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I padri dell'antipsichiatria. R.D.Laing  

Ronald Laing è morto ?

Noi non crediamo. Laing è vivo. Vive nei pugni contro le porte chiuse dei manicomi, delle cliniche private, dei reparti ospedalieri. Vive nel rifiuto di farsi imbottire di psicofarmaci, di farsi internare, annullare e annichilire nelle case famiglia, di farsi mettere da parte, di farsi strappare dal proprio quotidiano, di naufragare in una fotocopia di vita, nel mondo del "come se".

Laing è vivo. Vive nella lotta per farsi ascoltare e capire, per poter vivere fino in fondo la propria esperienza di follia, per poterla comunicare, insegnarla, venirne fuori, senza paura, senza violenza. Laing vive in mezzo alla gente che fa a meno della psichiatria, che si rifiuta di dare ad alcuni il potere di gestire la propria vita e le proprie relazioni.

Dove c’è la psichiatria, lì sono impossibili le persone. Non c’è possibilità di una psichiatria ‘alternativa’. La psichiatria è manicomio: è negazione dell’altro, di ciò che sente, vuole fa, del suo modo di vivere e intendere, del suo diritto di decidere con chi, come, quando, parlare.

L’antipsichiatria è appunto questo: fare in modo che le persone si incontrino, scontrino, si confrontino liberamente nella propria/altrui esperienza quotidiana di follia/normalità, che ne trovino il filo, i nessi, che ne capiscano il linguaggio comune, che l’accettino come possibilità umana.

Laing vive nella lotta per impazzire senza "essere trattati come pazzi", senza averne (o fare) paura, Vive nella lotta per negare la "malattia mentale", stigma con cui la psichiatria marchia e uccide milioni di persone in tutto il mondo.

La malattia mentale non esiste. E’ un mito, un’ipotesi, un dio a cui abbiamo sacrificato milioni di vite, sottoposto esseri umani a sofferenze e a deprivazioni inaudite, costringendoli per decenni in spazi chiusi, costringendole a vagare come zombie per le nostre strade privi del diritto di esistere e di contare per qualcuno, obbligandoli a convivere con sconosciuti, a perdere ogni intimità, ad elemosinare il diritto di vivere, avere relazioni, gestire i propri soldi, esprimersi, prendere l’autobus… respirare.

Abbiamo visto sui giornali lunghi epitaffi e stanchi commenti sulle idee, il carattere, le scelte di Laing. Nessuno che abbia solo sfiorato il cuore ancora pulsante, vivo, sanguinante dell’urgenza di fermare subito l’olocausto psichiatrico: il cuore vigile, generoso, sofferto di Laing che pulsa dentro la lotta senza quartiere per rimanere esseri umani.

(comunicato stampa del Comitato d’Iniziativa Antipsichiatrica in occasione della morte di Ronald Laing)

 

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