ORIGINI DEL SOCIALISMO IN SERBIA
INTRODUZIONE AI TESTI E BIBLIOGRAFIA


aprile 1999, di Ilario Salucci

 

introduzione a
Dietro le quinte. Ultranazionalismo e socialdemocrazia in Serbia prima del 1914 di Stephen Schwartz
e
La colonizzazione e la serbizzazione del Kosova di Kosta Novakovic



La Serbia diventa uno stato indipendente, internazionalmente riconosciuto dal 1878, dopo una sconfitta subita nella guerra iniziata due anni prima contro l'Impero Ottomano, grazie alle decisioni prese all'interno del "Congresso di Berlino". Precedentemente esisteva un Principato di Serbia, che godeva di un largo grado di autonomia all'interno dell'Impero Ottomano: questo Principato sorse dopo l'insurrezione della Sumadija serba del 1804-1812, con il riconoscimento di Milos Obrenovic come "principe" di Serbia da parte dell'Impero Ottomano nel 1815, e venne formalmente stabilito a partire dal 1830. Dal 1815 la Serbia fu un'autocrazia dominata da un principe ereditario; alcune misure costituzionali di facciata furono introdotte a partire dal 1835 (la situazione non mutò sostanzialmente dopo l'adozione di una costituzione nel 1869).
L'indipendenza completa che viene stabilita nel 1878, delinea uno stato che rispetto alla Serbia attuale non include né il Kosovo, né il Sangiaccato, né la Voivodina. I primi due territori vengono annessi, insieme all'attuale Macedonia, nel corso delle operazioni della prima guerra balcanica (la guerra della coalizione tra Serbia, Montenegro, Grecia e Bulgaria contro l'Impero Ottomano, iniziata nell'ottobre 1912 e terminata nel maggio 1913 con il trattato di Londra), e mantenuti nel corso della seconda guerra balcanica (dal giugno all'agosto 1913, tra Bulgaria da un lato e dall'altro Serbia, Montenegro, Grecia, Romania e Impero Ottomano).
La Serbia fino alla prima guerra mondiale fu un paese largamente contadino - sui circa 2 milioni e mezzo di abitanti della Serbia precedente la prima guerra balcanica, la proporzione dei contadini era circa l'85%, e le imprese industriali non raggiungevano le 500 unità. Secondo alcune stime il complesso dei lavoratori salariati era di circa 70-80.000 persone.
Il movimento socialista sorge in Serbia tra gli anni '60 e '70 dello scorso secolo grazie a uomini come Zivojin Zujovic (m. 1870), Svetozar Markovic (m. 1875), Adam Bogosavljevic (m. 1880) e Vasa Pelagic (m. 1899), largamente influenzati dall'esperienza del populismo russo, dall'attività dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori e dall'esperienza della Comune parigina.
Tra di loro spicca il nome di S. Markovic, che fece della battaglia contro la politica "grande serba" della burocrazia e della monarchia di Belgrado un elemento distintivo del socialismo serbo - a favore di una "federazione democratica balcanica di popoli liberi ed uguali".
Nonostante il seguito dei socialisti fosse molto grande nella prima metà degli anni '70 ("il paese dove il socialismo ha pi seguaci, dopo la Russia", secondo un commentatore dell'epoca), l'assenza di libertà di stampa, di associazione, la dura repressione poliziesca contro ogni aggregazione dei lavoratori e di rivoluzionari, fece sì che un Partito Socialdemocratico potè vedere la luce solo nel 1903, riuscendo a superare le decine di effimere aggregazioni che si erano succedute nei vent'anni precedenti. Gli elementi di spicco di questa "seconda ondata" socialista furono Radovan Dragovic (m. 1905), Dusan Popovic (m. 1918), Dmitrije Tucovic (m. 1914) e Dragisa Lapcevic (m. 1939). Fin dall'inizio la socialdemocrazia serba si collocò nel settore "radicale" e di sinistra della Seconda Internazionale.
La socialdemocrazia serba raggiunse pi di 5.000 aderenti nel 1911, mentre i sindacati, sotto stretto controllo socialista, nello stesso anno contavano 10.000 membri (con un alto turn-over: tra il 1903 e il 1910 quasi 50.000 lavoratori si affiliarono, in un momento o nell'altro, ai sindacati). Nelle elezioni del 1912, in assenza di suffragio universale, furono eletti due deputati socialdemocratici con 30.000 voti. La stampa si articolava su un organo che appariva tre volte la settimana, un settimanale e una rivista teorica bimensile.
Nel gennaio 1910 venne tenuta a Belgrado la prima conferenza socialista balcanica, con rappresentanti serbi, croati, bulgari, macedoni, turchi, sloveni, montenegrini, rumeni, bosniaci ed ebrei di Salonicco - i socialdemocratici greci non poterono partecipare, ma inviarono un telegramma di adesione. I maggiori dirigenti socialdemocratici nei Balcani erano D. Tucovic, Dimitar Blagoev, della socialdemocrazia bulgara e Costantin Dobrogeanu-Gherea e Christian Rakovsky di quella rumena. In una situazione in cui le terre balcaniche vedevano ancora la presenza dell'Impero Ottomano e di quello Austro-Ungarico, e una crescente tensione in questa area, la risoluzione chiamava alla liberazione economica e politica dei popoli balcanici, all'abolizione delle frontiere artificiali tra di loro ed il loro raggruppamento in unità economiche pi ampie entro una unione basata sulla piena eguaglianza, autogoverno democratico e indipendenza di tutti i popoli.
Nel gennaio 1914 Tucovic pubblica la sua opera pi importante, "Serbia ed Albania", dove difende i diritti nazionali della popolazione albanese.
Una seconda conferenza socialista balcanica fu tenuta nel luglio 1915 a Bucarest (Tucovic, mobilitato, era già morto sui campi di battaglia della prima guerra mondiale) - dove emerse, tra l'altro, la richiesta di una Macedonia indipendente, con tutti i suoi popoli su un piede di parità, entro una Federazione Balcanica. La Conferenza di Bucarest fu la prima e pi importante iniziativa internazionalista dopo il crollo della Seconda Internazionale nell'agosto 1914.


BIBLIOGRAFIA

Non esiste, in una lingua occidentale (e forse non solo), una monografia complessiva sul socialismo serbo precedente la prima guerra mondiale, e sono rintracciabili solo brevi accenni, in genere di scarso valore, nelle opere relative alla storia del Partito Comunista Jugoslavo o della Seconda Internazionale (segnaliamo solo la nota di Roger Portal in J. Droz (a cura di), "Storia del socialismo", Roma, 1974, vol. II, pp. 537-539). Esiste invece una monografia non pubblicata su questo argomento, R. Milentijevic, "A History of the Serbian Social Democratic Party (1903-1919): Origins and Development", Ph. D., 1970, preceduta da un altro lavoro, anch'esso non pubblicato, che dedica diversi capitoli al socialismo serbo (W. A. Owings, "Socialism in South Slav lands before 1914: antecedents of the Communist Party of Yugoslavia", Ph.D., 1965). Sulla figura di S. Markovic è dedicato W. D. McLellan, "Svetozar Markovic and the origins of balkan socialism", Princeton, 1964, mentre una scelta di suoi scritti è stata pubblicata in italiano, a cura di M. Dogo (S. Markovic, "Il socialismo nei Balcani", Firenze, 1975). Il carteggio di Kautsky con i socialisti serbi è stato pubblicato nel 1986 all'interno del volume pubblicato a Francoforte e curato da G. Haupt, J. Jemnitz e L. van Rossum, "Karl Kautsky und die Sozialdemokratie Sudosteuropas". Un significativo spazio al socialismo serbo è dato da Lev Trotsky nei suoi scritti sui Balcani, di prossima pubblicazione in Italia. Vi è un altro piccolo numero di fonti pubblicate e saggi su vari argomenti specifici. Infine, non esiste una monografia sul socialismo della Seconda Internazionale relativa a tutta l'area balcanica.