estero» (La Nazione).
A tutto questo risponde il Comitato Lavoratori GKN con un suo comunicato: "Il Comitato è nato poco più di un anno fa, quando l'azienda decise di mettere a casa tutte le persone con contratto a termine prima delle loro naturali scadenze. Questa scelta aziendale, drastica, ingiusta, unilaterale ci mise di fronte all'evidenza e cioè, eravamo divisi in operai di serie A, B, C. Allora abbiamo deciso di creare un gruppo che al di là di ideali, partiti, colore della pelle, nazionalità e tessere sindacali, iniziasse un concreto cammino fatto di solidarietà, unione e ricerca di alternative a questo sistema economico ingiusto ed iniquo.
Siamo consapevoli che l'Italia è parte integrante di questo sistema economico globale, dove il nostro occidente opulento vive alle spalle e mantiene in miseria il resto del pianeta. Se un fallimento ci deve essere, si auspica che sia della complessiva logica perversa delle multinazionali ed in generale di un sistema economico che vede sfruttati e sfruttatori in ogni parte del mondo (e tra gli sfruttati la stessa terra, l'acqua, l'aria, ecc,).
Siamo consapevoli che ritornare all'autarchia, dove queste sparute minoranze politiche intendono portarci, sia una follia che già il popolo italiano ha vissuto nei primi decenni del 1900 subendo autoritarismo e guerre che tutti conosciamo. I nostri sforzi sono rivolti a ridare una dignità al lavoro e ai lavoratori, a ricercare un equilibrio fra il valore del manufatto e il valore di chi ha lavorato per produrlo e delle risorse utilizzate. Questo equilibrio deve avvenire in ogni parte del globo, dove c'è un lavoratore sfruttato c'è un emarginato, un impoverito, un probabile clandestino.
Accettiamo e diamo solidarietà, ma non ci interessano opportunisti e inopportuni gesti di solidarietà mal celati da sola e esclusiva politica becera e inconsistente.

Il Comitato Lavoratori Gkn
http://campibisenzio.wordpress.com

Livorno. Studenti in tribunale

Abbiamo appreso la mattina di mercoledì 3 febbraio, che due studenti dell'Istituto Nautico, minorenni, sono stati convocati in questura ed addirittura in tribunale in merito a quanto accaduto il 19 ottobre scorso all'Istituto Nautico "Cappellini". Non sappiamo ancora con sicurezza cosa venga loro contestato, né se altri studenti abbiano ricevuto la stessa notifica. La mattina di lunedì 19 ottobre gli studenti del Nautico avevano provato a occupare la propria scuola, per portare avanti in modo deciso, con una forma di lotta legittima, diffusa e riconosciuta di riappropriazione, la mobilitazione studentesca iniziata nei primi giorni di ottobre, contro la politica scolastica del Governo. Dopo una tesa trattativa con la dirigenza, gli studenti ottennero di poter svolgere nei locali dell'istituto un'assemblea permanente. Le uniche tensioni quella mattina derivarono dal comportamento intimidatorio e provocatorio di polizia e dirigenza scolastica. Tale atteggiamento nei confronti degli studenti suscitò una forte polemica in città, con numerosi comunicati di solidarietà dal mondo politico cittadino; quella mattina infatti vennero identificati dalla polizia oltre 70 studenti, in maggioranza minorenni. A quasi quattro mesi di distanza, gli ultimi sviluppi non fanno che confermare quanto già avevamo affermato sulla vicenda. Ci troviamo di fronte a provvedimenti inaccettabili e gravissimi, oltre che incomprensibili, spiegabili solo in un'ottica di repressione nei confronti di chi lotta, di chi si autorganizza, di chi crea legami di solidarietà e mobilitazioni dal basso.

Coordinamento Studentesco Livornese

Toscana. No ai CIE

Maroni ha ultimamente annunciato durante il question time alla camera, che entro il 2010 sarà operativo un Centro di identificazione ed Espulsione anche in Toscana. Saranno decisi i dettagli dopo le elezioni regionali, assieme alla nuova giunta, ma il Viminale ha già indicato i criteri per identificare le zone più adatte ad ospitare questo tipo di struttura. Il CIE toscano deve essere realizzato in una zona distante dell'abitato, possibilmente in edifici statali dismessi, in prossimità di un aeroporto. Qualche giorno fa, sulla stampa locale, è apparsa la notizia della possibile costruzione del Centro tra Pisa e Livorno, in particolare nella zona del Biscottino. Inoltre, la settimana prima, il sindaco di Livorno Cosimi (PD), si era pronunciato in senso positivo a proposito della costruzione di un CIE in Toscana. Per dare un'immediata risposta a questa situazione, il Collettivo Anarchico Libertario, ha tenuto nel pomeriggio di venerdì 5 febbraio un presidio informativo contro i CIE.
L'iniziativa, organizzata in breve tempo come semplice momento di informazione, con volantini, striscioni ed un banchetto di stampa anarchica, ha visto la partecipazione di diverse persone e ha suscitato l'interesse e l'appoggio dei passanti. È chiaro quindi che sulla questione esiste una certa sensibilità, è dunque ancora più importante portare avanti iniziative di questo tipo, promuovere lo sviluppo di un'opposizione ai CIE che possa impedirne la costruzione. Il presidio di venerdì, ha visto inoltre un fastidioso intervento della DIGOS che, dopo alcuni controlli, ha chiesto la rimozione di uno striscione che riportava la scritta "No CIE no lager né qui né altrove!". Nel giro di una mezz'ora la cosa si è risolta, e lo striscione è rimasto al suo posto. Un intervento del genere, insolito per questa città, ha un senso se lo accostiamo ad altri fatti "insoliti" degli ultimi mesi: gli arresti per i fatti di Pistoia dell'11 ottobre, la militarizzazione della città per il corteo contro gli omicidi di stato del 16 gennaio, le denunce a studenti minorenni che avevano tentato ad ottobre di occupare la propria scuola.
Probabilmente c'è il timore che si crei un'opposizione alla costruzione di un CIE nella zona.
Il momento per far sviluppare tale opposizione è proprio questo, prima che si formi una nuova giunta regionale, prima che venga fatta una scelta precisa del luogo, prima che inizino a costruire. Quella di venerdì quindi non è che la prima iniziativa di un percorso che, speriamo, possa divenire più ampio ed incisivo.

Dario Antonelli

Pavia. Barattolo sotto attacco

Giovedi 4 febbraio al Barattolo doveva svolgersi il cineforum popolare, un'iniziativa che prosegue da diversi mesi, nata dalla volontà di colmare il vuoto culturale creato dalla progressiva scomparsa di cinema in città. Purtroppo non è stato possibile proiettare il film in programma perché una pattuglia della polizia locale, su mandato del comune, è stata inviata a contestare i reati di violazione del diritto d'autore e dell'organizzazione di un evento pubblico senza l'autorizzazione da parte del sindaco (!).
Di fronte alla prospettiva di una nuova denuncia penale a carico dei responsabili delle associazioni che gestiscono il centro sociale, abbiamo preferito sospendere la proiezione e riunirci in assemblea con tutti i presenti a cui abbiamo spiegato la grave minaccia che pende sul Barattolo. Il Barattolo non ha mai avuto vita facile con gli organi di governo della città. La nuova giunta ha da subito negato qualsiasi forma di dialogo rifiutandosi di riconoscere il valore sociale del nostro operato e barricandosi dietro il rispetto delle regole (che, di fatto, ci impedirebbero di svolgere una qualsivoglia attività rivolta ai giovani e alla cittadinanza) per mascherare la volontà politica di porre fine all'esperienza di un Centro Sociale Autogestito a Pavia.
Ad ottobre ci è stato comunicato, a mezzo stampa, un diktat che ci imponeva di non fare più musica al Barattolo mentre parallelamente (e strumentalmente) il comune comunicava l'intenzione di aprire spazi più idonei per fare musica e di ritirare le ordinanze antibivacco. Promesse destinate a cadere nel vuoto. Di fronte al vuoto culturale creato da tale provvedimento abbiamo deciso di ripartire, in barba ai divieti, con la programmazione musicale, organizzando il "concorso sconcertante", un'iniziativa (al sesto anno di vita) rivolta alle giovani band pavesi per permettere loro di suonare e farsi conoscere.
Sabato si è svolto al Barattolo un concerto pensato per pubblicizzare il concorso. Questo evento è stato anticipato dalla consegna durante l'ultimo consiglio comunale di una petizione firmata da oltre 60 gruppi musicali. La risposta del comune non si è fatta attendere. L'irruzione del giovedi successivo al cineforum è stata, per stessa ammissione della polizia locale, il preambolo del pugno duro che il comune intende adottare fin dal concerto di sabato. Sappiamo già che cercheranno di impedirci di svolgere il concerto e che, se dovessimo rifiutarci di chinare il capo di fronte a questa ennesima intimidazione, rischieremo di andare incontro a pesanti conseguenze sia a livello individuale che collettivo.
La sopravvivenza del C.S.A. Barattolo dipende in modo cruciale dalla risposta che, tutti coloro che continuano a credere nella necessità di un centro sociale a Pavia.
Per questo chiediamo a tutti coloro che condividono il percorso che, tra mille difficoltà, abbiamo tentato di intraprendere in questi anni, di non lasciarci soli e di far sentire il proprio dissenso contro l'ennesimo tentativo di eliminare un piccolo, ma fondamentale, spazio di libertà.
"È a Madame Giustizia che dedico questo Concerto, in onore della vacanza che sembra aver preso da questi luoghi e per riconoscenza all'impostore che siede al suo posto." V, V per Vendetta

I gruppi e delle associazioni che gestiscono il CSA Barattolo in via dei Mille Terni

Benevento. Inaugurato il Centro studi

"...vogliamo distruggere quell'ordinamento sociale in cui gli uomini, in lotta tra di loro, si sfruttano e si opprimono, o tendono a sfruttarsi e ad opprimersi, l'un l'altro, per arrivare alla costituzione  di una nuova società in cui ciascuno, nella solidarietà e nell'amore con tutti gli altri uomini, trovi completa libertà, massima soddisfazione possibile delle sue facoltà intellettuali ed affettive".
Con queste parole di Errico Malatesta domenica 7 febbraio 2010 è stato inaugurato il Centro Studi Libertari "Pensiero e volontà" con una discussione/presentazione del progetto e un brindisi inaugurale.
Questo l'indirizzo: Centro Studi Libertari, Via Bosco Lucarelli, 65, Benevento, zona Triggio, nei pressi della Facoltà di Scienze

Gruppo antagonista antiautoritario
http://gaa.noblogs.org

Terni ripudia la lega

Si avvicinano le elezioni regionali ed ecco puntuali le provocazioni della Lega Nord, un partito che in questi ultimi anni è cresciuto in maniera preoccupante in Italia, spargendo a piene mani nella nostra società razzismo, odio e xenofobia: ricordiamo, solo per dare l'idea del tipo di gente di cui stiamo parlando, le "gesta" di Borghezio e dei suoi scagnozzi che al grido di "forza, andiamo a ripulire le puttane" salivano su treni Intercity alla ricerca di ragazze di colore su cui spruzzare del detergente per vetri; ricordiamo anche che nel 1976 lo stesso Borghezio - ancora oggi tra i personaggi di primo piano della Lega Nord - fermato dalle autorità a un valico di confine presso Ventimiglia, era stato trovato in possesso di una cartolina firmata "Ordine Nuovo" ed indirizzata "al bastardo Luciano Violante" (magistrato allora impegnato in inchieste contro l'eversione di matrice neofascista). Il testo del messaggio, accompagnato da alcune svastiche e da un "Viva Hitler", era il seguente: "1, 10, 100, 1000 Occorsio". Vittorio Occorsio, anch'egli giudice protagonista della lotta contro il terrorismo nero, era stato ucciso appena due giorni prima in un agguato… potremmo continuare…
È questa la gente che oggi, guidata dal trasformista Gianluca Procaccini (candidato a sindaco di Terni con il partito La Destra alle ultime elezioni, proveniente dal neofascista MSI ed oggi esponente ternano della Lega Nord) e da Gianluca Cannas (coordinatore provinciale del Movimento Giovani Padani), sta tentando di diffondere i sentimenti leghisti di odio e di razzismo nella nostra città. Ma Terni è una città civile, operaia, antifascista, che ha saputo integrarsi e convivere nel rispetto reciproco con le comunità di immigrati che la vivono; è una città che non capisce ed orgogliosamente ripudia il linguaggio e le azioni razziste della Lega Nord. È per questo che a Procaccini e ai suoi scagnozzi non rimane che una sola arma per raccogliere qualche voto alle prossime elezioni: la provocazione. È così che questi individui, nel tentativo di far notizia, hanno organizzato, la sera di giovedì 28 gennaio, un presidio contro la prostituzione nel piazzale antistante lo stadio "Libero Liberati". Ma i cittadini ternani non possono tollerare presidi razzisti nella propria città: ed ecco così che i 7-8 leghisti partecipanti al presidio (il numero è indice dello stato di isolamento in cui tali soggetti operano) hanno trovato ad attenderli oltre settanta cittadini ternani, che in poche ore hanno organizzato un contro-presidio antirazzista.
È questa la reazione di una città che ha ben chiaro che la martellante campagna mediatica messa in atto da questo governo razzista vuole rivolgere la rabbia dei cittadini, privati del lavoro a causa di un sistema capitalistico che impone la precarietà, verso gli immigrati, fomentando una guerra tra poveri; è questa la reazione di una città che ha ben chiaro che il fenomeno della prostituzione non si combatte con i presidi che hanno il solo scopo di cacciare le prostitute, vittime dello sfruttamento malavitoso, potere forte oggi in Italia e contro il quale i leghisti non hanno mai organizzato un presidio perché loro interesse è solo quello di cavalcare l'odio verso l'immigrato e la paura del diverso. Sono questi sentimenti che la Lega sta fomentando, ma che non troveranno spazio nella nostra città!
Di fronte al fallimento del loro presidio i leghisti, ripudiati da una città che non li vuole e che li vede come una minaccia alla convivenza pacifica finora vissuta con gli immigrati, decidono di abbandonare il piazzale antistante lo stadio, coperti dagli insulti che meritano. Ma la sete di voti di tali soggetti è tale che decidono di recarsi ai giornali e denunciare aggressioni mai avvenute, nell'estremo tentativo di raccogliere le simpatie di qualche sprovveduto elettore: ed è così che sui giornali locali del 31 gennaio Gianluca Cannas parla di una vera e propria aggressione "a spintoni, schiaffi e calci" che avrebbe anche portato al "danneggiamento di alcune autovetture". "Giovani Padani aggrediti e cacciati via dal sit-in" titolava La Nazione, che parlava di "veri e propri atti di violenza"; "Tafferugli ai mercati generali" titolava invece il Corriere dell'Umbria, che parlava inoltre di "un tuffo improvviso e inaspettato nell'atmosfera cupa degli anni '70", ma a noi questi razzisti sedicenti padani ricordano più la plumbea atmosfera degli anni '20 e delle fasciste leggi razziali del 1938.
Tutto ciò è falso: i fatti si commentano da soli. Immaginate 7-8 persone aggredite "a spintoni, schiaffi e calci" con "veri e propri atti di violenza" da oltre settanta "violenti" che si sarebbero prodotti in "tafferugli" e nel "danneggiamento di alcune autovetture"? Considerando che i "Giovani" Padani (solo 3 avranno avuto 30 anni, gli altri erano o vicini o ben oltre la pensione…) sono rimasti sul posto per oltre un'ora, avrebbero dovuto riportare ferite spaventose! Come mai, invece, non è intervenuta sul posto nemmeno un'ambulanza? Dove sono i referti medici che documentano questa "aggressione ad opera di oltre settanta violenti"?
Un ulteriore caso di vigliaccheria di quelli che sono forti con i deboli e fanno i deboli con i forti, di quei razzisti che vista la risposta della città, da "celoduristi" ora squittiscono e fanno le vittime. D'altronde, a chi non ha argomenti, non resta altro da fare. Grave è che la stampa locale si pieghi a questo gioco, fatto sulla pelle dei migranti  e degli "ultimi del mondo".          

Gli Antifascisti Ternani

Terni. Nona udienza Brushwood

Udienza molto veloce il 2 febbraio. Sono stati sentiti 15 testimoni della difesa. In particolare gli avvocati di Dinucci hanno convocato gli esperti di Roma che hanno effettuato le perizie calligrafiche e biologiche sulle presunte rivendicazioni COOP-FAI dell'incendio ad un cantiere edile e della lettera con proiettili inviata alla presidentessa umbra, Lorenzetti. I quattro teste – che la procura ha omesso di ascoltare – hanno confermato che non sono state trovate tracce biologiche sulle rivendicazioni. Ƞ stata invece trovata, in un caso, un'impronta digitale all'interno della busta.
Risultato: non appartiene a nessuno degli imputati! Inoltre, hanno confermato le donne interrogate dai legali di Andrea, è stata fatta una comparazione con la segretaria del giornale che ha aperto la
missiva; questo significa che non è possibile che quelle impronte le abbia lasciate lei.
Il PM Comodi si è semplicemente limitata a chiedere se la comparazione sia stata fatta anche nei confronti della molteplicità di impiegati postali che possono aver toccato la lettera. Ovviamente la risposta era negativa, quindi relativamente a favore dell'Accusa, ma ci pare assurdo che un postino possa toccare l'interno di una busta chiusa.
Quattro testimoni sono stati ascoltati anche dalla difesa di Fabiani. La loro testimonianza, come quella di due settimane fa del sindacalista della RdB Magrini, è andata a confermare l'alibi di Michele per l'episodio che lo vede imputato come presunto autore dell'incendio dell'Ecomostro di via della Posterna. Due in particolare hanno fornito un quadro molto dettagliato a favore di Michele: il primo, Maurizio Getti, non poteva non ricordare quella data, poiché il 24 luglio era il suo compleanno che ha festeggiato in compagnia di Michele e di altre persone, alcuni di questi citati infatti dalla difesa, mentre il 27 luglio è morto suo padre, quindi non poteva non ricordare quella notte come l'ultima veramente felice prima di quel lutto; l'altro, Carlo Romagnoli, era colui che presiedeva il dibattito ambientalista al quale Michele era ospite, quindi non poteva essere andato ad incendiare alcunché.
La prossima udienza è fissata per il 30 marzo. La Corte proverà ad esaurire i testimoni della difesa, che però sono ancora molti, oltre quaranta. Un'altra udienza infatti è già stata fissata per il 20 aprile.

Comitato 23 ottobre

Milano. Rimandata l'esecuzione dello sfratto dello "Spazio Micene"

Martedì mattina 19 gennaio, come ampiamente annunciato, era previsto l'arrivo dell'ufficiale giudiziario, in merito allo sfratto da parte dell'Aler nei confronti dello "Spazio Micene".
Sabato 16 gennaio, si era svolta nel quartiere San Siro, una manifestazione di protesta con la partecipazione di varie centinaia contro lo sfratto del Centro e contro la ripresa degli sfratti nel quartiere.
Fin dalle prime ore del mattino c'è stata la presenza di un centinaio di compagni dell'opposizione sociale a presidiare la Sede. Oltre a quelli dello "Spazio Micene" erano presenti le aree del Cantiere, dei Transiti, del Torchiera, ecc.
Verso le 9 è arrivato il "messo" a consegnare la comunicazione che lo sfratto è rimandato al 6 luglio del c.a.
I compagni del Micene sperano di arrivare ad un accordo con l'Aler che salvaguardi quello spazio nel quartiere, sede attiva del "comitato abitanti san siro", del doposcuola per i figli d'immigrati e di tante iniziative di tempo libero, di controcultura, di controinformazione, tra le quali quella del 14 dicembre, in collaborazione con la FAM, in memoria dell'assassinio di Pinelli.

Enrico

Milano. Sgombrata famiglia occupante da poliziotti in assetto da guerra

Le ultime esecuzioni di sfratti nel quartiere San Siro erano state bloccate dall'intervento sollecito del "Comitato Abitanti", riuscendo a mettersi fisicamente tra le famiglie da sgomberare e le forze di polizia. Era seguito un incontro tra il Comitato ed il Prefetto, il quale aveva garantito che gli sgomberi si sarebbero fermati, almeno fino a Natale (a Natale si è più buoni!). Il sindacato inquilini Sicet, presente in zona, aveva previsto che sarebbe seguita l'apertura di un "tavolo" di trattativa per arrivare a un qualche accordo. Col cavolo! Passato il periodo natalizio, malgrado l'importante manifestazione di Sabato 16 gennaio nel quartiere in difesa del diritto alla casa e degli spazi occupati, gli ordini dall'alto sono stati perentori: si proceda con gli sfratti.
Venerdì 22 gennaio, alle ore 8,15, erano proprio tanti i poliziotti e i carabinieri, equipaggiati con scudi e manganelli, che senza esitare ad usare la violenza, hanno effettuato lo sgombero di una famiglia occupante in via Tracia 2. Questa volta, le oltre 50 persone del Comitato Abitanti San Siro, arrivate nel tentativo di difendere la famiglia, non sono riuscite a precedere le "forze dell'ordine", facendo da cuscinetto con i loro corpi. Si sono sedute per terra davanti al cancello per impedire l'uscita del furgone, carico dei "beni" della famiglia, ma la polizia si è fatta largo con violenza.
Un'altra casa vuota, con i sanitari fatti a pezzi e blindata, per impedire di rientrare, che andrà ad aggiungersi agli altri mille appartamenti vuoti nel quartiere San Siro, abbandonati al degrado, invece di assegnarli a chi ne ha bisogno e che, essendo in graduatoria da anni, è costretto ad occupare. Questa è la politica dell'Aler che anche venerdì non ha esitato a mettere in mezzo alla strada, con il freddo che fa in questa stagione, un'intera famiglia: un uomo, una donna e due bambini di 2 e 4 anni. Proprio lo stesso giorno è morto per il freddo un "senza tetto", che due anni fa aveva perso l'abitazione a Milano.
Mossi dall'indignazione si è creato un corteo spontaneo degli abitanti del quartiere, che hanno bloccato diverse strade, per poi recarsi alla sede Aler di via Newton per manifestare la loro rabbia.
Ormai è chiara la politica del presidente dell'Aler, sostenuta dal Comune di Milano: spera di liberare 6000 alloggi a San Siro per poterli mettere sul mercato in vista dell'Expo 2015.
È sicuro che, se non verranno immediatamente bloccati gli sfratti, dovranno fare i conti con la resistenza degli abitanti organizzati, che si rifiutano di morire dal freddo in mezzo alla strada.

RedM

Pistoia. Revoca degli arresti domiciliari

Si comunica che Marco Tonarelli, compagno anarchico di Pistoia, dalla mattina di sabato 6 febbraio ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari, con obbligo di dimora dalle 20 alle 7 e con il divieto di uscire dalla provincia di Pistoia.
Marco era agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni, da lunedì 9 novembre, per i fatti di Pistoia dell'11 ottobre.
Ricordiamo che per contribuire alle spese legali di Marco, che sarà a processo il 10 marzo, è stato attivato un conto corrente intestato a Barni Simona: numero 1498365, IBAN: IT12 A076 0113 8000 0000 1498 365.

Anarchici toscani

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti