German translation / Deutsche Übersetzung available

A brief comment about the current situation:

We're waiting for an english translation of the following letter, in order to make things clear with as many people as possibile. It basically says that the CDA (the anarchist defence committee), with its current structure, has been dismissed.

The job of informing and coordinating people and support will of course go on -- but in different ways.

We still have to take some decisions about all this. In the meantime, you will barely note any difference in these web pages. Please note that the denomination "CDA" or "Comitato Difesa Anarchici" or "Anarchist Defence Committee" or any of its equivalent will probably still appear throughout this site, but the CDA doesn't actually exist anymore.

Un breve commento sulla situazione in corso:

Il comunicato che segue dice praticamente che il CDA è morto. I motivi li potete leggere voi stessi.

Il lavoro di informazione e aiuto continuerà ad andare avanti, ma con modi e tempi diversi rispetto a quelli usati finora.

Altri commenti si aggiungeranno a breve; alcune decisioni devono ancora essere prese e deve ancora essere "rodato" il nuovo modo di lavorare. Nel frattempo, queste pagine web continueranno a funzionare come al solito e le differenze saranno minime. E' importante tuttavia notare che la denominazione "CDA" o "Comitato Difesa Anarchici" o equivalenti continuerà ad apparire, specialmente nelle vecchie pagine, anche se il CDA di fatto non esiste più.

What is (or what was) the Anarchist Defence Committee
Cos'è (o cos'era) il Comitato Difesa Anarchici


Torino, 19 gennaio 1998

Dopo sei anni di attività il Comitato Difesa Anarchici chiude i battenti. Perché? Perché chi in questi anni si è dato disponibile a portare avanti l’attività non ha più intenzione di proseguire. Questo non dovrebbe essere un problema insuperabile, visto che — almeno a parole — l’esistenza di una struttura tecnica di questo tipo interessa a molti. Nonostante ciò, dopo mesi che a voce e per iscritto si era evidenziata la necessità dell’impegno di altri compagni, nessuno si è proposto come nuovo referente. Evidentemente la distanza che separa l’interesse dall’impegno è abbastanza ampia, e non solo in questo momento. Di fatto, fino agli arresti del settembre ’96 una persona è riuscita a sbrigare tutto il lavoro quasi sempre da sola (contatti con gli avvocati, informazione, corrispondenza, sostegno economico...). Successivamente, l’assenza di altre persone fisse si è fatta sentire in maniera più pesante fino a portare ad una situazione nella quale nessuno dei compiti del CDA poteva più essere svolto nei tempi adeguati e con la necessaria cura che la situazione richiede. Al contrario, una struttura come il CDA avrebbe richiesto fin dall’inizio, per poter svolgere tutte le sue funzioni appieno, di un insieme di persone a garantire continuità, impegno oltre che un minimo di capacità tecnica. Insieme di persone ben coordinato per evitare dispersioni e lungaggini inutili. Come già detto, questo insieme non c’è mai stato. Al più ci sono state collaborazioni episodiche ed una certa reticenza a prendersi delle responsabilità: se da una parte il lavoro del CDA era noioso e "burocratico", dall’altra non escludeva certo delle scelte, anche spinose, e quindi la possibilità di sbagliare. Di conseguenza, chi si è preso carico della struttura queste scelte le ha dovute sempre fare da solo, per poi essere flagellato pubblicamente nel caso di errori (anche di errori oramai ammessi da anni, uno in 6 anni). Probabilmente, con una collaborazione più attiva, numerosa ed attenta di tanti tutto questo si sarebbe evitato.

L’ultima verifica di questa situazione complessiva è stata la riunione del 17 gennaio a Torino, annunciata da qualche mese a voce e con una lettera che evidenziava lo stallo irrecuperabile della struttura. Nessuna, tra le pochissime persone convenute, ha accettato di prendersene carico nonostante fossero tra quelle (e molte altre ce ne sono) che ritengono essenziale l’esistenza di un comitato tecnico.

Stando così le cose, il CDA non può fare altro che scomparire: l’abitudine alla delega ne ha segnato la vita e ne segna anche la morte.

Questo non vuol dire che chi fino ad ora se ne è sempre occupato e chi ha collaborato nell’ultimissimo periodo perdano interesse verso l’argomento. Continueranno a a seguire la situazione dei compagni detenuti, ma non più nei tempi, nei modi e con i limiti imposti da una struttura tecnica e soprattutto ipoteticamente collettiva.

Di conseguenza, la corrispondenza che ancora arriverà all’indirizzo del comitato verrà evasa nei limiti del possibile, comunicando la fine dell’attività. I pochissimi soldi in cassa verranno dati agli avvocati; per i soldi che ancora arriveranno, si concorderà con chi li invia la destinazione.

Per l’ex Comitato Difesa Anarchici


Übersetzung: Solidaritätskomitee Italien

Turin, 19. Januar 1998

Nach 6 Jahren Aktivität schließt das Verteidigungskomitee für AnarchistInnen die Pforten. Warum? Weil der Mensch, der in diesen Jahren dafür verantwortlich war, die Aktivitäten voranzutreiben, nicht mehr die Absicht hat weiter zu machen. Dies sollte kein unüberwindbares Problem darstellen, da - zumindest den Worten nach - die Existenz solch einer technischen Struktur viele interessiert. Trotzdem, nachdem monatelang sowohl schriftlich als auch mündlich dazu aufgefordert wurde, daß sich andere GenossInnen mit einklinken, hat sich kein Mensch dazu bereit erklärt.

Offensichtlich ist die Entfernung zwischen Interesse und Beteiligung zu groß, und nicht nur jetzt zur Zeit. Faktisch hat bis zu den Verhaftungen im September 1996 eine einzige Person die ganze Arbeit alleine geleistet (Kontakte mit RechtsanwältInnen, Öffentlichkeitsarbeit, Korrespondenz, ökonomische Unterstützung...). Darüber hinaus hat sich der Mangel an weiteren festen MitarbeiterInnen so schwerwiegend ausgewirkt, daß es zur Situation gekommen ist in der keine der Aufgaben des CDA mehr mit der notwendigen Zeit und Sorgfalt abgewickelt werden konnten. Im Gegenteil, eine Struktur wie das CDA hatte von Beginn an - um allen Aufgaben vollständig gewachsen zu sein - einen Zusammenhang von Personen benötigt um Kontinuität zu garantieren, Einsatz über ein Minimum an technischer Struktur hinaus. Ein gut koordinierten Zusammenhang von Personen, um unnötige Zerstreuungen und Verzögerungen zu vermeiden. Wie schon gesagt, diesen Zusammenhang hat es nie gegeben. Dafür gab es kurzzeitige Zusammenarbeit und eine gewisse Schweigsamkeit wenn es darum ging, Verantwortung zu übernehmen: Wenn auf der einen Seite die Arbeit des CDA langweilig und "bürokratisch" war, so schloß sie auf der Anderen sicherlich nicht Entscheidungen aus, auch haarige, und folglich die Möglichkeit Fehler zu machen.

Der letzte Beweis für diese Gesamtsituation war die Versammlung am 17.1. in Turin, die seit Monaten - mündlich und in einem Brief, der den unhaltbaren Zustand der Struktur darlegte - angekündigt worden war. KeineR, unter den wenigen Gekommenen, hat sich bereit erklärt die Struktur zu übernehmen, obwohl unter ihnen einige (und davon gibt es viele) waren, die die Existenz eines technischen Komitees für absolut notwendig halten.

Da die Dinge also so stehen, kann das CDA nichts anderes machen als zu verschwinden: Die Gewohnheit der Delegation hat dessen Leben bestimmt und bestimmt nun auch dessen Tod.

Das soll nicht bedeuten, das die, die sich bis jetzt darum gekümmert haben und die, die in der letzten Zeit mitgearbeitet haben, jetzt an allem ihr Interesse verlieren. Sie werden weiterhin die Situation der gefangenen GenossInnen verfolgen - aber nicht mehr nach den Terminen, Methoden und Grenzen die eine technische Struktur auferlegt, die eigentlich kollektiv sein sollte.

Als Konsequenz wird die Korrespondenz, die noch an die Adresse des CDA geht, nach Möglichkeit beantwortet werden, und das Ende der Aktivitäten verkündet. Das wenige Geld, das noch in der Kasse ist, wird den AnwältInnen gegeben; wohin das Geld geht, das noch kommen wird, wird mit den AbsederInnen geklärt werden.

Das ehemalige Verteidigungskomitee für AnarchistInnen