PRODUZIONE DI ABBIGLIAMENTO IN LESO THO: IL CASO HUDSON BAY COMPANY.
INVIAMO MAIL PER FERMARE GLI ABUSI CONTRO LE LAVORATRICI E I LAVORATORI, E BLOCCARE LA DECISIONE DI TOGLIERE LE COMMESSE ALLA FABBRICA INDAGATA PROVOCANDO DISOCCUPAZIONE.


aprile 2002, a cura di Ersilia Monti

Anche l'Africa è un grande produttore di abbigliamento per l'esportazione.
Pensiamo a paesi come la Tunisia, il Marocco, l'isola Maurizio (Mauritius), il Madagascar. Meno conosciuto ai consumatori italiani è il Lesotho, piccolo paese di poco più di 2 milioni di abitanti che produce quasi esclusivamente per il Nordamerica in condizioni di lavoro fra le peggiori al mondo.
(richiesta di azione urgente pervenuta da Maquila Solidarity Network, Canada - email: info@maquilasolidarity.org)

Il Lesotho costituisce un'enclave all'interno del Sudafrica, non possiede risorse minerarie, metà della sua popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, ma l'esenzione dal sistema di quote e di dazi all'importazione in vigore negli Stati Uniti continua ad attrarre un gran numero di investitori stranieri desiderosi di aggirare le quote imposte ai propri paesi o a quelli in cui operano. Negli ultimi trent'anni, il Lesotho National Development Corporation, ente parastatale per lo sviluppo industriale, ha facilitato gli investimenti di decine d'imprese straniere nei settori produttivi più disparati, dalla fabbricazione di ombrelli, mattoni e componenti di automobili, alla produzione di farmaci e abbigliamento. Nel periodo dell'apartheid erano le imprese sudafricane a dominare l'economia del Lesotho nel tentativo di sfuggire alle sanzioni economiche imposte al loro paese. Negli anni Novanta, sono cresciuti notevolmente gli investimenti nell'industria dell'abbigliamento con la comparsa sulla scena di imprenditori taiwanesi interessati a insediarsi in paesi con bassi costi di produzione. Da questo punto di vista il Lesotho esercita sicuramente un forte potere di attrazione. Fra i vantaggi, oltre alle esportazioni non contingentate, alcuni imprenditori indicano il basso costo di una manodopera ben addestrata e istruita, l'assenza di un sindacato forte, leggi del lavoro che favoriscono gli investitori e un sistema politico-sociale sufficientemente stabile.

Nel 2001 sono state condotte due indagini sulle condizioni di lavoro nell'industria dell'abbigliamento per l'esportazione del Lesotho. La prima realizzata da SOMO, autorevole centro di ricerca olandese sul comportamento delle imprese multinazionali, e dal South African Trade Union Research Project (TURP), programma di ricerca afferente al Dipartimento di sociologia dell'Università di Natal in Sudafrica (vedi www.cleanclothes.org); la seconda realizzata dal Dipartimento del lavoro del governo del Lesotho e dal Lesotho Clothing and Allied Workers Union (LECAWU), sindacato nazionale. Da queste indagini emergono numerose violazione dei diritti dei lavoratori; per esempio, quote di produzione individuali eccessive, obbligo a svolgere straordinari spesso non pagati il fine settimana, retribuzioni insufficienti o al di sotto dei minimi legali, repressione sindacale, uscite di sicurezza chiuse a chiave, nessuna protezione contro gli infortuni, divieto per le donne incinte di lavorare sedute, umilianti perquisizioni corporali, tribunali del lavoro compiacenti verso gli investitori stranieri.

IL CASO HUDSON BAY COMPANY

Nell'ottobre 2001, l'Ethical Trading Action Group (ETAG), coordinamento canadese di gruppi di base e associazioni, ha sottoposto i risultati delle due indagini alla piu' grande catena di distribuzione del Canada, la Hudson Bay Company (HBC) che si rifornisce dalla Sun Textiles, una delle fabbriche analizzate dai ricercatori. Qui, agli abusi già citati si aggiunge il licenziamento di una decina di lavoratori per avere contravvenuto al divieto di indossare berretti con la sigla del sindacato. La Hudson Bay accetta di far svolgere un'ispezione ma rifiuta di tener fede alla promessa di informare ETAG dei risultati e degli interventi correttivi programmati. Ci sono inoltre fondati motivi per ritenere che la catena di distribuzione voglia semplicemente disfarsi del suo scomodo fornitore. Agli inizi di marzo ETAG rende pubblici i risultati di una terza indagine che ha commissionato a TURP con riferimento alle condizioni di lavoro alla Sun Textiles e a due altri fornitori della Hudson Bay Company in Lesotho (vedi www.maquilasolidarity.org) che confermano ciò che era già emerso dalle due indagini precedenti.

PARTECIPIAMO ALLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE INVIANDO IL SEGUENTE FAX/EMAIL
A HUDSON BAY COMPANY (con copia a The Maquila Solidarity Network -
info@maquilasolidarity.org)

David Crisp, Senior Vice President
Human Resources
Hudson's Bay Company
#500 - 401 Bay St.
Toronto, ON
M5H 2Y4
Fax: (416) 861-4720
Email: david.crisp@hbc.com

Dear Mr. Crisp:

I am writing in response to reports of sweatshop abuses at three of your
company's supply factories in Lesotho. I understand that on October 23, 2001
your company promised the Ethical Trading Action Group (ETAG) that you would
verify whether labour rights violations were taking place at the Sun
Textiles factory and report back promptly on the steps you would be taking
to help improve conditions.

I am appalled to learn that after more than four months, your company has
still not shared that report with ETAG, and that you are now giving
indications that you might cut and run from the factory rather than work
with the supplier and the Lesotho garment workers union to fix the problem.
Cutting and running will certainly not benefit the workers at Sun Textiles,
many of whom participated in an Hudson's Bay-sponsored audit of factory
conditions. Those workers who were brave enough to tell the truth about
factory conditions should not be further punished for doing so.

Now that sweatshop abuses have also been identified at two additional HBC
supply factories in Lesotho, I would hope that your company would take a
very different approach to dealing with those violations. A more effective
approach would include consultation with ETAG and the garment workers union
in Lesotho on problems identified in the factories and how to most
effectively intervene to improve conditions. It would also include public
reports on progress made in achieving compliance with local labour laws
andthe HBC code of conduct.

I would strongly urge your company to make every effort to work with these
three suppliers to eliminate worker rights violations, to consult with the
Ethical Trading Action Group and the Lesotho Clothing and Allied Workers
Union on possible steps to improve conditions at the factory, and to provide
regular progress reports to stakeholders, shareholders, the affected
workers, their union, and the public.

I look forward to receiving your prompt reply to my letter,
includinginformation on the steps your company is taking to address these
serious allegations of worker rights abuses, in a manner that does not cause
further harm to the workers whose rights are already being violated.

Yours truly,
(NOME, COGNOME ED EVENTUALE ORGANISMO DI RIFERIMENTO)

TRADUZIONE SINTETICA DEL TESTO DA INVIARE

Scrivo in merito ai risultati degli studi sulle condizioni di lavoro effettuati presso tre dei vostri fornitori in Lesotho. Vi eravate impegnati con l'Ethical Trading Action Group a verificare le contestazioni sollevate e a rendere noti i risultati e le misure correttive da adottare. Apprendo ora che dopo oltre quattro mesi ciò non é avvenuto e vi sono indicazioni da parte vostra dell'intenzione di togliere le commesse alla Sun Textiles anziché ricercare delle soluzioni con il vostro fornitore e il sindacato dei lavoratori. Una simile decisione avrebbe l'unico risultato di danneggiare i lavoratori della Sun Textiles, molti dei quali hanno collaborato con fiducia con i vostri ispettori. Poiché sono stati accertati abusi anche presso altri due vostri fornitori, mi auguro che vogliate finalmente affrontare il problema in modo serio coinvolgendo ETAG, il sindacato del Lesotho e i vostri fornitori nella ricerca delle soluzioni più adeguate e rendendo pubblici i passi intrapresi. Attendo vostre notizie nel breve periodo.