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aha_camping_comunicare_-_chi_che_cosa_perche_come_quando.txt · Ultima modifica: 2008/09/23 22:49 da domenico.olivero

AHA_camping_comunicare - Chi? Che cosa? Perché? Come? Quando?

In questa serie di e-mail ho rapidamente riassunto, secondo una personale lettura, il testo del libro “Contro la comunicazione” di Mario Perniola (ed. Einaudi), con l’intento di creare uno stimolo per l’incontro che si terrà Domenica 5 Ottobre presso i S.aL.E.-Docks a Venezia dalle ore 11,00 alle 12,30 a cui seguirà la creazione di un’installazione.

In generale trovo le argomentazione della prima parte del testo alquanto valide, in particolare quando viene messo in risalto come la “comunicazione” dei media informativi oggi, in particolare qui in Italia, risulta non funzionale ad una società realmente libera. Il sistema informativo pare creare disorientamento e una “rappresentazione” del mondo falsata dal vissuto delle persone. Questa “confusione” sembra voluta per confondere la società stessa, al fine di poterla controllare al meglio. Essendo questo un incontro “reale” di una comunità che dialoga nel web ritengo che sia importante mettere in risalto il potenziale di questo sistema informativo proprio da persone che vivono questa “dimensione” virtuale. L’autore propone l’estetica come una possibile alternativa, se alquanto interessante non la condivido appieno in quanto essa presenta troppi aspetti già compromessi con la comunicazione stessa.

Mi ( e vi) domando quali possono essere le “risposte” concrete a questa dirompente “comunicazione” di una società così articolata e complessa come oggi? Quale può essere il ruolo “positivo” di ognuno di noi e di ogni singola persona? Come si possono attuare? …

d.o)

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(15) che fanno si che in una comunicazione globalizzata che rende tutto appiattito e vuoto si possa riconoscere un tempo e delle identità.

(14) l’estetica permette delle ritualità e delle stabilità di riferimento

(13) l’estetica può avere una sua forma di arguzia che le permette di contrastare la comunicazione.

(12) e dalla sua capacità di approfondire ogni aspetto che tocca.

(11) un incremento estetico è rappresentato anche dalla sua consapevole transitorietà

(10) raccolti dalla parola agamai (meraviglia, ammirazione, invidia) nell’estetica posso essere fattori che modificano il rapporto fra essa e la comunicazione.

(9) può avere una valenza positiva se vista con ammirazione e modello.

(8) L’identità personale e il suo consumarsi/sentire viene usata come “moneta” dalla comunicazione

(7) Da queste capacità l’estetica può aprirsi a sfide nuove e aperte.

(6) Proprio sull’aspetto della moderazione l’estetica trova una suo spazio dialettico.

(5) nel processo estetico la discrezione ha un suo peso rilevante in quanto capace di cogliere e moderare le scelte.

(4) solo in una processo “estetico” al presente, aperto al presente di tutte le forme del fare creativo, possono trovare forme i cambiamenti

(03) indipendente all’utilità e alla morale, libera da logiche economiche, anche simboliche.

(02) riflettendo sul ruolo storico nella sua caratterizzazione di autonoma e disinteressata, un enclave in cui le ‘’energie’’ siano spese senza necessità di sfruttamento. Essa non è solo contemplativa e spirituale ma anche azione e realtà.

(01) l’estetica come alternativa alla comunicazione massmediatica.

(15) espansione delle tematiche e dei modi che porta da nessuna parte

(14) si crea uno spostamento di desiderio (mancanza) che risulta instabile e in continua mutazione

(13) l’ ambivalenza della comunicazione genera una regressione sociale e culturale, riportandoci quasi ad uno stadio primitivo di pensiero e azione.

(12) il rapporto dialettico non è parte della comunicazione, in quanto non ha interesse al confronto e alla dialettica, ma è unidirezionale, quasi metafisica. Al contrario dell’arte che è origine, differenza.

(11) Essa non regge il confronto ma solo una continua “provocazione” che può degenerare in aggressività.

(10) Si crea così una psicosi, un “ordine sociale” ingestibile.

(9) Nel continuo affermare e negare il tempo si annulla il processo informativo e la percezione del reale, quasi a voler sostituire “il principio di realtà” con il “principio del piacere”.

(8) L’impulso sessuale è assopito da un continuo flusso di desessualizzazione.

(7) Con l’illusione di una progressiva spontaneità e “verità”, si altera il sistema cognitivo in un dispotismo comunicativo che però necessita di competenze ed individualità (tenute però a freno), creando un circuito di falsa realtà.

(6) A tal motivo i “valori” vengono resi dialoganti e mutevoli in un continuo aggiornamento al fine di evitare cambiamenti reali e di riconfermare i poteri acquisiti da chi controllo legalmente (ma sempre più spesso illegalmente) il sistema.

(5) Con la comunicazione si affossa nel caos la crescita e lo sviluppo più nuovo ed autentico, slegato dalle ideologie, esso viene confuso con tutte le finte-strutture mediatiche create per neutralizzarlo. Garantendo per i “poteri forti” la sopravvivenza e legittimazione.

(4) La comunicazione crea un meccanismo di continua tensione impersonale che non trova sfogo nel concreto bisogno sociale ma che crea una dipendenza alla continua eccitazione (addiction). Costruendo una fittizia presenza prolungata che agisce a volte in modo violento per poter essere al centro del percorso informativo senza avere però degli elementi da comunicare.

(3) La comunicazione porta in sé l'illusione di un messaggio (segreto) che non è null'altro che l'essere presente in ogni modo, senza legarsi ad una posizione che ne limiterebbe la visibilità e le scelte. Rimando alla “semiosi ermetica” di Umberto Eco, in cui tutto viene inglobato all'infinito. Molto piacevole l'esempio della “new age” in cui tutte le forme religiose e morali sono “superficialmente” unite in un'idea sfalsata di “pace” acritica.

(2) Jean-Paul Fitoussi oppone la comunicazione all'informazione, essa è un mezzo privilegiato delle ideologie, insieme di dottrine ed idee pronte, oggi anche semplificate e priva di verificabilità in quanto troppo legate all'emozionalità del momento. Amplificando il raggio di argomentazione tutto viene discussione inscrivendo così anche le negazioni, annullandosi vicendevolmente.

(1) le informazioni sono diramate da tutti, spesso anche in modo discontinuo, e con incessanti mutamenti di significato e senso. In tal modo si ha una comunicazione superficiale e falsa, in quanto mai stabile e di senso. Quasi sempre è unidirezionale non permette da parte della collettività suoi interventi ma viene imposta a tutti tramite i “mezzi di comunicazione” che sono chiusi e spesso distanti dalla realtà quotidiana.

(0) tempo fa ho preso questo libro incuriosito dal titolo e dal fatto che la comunicazione da sempre attira la mia attenzione, sia essa di massa o più semplicemente quella più diretta fra due persone. Considerando poi che questa è una mailing list mi pare azzeccato il voler affrontare questo tema.

Il libro sarà una traccia, ma non seguirò semplicemente il testo ma tenterò di dare degli spunti per dialogare sul comunicare, il suo ruolo, il suo peso, il suo senso.

Il libricino si apre con una interessante frase di Martin Heidegger

“Ogni genere di polemica è sin dall’inizio estraneo all’atteggiamento del pensiero. Il ruolo del polemista non è quello del pensiero. Giacché il pensiero pensa solo quando segue ciò che parla per una cosa. Ogni parola di attacco non ha qui altro senso che quello di proteggere la cosa.”

Aggiungerei la definizione che ho trovato su wikipedia più alcune note (vedi sotto).

Proprio in questo nostro tempo di iper-comunicazione pare sempre più difficile poter affrontare un tema linearmente e sviscerarlo, tanto più che forse tanti altri lo hanno già fatto.

da wikipedia

La comunicazione (dal lat. cum = con, e munire = legare, costruire e dal lat. communico = mettere in comune, far partecipe) non è soltanto un processo di trasmissione di informazioni (secondo il modello Shannon e Weaver). In italiano, comunicazione ha il significato semantico di “far conoscere”, “render noto”. In tedesco, il termine Mitteilung mantiene la radice latina mettere in comune, condividere. La comunicazione è un processo costituito da un soggetto che ha intenzione di far sì che il ricevente pensi o faccia qualcosa (Grice, 1975).

Poiché il termine viene impiegato in contesti assai diversi,dalla filosofia alla sociologia alla psicologia, alla biologia, alla teoria dell'informazione, si rivela difficile offrire una definizione che sia da un lato significativa, dall'altro valida in ogni contesto.

La filosofia si è occupata del problema della comunicazione. Esempi di queste riflessioni si trovano in Socrate (Il dialogo: sommo bene) e Platone; il tema è poi trattato esplicitamente in Kierkegaard (Comunicazione d'esistenza)e in pensatori più recenti, come ad es. Wittgenstein, Searle o Derrida.

Per approfondire, vedi sotto le voci Comunicazione filosofica e Comunicazione filosofica (Kierkegaard).

Comunicazione significa sia il quotidiano parlare assieme delle persone, sia pubblicitá o pubbliche relazioni. Gli agenti della comunicazione possono essere persone umane, esseri viventi o qualsiasi altra “cosa”. Infatti è colui che “riceve” la comunicazione ad assegnare a questa un significato (Friedemann Schulz von Thun, Ludovica Scarpa), per cui è la potenzialitá creativa dell'essere umano ad assegnare significati ad ogni cosa, creando il “sistema comunicazione” con le sue due caratteristiche: l' immaginazione e la creazione di simboli. È tuttavia argomento di discussione se la comunicazione presupponga l'esistenza di coscienza, o se si tratti di un processo che può avvenire anche tra macchine. Se infatti è colui che riceve la comunicazione ad assegnare un significato ogni “cosa” puó comunicare.

Il concetto di comunicazione comporta la presenza di un'interazione tra soggetti diversi: si tratta in altri termini di una attività che presuppone un certo grado di cooperazione. Ogni processo comunicativo avviene in entrambe le direzioni e, secondo alcuni, non si può parlare di comunicazione là dove il flusso di segni e di informazioni sia unidirezionale. Se un soggetto può parlare a molti senza la necessità di ascoltare, siamo in presenza di una semplice trasmissione di segni o informazioni.

Nel processo comunicativo che vede coinvolti gli esseri umani ci troviamo cosí di fronte a due polarità: da un lato la comunicazione come atto di pura cooperazione, in cui due o più individui “costruiscono insieme” una realtà e una verità condivisa (la “struttura maieutica” proposta da Danilo Dolci); dall'altro la pura e semplice trasmissione, unidirezionale, senza possibilità di replica, nelle varianti dell'imbonimento televisivo o dei rapporti di caserma. Nel mezzo, naturalmente, vi sono le mille diverse occasioni comunicative che tutti viviamo ogni giorno, in famiglia, a scuola, in ufficio, in città.

Il concetto di feedback, o retroazione, centrale nella cibernetica, ha un ruolo fondamentale nei processi comunicativi. Possiamo individuare nella qualità della retroazione, e nel modo in cui il feedback viene usato nel processo comunicativo, un segnale per una “buona comunicazione”. In tal caso si puó dire che il significato di una comunicazione sta nel suo risultato - ed è indipendente quindi dalle intenzioni dei partecipanti (come accade di dover sperimentare amaramente nella vita quotidiana). Vedi anche la voce: ascolto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Comunicazione

 
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