STANCHI DI ESSERE UCCISI DAL PROFITTO!
157 MORTI SOTTO LA STESSA STELLA!
Martedì mattina un nutrito gruppo di studenti (circa un centinaio) ha
interrotto la lezione del prof. Federico Stella, docente dell'università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in quanto coordinatore del collegio
difensivo del processo Enichem di Porto Marghera e quindi difensore delle
logiche del profitto.
Scandendo slogan, distribuendo volantini e offrendo ironicamente delle cozze
al docente, che aveva asserito che la zona di Porto Marghera non è
inquinata, abbiamo voluto sensibilizzare gli studenti e l'opinione pubblica
sulla vergognosa sentenza, che di fatto non ha voluto trovare colpevoli.
Invitiamo tutti/e a partecipare all'assemblea pubblica che si terrà GIOVEDI
29 NOVEMBRE presso la facoltà di Scienze Politiche di milano alle ore 15.00
in aula 1/A (ingresso via Passione, 1)
trovate anche il volantino distribuito in occasione dell'azione
avvenuta iei mattina
STUDENTI E STUDENTESSE MILANESI
COLPEVOLI !
157 operai dell'Enichem di Porto Marghera morti per tumori e leucemie dovute al
contatto con il cloruro di vinile (CVM) e con il polivinile di cloruro (PVC).
Altri 103 operai ammalati delle stesse patologie. Una terribile e drammatica
serie di dolore e lutti che per i tribunali dello Stato italiano non hanno
trovato colpevoli: tutti assolti, i fatti, i 28 dirigenti imputati di strage
colposa, avvelenamento di acque di falde e di contaminazioni alimentari.
Questa la vergognosa sentenza arrivata dopo un lungo e difficoltoso processo
cominciato a Venezia il 23 marzo 1998 e presieduto dal giudice Salvarani.
Secondo i giudici il CVM e PVC producono solo alcune forme di tumore e la loro
tossicità fu accertata solo nel 1973: quindi per le morti e malattie anteriori a
quella data il fatto non costituisce reato, mentre per quelle successive gli
imputati sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Secondo la
magistratura il petrolchimico si sarebbe messo in regola. Inoltre non vi
sarebbero prove che ai livelli di esposizione conseguenti agli interventi agli
impianti sono conseguite malattie da CVM. Poco importa che numerosi rapporti
curati dall'Organizzazione Mondiale dello Sanità e dall'Istituto Superiore della
Sanità dimostrano un notevole aumento del rischio di tumori e malattie epatiche
nelle aree di esposizione a queste sostanze. Ugualmente è arrivata l'assoluzione
anche per le accuse di disastro ambientale, visto che quando si inquinava
pesantemente l'area industriale di Marghera ancora non vigevano norme di
protezione ambientale. Risibili giustificazioni portate dallo Stato, dalla
magistratura che suonano come una pesantissima offesa nei confronti dei
lavoratori morti, di quelli ammalati, dei familiari e di tutti noi. Reputiamo
quantomeno sospetta, a causa della strana coincidenza temporale, l'accordo
stipulato tra Montedison (proprietaria del petrolchimico nel decennio 1971-1981)
e la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell'Ambiente, costituitisi parte
civile al processo: 550 miliardi per i lavori di bonifica integrale per alcune
aree di Porto Marghera inquinate dai rifiuti tossici. 550 miliardi in cambio di
una sentenza vergognosa; 550 miliardi per garantire l'impunità ai colpevoli. Non
ci interessa entrare nel merito di cavillose questioni giuridiche e dichiariamo
la nostra completa sfiducia nei confronti delle istituzioni giudiziarie di
questo Stato che altre funzioni non hanno se non quelle di difendere gli
interessi dei padroni, dei grandi centri di potere politico-economico contro i
lavoratori, gli sfruttati, gli emarginati. La nostra vuole essere una denuncia
politica nei confronti di questo sistema economico e produttivo che, come dice
Federico Stella (avvocato facente parte del collegio difensivo dei 28
imputati)mette in conto un certo numero di vittime;. Lo stesso aggiunge poi che
lamentarsi delle conseguenze e trovare capri espiatori è ipocrita. A Stella, ai
padroni, ai veri ipocriti si deve rispondere che le lotte dei lavoratori (casa,
salute e lavoro) non possono essere ridotte a semplici lamentele. Nessun lamento
dunque, ma tanta rabbia rivolta contro quei dirigenti che non potevano non
sapere che lavorare in quelle condizioni avrebbe portato gli operai a contrarre
malattie irreversibili. Sapevano e hanno taciuto. Sapevano e hanno taciuto
perché questa è la logica di questo sistema economico, logica di morte e di
sfruttamento che antepone alla vita dei lavoratori il profitto. Marghera, con i
suoi 157 morti è solo la punta di un iceberg, il caso più noto e clamoroso di
una situazione drammatica: Mantova (210 morti accertati, tutti per tumori tra
lavoratori e abitanti), Taranto (885 casi di tumore alla >trachea, bronchi e
polmoni), Brindisi (14 morti e 107 contaminati), Ravenna e Ferrara (418
lavoratori con il tumore al fegato), Massa Carrara, Augusto, Sarno sono alcune
zone che hanno subito l'ondata mortale dei complessi petrolchimici. Cifre
tremende, cifre di una vera e propria guerra di cui nessuna fonte di
informazione parla. Una guerra che solo nella moderna Italia vede la morte di 4
lavoratori al giorno. Morti che non sono casuali disgrazie,ma che si inseriscono
nel quadro di un generale peggioramento delle condizioni di lavoro: tagli alle
spese sulla sicurezza e alla formazione dei lavoratori, turni massacranti,
perdita di tutta una serie di garanzie sul posto di lavoro! La colpa non è certo
del singolo padrone, ma di tutto un sistema economico che in difesa dei profitti
taglia su quelle che vengono considerate spese morte. Importanti sono anche le
responsabilità dei sindacati confederali (CGIL CISL e UIL) che con tutta una
serie di accordi e di scelte politiche finalizzate al mantenimento dei propri
spazi di agibilità politica, non hanno fatto altro che collaborare con i padroni
al cancellazione di conquiste che i lavoratori avevano conquistato con anni di
dure lotte sociali. Importante è che tutti gli studenti prendano coscienza di
una realtà che spesso viene occultata, rifiutando il semplicistico approccio di
chi sostiene essere colpa di singoli padroni. La verità è che non esistono
padroni buoni e padroni cattivi ma solo padroni tutti accomunati dallo stesso
scopo: il profitto da raggiungere a tutti i costi (anche quelli umani).