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storia_critica_e_sociale_del_web_2.0.txt · Ultima modifica: 2008/10/01 11:23 da t_bazz

Storia e critica sociale del web 2.0

A cura di T_Bazz e Gadda. Con interventi di Annalisa 'nisa' Pelizza e Ninablondich.
Un incontro/dibattito per riflettere sulle dinamiche sociali, politiche e artistiche del Web 2.0 e come punto di partenza per la creazione di un gruppo di ricerca aperto su queste tematiche.
Materiali per il seminario

Introduzione
Sin dagli anni Ottanta, le piattaforme di networking sono state un terreno fondamentale di scambio e confronto per lo sviluppo di opere artistiche in rete.
I concetti di “Openness” e di “Do-It-Yourself”, oggi sempre piu' attuali con l'emergere dei Social Networks, hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione di un'etica della partecipazione creativa, inizialmente propria del movimento punk e poi della scena hacker.
Nella fase di sviluppo di Usenet e delle BBS, la logica del Do-It-Yourself ha rappresentato l'idea di realizzare prodotti e progetti dal basso, mettendo in condivisione strumenti e capacita' creative. Sistemi operativi come GNU/Linux, sono stati sviluppati dallo sharing (condivisione) delle competenze e dall'apertura della proprieta' intellettuale. Lo stesso e' avvenuto nello sviluppo di piattaforme come Apache, PHP, MySQL.
Oggi, concetti come condivisione, apertura e sharing sono diventati propri di social network commerciali, come MySpace, Facebook, Flickr, YouTube, che aumentano il loro valore economico grazie alla capacita' degli utenti di creare rete e di produrre contenuti (si basano sulla logica dell'User Generated Content).Tali piattaforme hanno come obiettivo la formazione di comunita' che ruotano intorno alla creazione e scambio di dati.
Data is the next Intel Inside, sostiene Tim O'Reilly, uno dei massimi propulsori del Web 2.0. Alla luce di queste trasformazioni, che toccano importanti argomenti come privacy, proprieta' intellettuale e condivisione delle conoscenze, e' necessario riflettere sulle possibilità e i limiti dell’intero mondo del “social networking” commerciale, e sulle occasioni di sperimentazione artistica e di critica tecnologica e sociale che si profilano all'interno di queste nuove piattaforme di networking.

La genesi e la breve storia del cosiddetto Web 2.0, infatti, sembra basata sulla stessa dinamica che caratterizza, in grande, tutta l’economia cosiddetta “immateriale” o “postfordista”. L’ultima fase iperglobalizzata del capitalismo, infatti, il “capitalismo cognitivo” o linguistico, si basa sulla capacità di far entrare nel processo di valorizzazione economica ogni genere di attività umana, anche non volontariamente indirizzata all’economia: questo risultato è il prodotto di un’intelligente mossa dei capitali internazionali, quella di assorbire una serie di istanze che erano state proprie dei movimenti di contestazione del capitalismo nei decenni precedenti (rivendicazione di flessibilità nel lavoro, tentativo di porre fine alla separazione fra tempo di lavoro e tempo libero, autonomia nelle scelte), inserendole in un nuovo contesto tecnico e organizzativo, e quindi cambiandone e stravolgendone il segno.
Analogamente, le pratiche della scena hacker degli anni Ottanta e Novanta si ripresentano nel “social networking”, dopo la crisi della net economy e il crollo delle Dot.com della fine degli anni Novanta, come un dispositivo di creazione di reddito autonomo basato sulla volontà di espressione delle comunità della rete. Ma sinora il meccanismo non ha favorito che pochi. E’ forse il caso di riflettere sulle considerazioni al proposito di Geert Lovink: “Regalare i propri contenuti dovrebbe essere un atto generoso e volontario, non l'unica opzione disponibile. (…) È necessaria una redistribuzione di denaro, risorse e potere: sinora il Web 2.0 ha portato benefici soltanto ai ricchi, che sono diventati ancora più ricchi. È ora che le “folle” si chiamino fuori da questa logica.”

Tracing back Communities - Intervento di Annalisa 'nisa' Pelizza
Perché una ricerca sulle comunità online alla fine degli anni 2000? La ragione principale si può riassumere con un'altra domanda: possiamo essere ragionevolmente sicuri che quando parliamo di comunità in rete o 'social networks' ci stiamo riferendo alla stessa cosa? Fino alle fine degli anni '90 era relativamente semplice enumerare le esperienze che hanno segnato la nascita e lo sviluppo della cultura comunitaria in Internet. Al contrario, negli anni 2000 molteplici ambiti di attività hanno 'espropriato' la nozione di 'comunità in rete'. Per capire in cosa consista questa 'espropriazione' è però prima necessario riconoscere come la prateria anarchica di Internet si sia trasformata in un campo di battaglia. Nei primi anni 2000 la cybercultura che aveva nutrito l'utopia comunitaria di un'infrastruttura dal basso in cui il codice, le forme organizzative e gli approcci culturali si integrassero a vicenda è entrata in crisi. Secondo Carlo Formenti, la cultura anarchica, libertaria e anti-governativa ha dovuto affrontare tre sfide principali: l'espansione commerciale delle Internet companies, le leggi sempre più restrittive sulla proprietà intellettuale e la proliferazione di tecnologie di “dataveillance” seguita alla Guerra al Terrore. Di conseguenza, alcuni miti basati sulla visione cibernetica dell'information technology come fonte di una seconda rivoluzione industriale che porta con sé la promessa di emancipazione della cittadinanza hanno dovuto affrontare evidenze di ordine opposto.

Internet Sexploration - di Gaia Novati aka ninablondich
L'UGC (User Generated Content) o ancor meglio l'CGC (Comsumer Generated Content) e’ il punto di partenza per ogni riflessione che tenda a comprendere l'evolversi dell'interazione con Internet, oggi. Nel mondo del web 2.0 il consumatore finale si sente a suo agio perche' si sente coinvolto, viene fornito, infatti, di tutti gli strumenti necessari ad essere creatore egli/ella stesso della sotto-cultura di appartenenza. La frontiera rapidamente e ampiamente raggiunta dallo sviluppo tecnologico e culturale di tutte le community e piattaforme del web 2.0 ha avuto nel mondo del sesso-on line un invidiabile precursore: le web cam in casa erano gia' all'opera mentre si muovevano i primi passi per allargare le proprie amicizie in facebook. Il mercato e il consumo del porno e' di fatto avanguardia nell'uso delle nuove tecnologie e dei nuovi media, e quindi una prospettiva privilegiata per osservare il futuro dell'uso del World Wide Web e soprattutto delle interrelazioni sociali. Ma quali sono i sexscape che riflette oggi il porno in rete? Esistono delle alternative possibili ai bilioni di crude immagini porno sempre uguali a se stesse che investano quotidianamente le nostre menti? Per come e' strutturato oggi, internet offere possibilita' di liberazione e strumenti critici? la condivisione, l’open sourcing, le parole magiche del pre 2.0 sono ancora patrimonio commune di una pornografia altr@? Alcuni piccoli quesiti ancora in via di sviluppo…

Materiali per il seminario

 
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