I Modena City Ramblers e la loro canzone d'utopia.
La storia e le vicende del gruppo musicale che ha unito diversi elementi e tradizioni musicali e coniato due termini nel "dizionario"della musica italiana: patchanka celtica e Combat Folk. Di Michele Felletti. Marzo 2003.


Dopo aver parlato nello scorso numero di Joe Strummer, questo mese si parla di un gruppo che, come ammesso dai componenti stessi durante i concerti, a Joe deve molto in quanto ad ispirazioni musicali. La loro attività live è intensissima e la musica ricca di colore. Ci sono la fisarmonica della tradizione italiana e la uileànn pipe di quella celtica, la chitarra e l'armonica e le percussioni latine degli americani, la potenza di fuoco delle chitarre elettriche e delle batterie rock e punk senza dimenticare le influenze ska e raggae. I Modena City Ramblers chiamano la musica composta da questi elementi patchanka celtica e Combat Folk. Hanno un nucleo di musicisti sempre presenti attorno ai quali ruotano vari collaboratori:

Francesco Moneti, violino, chitarra elettrica
Franco D'Aniello, tin whistle, flauto
Massimo Ghiacci, basso, voce
Roberto Zeno, batteria, percussioni
Stefano "Cisco" Bellotti,
voce solista

La storia del gruppo

Il gruppo dei Modena city Ramblers è stato formato nel marzo 1991, nella provincia di Modena, da un incontro di cinque persone innamorate dell'Irlanda, della sua gente e della sua musica. Venivano da esperienze diverse, tra rockettari non pentiti (forse un po' delusi) e musicisti folk alla ricerca di spazi più ampi.

Decisero di chiamarsi Modena City Ramblers, più che altro per scherzo. I Dublin City Ramblers, infatti, sono un gruppo molto tradizionale, una specie di orchestra irlandese. Nacquero senza alcuna pretesa di suonare per un pubblico che non fosse quello di amici e parenti. Quando provarono a fare i primi concerti, si accorsero che la cosa funzionava molto meglio del previsto. La musica d'Irlanda, i canti di lotta e le ballate, suonavano un po' strani nelle osterie di Modena, ma l'effetto non era affatto male. Il pubblico si divertiva e capiva questa musica che veniva da così lontano. All'inizio del 1992 il gruppo si allargò: sei elementi fissi, più una serie di amici che di tanto in tanto suonavano con loro, tanto per farsi una bevuta e una cantata insieme. Il suono era diventato più potente, più punk. In quel periodo iniziarono a suonare pezzi tradizionali italiani suonati all'irlandese: Bella Ciao, Fischia il vento, Contessa, La locomotiva, in versioni punk-celtiche, la musica irlandese era diventata un modo per raccontare le loro storie.

Nel settembre del 1992 furono pronti per il passo successivo, scrivere essi stessi del materiale che stesse nella linea della tradizione celtico-italiana. Con i primi pezzi scritti da loro, e suonati da una formazione allargata, iniziarono ad esibirsi oltre i confini dell'Emilia e ad incidere.

Dopo aver prodotto un demotape, "Combat Folk", uscito nella primavera 1993, registrarono un vero e proprio album. Uscì così nel marzo 1994 Riportando Tutto a Casa, per l'etichetta indipendente Helter Skelter. L'album suscitò l'interesse della Mescal, la società di produzione creata da Luciano Ligabue e Valerio Soave per valorizzare la nuova musica italiana.

Il rapporto con Mescal consentì di venire a contatto con una nuova e più grande casa discografica con la quale i Ramblers ripubblicarono il loro primo album nel quale riuscirono ad amalgamare racconti della Resistenza e degli anni Settanta, viaggi e lotte (Contessa, Bella Ciao) insomma, "combat folk". La nuova edizione di "Riportando Tutto a Casa" uscì nel novembre 1994 e vendette 52000 copie.

Nel frattempo, si occuparono di allargare il loro universo musicale di riferimento, facendosi nuovi amici ed entrando in rapporto con le loro avventure musicali. Inoltre fecero un minitour in Irlanda e parteciparono ad alcuni concorsi.

Nel luglio del 1994 scrissero e registrano insieme all'irlandese Bob Geldof "Il bicchiere dell'addio", un nuovo brano da inserire nella seconda edizione del loro album. Nel settembre ’94 e nella primavera 95 partecipanroo a due importanti tributi: quello ad Ivano Fossati e quello ad Augusto Daolio (cantante dei Nomadi). Suonarono per tutto il 1995, 70 concerti per un totale di circa 60.000 spettatori e un numero imprecisato di chilometri in furgone e di litri di birra.

La grande famiglia, il secondo album, inciso nel mese di novembre del 1995 e uscito nel marzo del ’96, è ispirato e dedicato al popolo che aveva accompagnato i Ramblers durante i tour. È certamente il più "collettivo" degli album della band emiliana. Mondine, partigiani, migranti irrequieti, antiche leggende in dialetto e "tradotte simultaneamente" a modo suo da Paolo Rossi. Riuscirono a venderne 50.000 copie. E dopo il disco, un nuovo tour. Si unirono due nuovi musicisti per continuare con i quasi 100 concerti, più di 150.000 persone, altre migliaia di chilometri con il loro furgone. Ad un nuovo tour con Paolo Rossi seguì un'importante esperienza nel Sahara Occidentale a sostegno del popolo Saharawi.

Nel settembre del 1997 uscì il terzo album, Terra e Libertà, che risente delle esperienze consumate da alcuni componenti del gruppo in America Latina. Si tratta di un salto sonoro e letterario, risultato dell'amicizia stretta con alcuni autori di quell'area come ad esempio Luis Sepulveda. Fisarmoniche e cornamuse, ma anche chitarre e batterie rock si uniscono facendo nascere la "patchanka celtica". Quando il disco uscì in Italia, i Modena erano a Vallegrande, in Bolivia, per le celebrazioni del ventesimo anniversario dell'assassinio di Che Guevara. Terra e libertà non è un titolo scelto a caso, infatti era una rivendicazione degli anarchici spagnoli negli anni trenta, ai tempi della Repubblica di Spagna; prima ancora era stato il grido di guerra dei contadini-soldati di Emiliano Zapata durante la rivoluzione messicana. 

A novembre 1998, dopo un altro anno passato in tour, i Ramblers sentirono il bisogno di un tuffo nelle loro origini; realizzarono a questo proposito Raccolti, insolito album acustico dal vivo registrato in un pub irlandese d'Emilia, davanti a pochi amici. Il cd comprende brani dei tre album dei MCR e tre inediti.

Il gruppo si recò in Irlanda per la pre-produzione del nuovo album in studio, Fuori Campo, ultimato all'inizio di giugno e pubblicato il 30 settembre 1999. Lo stampo irlandese della band viene inserito tra ritmiche reggae, ska, rock, nonché da suggestioni provenienti dall'Africa, dal deserto e dall'Europa dell'Est. Contiene "Etnica danza", simbolo di questa fusione di stili e di popoli.

Con l'uscita di Fuori campo, i Ramblers tornarono ad un'intensa attività live. Mentre l’album fu pubblicato anche in Giappone, divergenze artistiche e scelte personali portarono due componenti storici della band ad intraprendere altre strade. Ma il gruppo proseguì nel proprio cammino: un collaboratore, da sempre dietro alla consolle in sala d'incisione, entrò nella formazione come musicista a tempo pieno.

Desiderato da tempo, andò in porto un tour "resistente" assieme ai Gang: si tratta del progetto "Gang City Ramblers", in cui i due gruppi componevano un'unica band che proponeva canzoni degli uni e degli altri. Arriviamo ai giorni dell'attacco alle Twin Towers, e la canzone "Terra del fuoco", su cui i Ramblers stavano lavorando proprio l'11 settembre, reca nel testo e nell'atmosfera riferimenti al disastro. A fine ottobre, il gruppo si trasferisce a Napoli per registrare il nuovo album.

Radio Rebelde esce nel febbraio 2002 e si presenta come un vera e propria fusione di suoni e stili. Il sesto album prende il nome dalla radio fondata da Che Guevara ai tempi della lotta nella Sierra Maestra. I brani sonno legati da stacchi radiofonici si alternano a schegge di telegiornali e televisioni. Ispirato ai Clash di "Sandinista" ed ai Mano Negra i Ramblers hanno ottenuto un album in cui il punk, l’elettronica, il reaggae, i ritmi africani, latini e balcanici si fondono con la matrice folk e popolare del gruppo. "Una perfecta excusa" è il primo singolo tratto dall’album e nasce da un testo di Luis Sepulveda.

Accanto all'attività dal vivo e in studio i Ramblers inaugurano anche una propria etichetta discografica, la Modena City Records.

Insomma, la storia dei Modena è la testimonianza di come i loro pezzi possano essere definiti "canzoni di utopia", partendo dall’area in cui nascono, definita da loro stessi la "rossa provincia di Modena", e arrivando alla recentissima partecipazione alla serata del 10 febbraio per la pace e contro la guerra all’ex Palavobis di Milano insieme ad alcuni nomi come Paolo Rossi e Africa Unite.

La loro musica è sempre stata una musica di protesta e di critica alla società. Ai loro concerti partecipano migliaia di persone di tutte le età, con pugni alzati e pronti ad urlare insulti a Berlusconi, Bush e alla loro politica affamatrice e guerrafondaia.

All’ormai tradizionale concerto del 1° Maggio in piazza S. Giovanni a Roma, sono ospiti fissi con la loro "Contessa".

I Ramblers hanno sempre manifestato la loro contrarietà alla politica estera dei paesi del G8: "rispondono solo ad un padrone e agiscono esclusivamente in nome dell’economia e dei propri interessi, senza preoccuparsi di chi paga il prezzo del nostro progresso".

"Terra del fuoco", la canzone scritta l’11 settembre 2001, descrive il mondo in cui viviamo dove l’unico modo per risolvere i problemi sembra essere il ricorso alle armi per bombardare paesi e creare miseria e distruzione. Si tratta di un omaggio a Gino Strada ed Emergency, per quello che fanno e per quello che dicono.

Con canzoni come "Etnica Danza" si vuole evidenziare l’appartenenza ad un'unica popolazione, quella mondiale e si riaffermano valori come la solidarità e l’ugualinza dei popoli.

Hanno prodotto brani come "La legge giusta", simbolo di rabbia e di rivolta dopo quanto accaduto a Genova e nei mesi successivi. I Ramblers c’erano, avrebbero dovuto suonare la sera dell’omicidio di Carlo Giuliani, ma i disordini impedirono lo svolgimento degli eventi organizzati. Viene criticata l’informazione dei media: "le prime immagini che arrivavano erano quelle del corpo di Carlo a terra, e di quel poliziotto che accusava un contestatore di averlo ucciso. Se non fossero saltati fuori altri video e foto, probabilmente ci sarebbe un processo contro altri manifestanti, accusati dell’omicidio di Carlo". Il brano denuncia anche le nuove leggi promosse dal governo in modo autoritario, senza tenere in considerazione sindacati, opposizione e intellettuali: "ci aspettano giorni difficili". Quest’ultima canzone è stata inserita nel cd "Piazza Carlo Giuliani Ragazzo". I fondi raccolti verranno dati al Comitato Piazza Carlo Giuliani - o.n.l.u.s che li userà per adozioni a distanza e per la costruzione di scuole e ospedali nei paesi del terzo mondo, Palestina ed Afghanistan.

Le canzoni dei Modena City Ramblers continueranno a risuonare in tutte le manifestazioni. "Contessa" ricorderà sempre l’incessante lotta operaia e "Bella ciao" rimarrà sempre la canzone di resistenza, ma le versioni dei Ramblers saranno sempre le più conosciute e tra le più benaccette nei cortei.

Per tutte le informazioni sui tours, sulle iniziative dei Modena e per sentirvi qualche canzone potete andare sul sito www.ramblers.it oppure potete assistere ad un loro concerto e comprarvi un cd… ne vale la pena!

Inoltre se volete trovare testi e accordi delle loro canzoni vi consiglio il sito ufficiale del fansclub www.lagrandefamiglia.it