MANIFESTAZIONE NAZIONALE A GENOVA
20 settembre 1997


A settembre la Lega Nord proclamerà l'indipendenza della Padania. Così come a Venezia la settimana prima (pur se in un contesto molto diverso), quella del 20 settembre pensiamo possa essere una data che veda a Genova la mobilitazione e l'incontro di tutte quelle realtà politiche, sociali, culturali che intendano dare la propria risposta all'iniziativa leghista andando oltre le parole d'ordine istituzionali o di regime (di Ulivo, Polo, Quirinale e Di Pietro), che alla secessione oppongono la retorica nazionale e patriottarda, l'autorità dello Stato o magari qualche procedimento penale, salvo poi ammiccare a Bossi o amministrando insieme alla Lega comuni e regioni.
Una mobilitazione perciò che abbia protagonisti tutti i soggetti, in primo luogo locali e regionali, ma non solo, che intendano porre sul piatto contenuti e proposte realmente alternativi a quelli della Lega.
Molti e, apparentemente, eterogenei fra loro, gli spunti da cui possono partire le ragioni di questa mobilitazione: razzismo, federalismo, autogestione, Maastricht, esclusione sociale, reddito, diritti di cittadinanza, le elezioni amministrative, qualità della vita...

Contro l'esclusione sociale e l'Europa delle monete, per il diritto al reddito ed alla qualità della vita

Una risposta alla Lega non può che partire dalla conoscenza del fenomeno che essa incarna, dal forte radicamento nelle vallate pedemontane lombarde e nel Nord-Est a ciò che essa rappresenta, invece, nei contesti a noi più vicini come i tre poli metropolitani dell'ex triangolo industriale Ge.Mi.To. o nella riviera ligure.
In questi luoghi, pur avendo conquistato un suo consistente zoccolo duro elettorale, il partito di Bossi non può vantare certo i numeri del Triveneto, ma costituisce però un soggetto capace di aggregare quelle pulsioni di destra sociale presenti sul territorio, soprattutto metropolitano, da cui sorgono i famigerati comitati anti-immigrati, anti-nomadi ecc. da alcuni anni sulla scena. Le sue campagne in queste aree, urbane in primo luogo, sono più improntate su questo che non sulle sparate secessioniste contro Roma ladrona. E' insomma un elemento determinante, insieme ad altri, nel cementare i razzismi e le intolleranze dei nostri quartieri.

Diversa ancora la sua natura "rivierasca", dove i suoi sindaci bandiscono ufficialmente le cacce al nero o gli albergatori rifiutano clienti tunisini.
Più in generale, da alcuni anni a questa parte, la Lega è il soggetto politico che meglio è stato in grado di dare rappresentanza a quella che è una comunità di interessi, in primo luogo la piccola e media impresa settentrionale, che vede nello Stato-Nazione un burocratico ostacolo alla propria competitività: se sino ad oggi i movimenti separatisti si basavano sulla necessità di emancipazione di popoli oppressi, ora siamo di fronte ad un "separatismo" che si basa sulla necessità di eliminare la zavorra costituita dalle aree geografiche più arretrate del paese, nel timore di veder diminuita la propria ricchezza attraverso la leva fiscale.

Naturalmente, anche e soprattutto per porre fine a equivoci ingenerati dalle farneticazioni della Lega, teniamo a ribadire la nostra solidarietà ai popoli tuttora in lotta per la libertà, l'identità e l'autodeterminazione (tra i tanti: palestinesi, irlandesi, baschi, kurdi, saharawi, indios del Chiapas, ecc.), soprattutto quando questi movimenti si coniugano con la lotta di classe per la creazione di una società più giusta ed egualitaria. Internazionalismo è anche difesa di tutte le culture minoritarie, oppresse, dei saperi popolari e delle lingue dimenticate, anche queste simbolo di resistenza contro l'imperialismo e il capitalismo globalizzante, isole di una rete di contropotere per la creazione di una Europa (e di un mondo) sociale e dei popoli, e non del capitale.
Tutto il contrario del neoliberismo egoistico della Lega, le cui istanze secessionistiche ricercano i principi fondanti di identità sulla salvaguardia di privilegi di cui una parte ricca ritiene di essere stata privata, dopo aver in realtà costruito il proprio benessere grazie allo sfruttamento della forza lavoro provenente dal Sud, d'Italia o del mondo, o comunque grazie alla sperequazione nella ridistribuzione delle ricchezze. La Lega cavalca l'insofferenza da molti condivisa per malgoverno, politica delle mazzette, fisco ingiusto e centralismo burocratico per farne il vessillo dei pochi eletti nordici a discapito degli esclusi da questo privilegio: meridionali, extracomunitari, diversi. Noi siamo convinti e ancora appassionati sostenitori del principio uguali diritti e pari dignità per tutti.
Utilizzando inoltre strumentalmente l'identità territoriale, è anche riuscita a ricomporre, nel classico schema interclassista, interessi in realtà antagonistici fra loro, un interclassismo che deriva da un vuoto di rappresentanza di interessi politici e sociali (alcuni dei quali nuovi) determinatosi negli ultimi anni, in cui la Lega, ed il reale corpo sociale neoliberista che la anima, bene hanno saputo insinuarsi.

I processi di unificazione monetaria, e più in generale il processi che vanno sotto il nome di globalizzazione, hanno rotto i vecchi quadri formali di riferimento, viene meno l'unità stato-economia, dando luogo al formarsi di comunità di interessi che chiedono maggiori autonomie mentre, d'altro canto, i governi centrali non possono che, di destra o sinistra che siano, percorrere il solco di sacrifici già tracciato verso l'Europa della moneta unica.
Ecco perché le risposte in campo economico e sociale del governo Prodi non sono poi molto dissimili, nella sostanza, da quelle che ci potremmo aspettare da un governo di destra: i salari reali calano, viene flessibilizzato il mercato del lavoro con un livellamento verso il basso delle garanzie (anche grazie alla subalternità dei sindacati alle scelte di governo e confindustria), aumenta la disoccupazione e la prossima finanziaria conterrà gli ennesimi tagli in nome di Maastricht, mentre profitti e produttività salgono, producendo così una ricchezza sempre maggiore senza che questa venga redistribuita.

Per queste ragioni la mobilitazione genovese del 20 settembre sarà anche una mobilitazione contro l'esclusione sociale sempre più dilagante, per il diritto ad una migliore qualità della vita ed al reddito di cittadinanza, contro un sistema sociale sempre più iniquo e contro tutti gli interessi politico-economici forti che sotto bandiere europee, padane o tricolori, ma che non sono le nostre, desiderano che nulla cambi.
Una risposta alla Lega che rappresenti istanze reali di cambiamento però non può che partire da tutte quelle realtà che, pur eterogenee ed operando in contesti differenti, hanno alla base della loro attività il radicamento nel territorio, e che già danno quindi la loro risposta ai proclami leghisti non con astratti richiami alla retorica dell'unità nazionale, ma lavorando quotidianamente nei centri sociali autogestiti, nei gruppi di volontariato, nella sinistra di base, nei posti di lavoro, affianco agli immigrati, per la tutela dell'ambiente: in tutti quei luoghi abbandonati dalla sinistra di stato e di governo. Un insieme di forze reali e diverse, che hanno nella partecipazione, nella democrazia dal basso, nel radicamento il loro terreno comune di forza.

Contro ogni razzismo e discriminazione

Altro terreno su cui è necessario rispondere alla Lega è quello della xenofobia. Quest'estate verrà ricordata come quella degli stupri di donne bianche compiuti dagli immigrati, battage giornalistico che servirà probabilmente a preparare il giro di vite legislativo che Napolitano sta preparando a danno degli immigrati.
Su questo terreno è in gioco un'altra possibilità di concreto dialogo di chi è contro qualsiasi razzismo, leghista o di governo, e più in generale contro ogni discriminazione, si basi essa su razza, ceto, genere o scelta sessuale, e che crede sia possibile pensare ad una società multietnica, della libera circolazione di tutti e tutte, della convivenza e dei diritti per tutti.

Elezioni amministrative '97: una piattaforma sociale

A Genova si terranno a Novembre le elezioni amministrative. Il 20 settembre potrà essere l'apertura della nostra "campagna elettorale": chi quel giorno scenderà in piazza potrà rilanciare una piattaforma per una città realmente a misura d'uomo, la piattaforma di chi quotidianamente vive nel centro storico fra degrado, razzismo e militarizzazione, di chi vorrebbe che l'Expo fosse realmente uno spazio aperto alla città, e non un'area gestita da una S.p.A., dove tutto è a pagamento, anche l'ombra; di chi ancora attende risposte per i centri sociali autogestiti cittadini, o la risoluzione dei tanti problemi del ponente, di chi attende la fine delle politiche proibizioniste in materia di sostanze stupefacenti...

L'invito è quindi, a chi creda che questo possa essere un terreno comune su cui aggregarsi e discutere, quello di aderire e prepararsi ad una grande mobilitazione per il 20 settembre a Genova, contro la Lega e il suo razzismo, ma anche contro egoismo ed esclusione sociale, per l'affermazione di tutti i diritti di cittadinanza.

PROMOTORI DELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 20 SETTEMBRE A GENOVA

  • CSOA EMILIANO ZAPATA
  • CSOA TERRA DI NESSUNO
  • CSA INMENSA
  • CSOA LA TALPA E L'OROLOGIO (Imperia)
  • PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
  • ASSOCIAZIONE CITTA' APERTA
  • COMUNITA' SAN BENEDETTO AL PORTO

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