ADIDAS IN INDONESIA: NGADINAH ESCE DI PRIGIONE
LA SEGRETARIA DEL SINDACATO INDIPENDENTE DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DELLE CALZATURE SPORTIVE E' STATA LIBERATA GRAZIE ALLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE


giugno 2001, di Ersilia Monti della Campagna Abiti Puliti

 

Ngadinah, la sindacalista rinviata a giudizio con imputazioni vaghe e incarcerata alla vigilia del processo, e' fuori di prigione su cauzione dal 23 maggio (caso distribuito alla lista il 18 maggio 2001)
Chi ha partecipato alla campagna di solidarieta' ha ricevuto la buona notizia della scarcerazione di Ngadinah direttamene da Adidas (scusate, sono stata battuta sul tempo!).
Sollecitata da piu' parti, il 18 maggio scorso, la multinazionale tedesca ha scritto una lettera al ministro del lavoro indonesiano. Nel trasmettere le espressioni di viva preoccupazione per l'arresto di Ngadinah ricevute da organizzazioni sindacali e non governative da tutto il mondo, e persino da membri della Fair Labor Association, agenzia di certificazione della "Clinton Coalition" nella quale Adidas occupa un posto nel consiglio direttivo, Adidas invita il ministro a svolgere un'indagine per chiarire la natura delle accuse rivolte a Ngadinah e ad accertare se siano stati violati i diritti contemplati nelle convenzioni OIL n.87 e 98 (liberta' di associazione sindacale e di contrattazione collettiva).
Adidas ci informa anche che ha incaricato un auditor indonesiano di intervistare gli iscritti ai due sindacati della PT Panarub. Dalle interviste, il cui contenuto non vuole rivelare mentre e' in corso il processo, risulterebbe che lo sciopero ha avuto il sostegno di una minoranza di lavoratori; gli altri si sarebbero gia' trovati in fabbrica o sarebbe stato loro impedito di entrarvi.
Resterebbe percio' da chiarire la dinamica della protesta e la successiva reazione delle autorita'. Adidas conclude assicurando il suo impegno per migliorare le comunicazioni all'interno della fabbrica indonesiana e promuovere il dialogo sociale. Metodi idonei sarebbero gia' stati discussi con la direzione ed entrambi i sindacati.
All'uscita di prigione, il 23 maggio, Ngadinah ha indetto una conferenza stampa per ringraziare le tante persone che, da ogni parte del mondo, le sono state vicine, ma anche per esporre alcune riflessioni. Purtroppo, l'inglese che usa Ngadinah non e' di facile comprensione, spero di farne una sintesi corretta: 1) il governo indonesiano protegge gli interessi degli imprenditori, non dei lavoratori, la sua condotta lo dimostra. Uno stato che non tutela i suoi lavoratori da abusi commette un crimine verso l'umanita'; 2) i governi cambiano ma non la repressione nei confronti dei lavoratori. Se all'epoca di Suharto l'atteggiamento era militaresco a tutto vantaggio delle imprese, ora si cerca di criminalizzare il sindacato cercando falsi appigli nella legge.
Gli imprenditori, inoltre, pagano delle persone per tenere a bada il sindacato e opprimere i lavoratori. Ho deciso di diventare sindacalista
quando mi sono resa conto di tutto questo.; 3) Da come si sono svolti i fatti, sono sicura che ci sia stata collusione fra la PT Panarub, il
ministero del lavoro, la polizia e la magistratura (il perche' e' spiegato nel secondo capoverso di questo punto, ma purtroppo il senso non mi e' chiaro, n.d.t.).
Ngadinah formula alcune richieste: 1) che non siano piu' usati gli articoli 160 e 335 del codice penale per reprimere le liberta' sindacali (quelli che si riferiscono, con estrema vaghezza, ad atti contrari all'ordine pubblico e agli "atti offensivi"); 2) che siano istitute, secondo
la legge, delle commissioni di indagine per i casi in cui siano stati violati i diritti dei lavoratori (ne cita 5); 3) che il suo caso sia messo
in agenda nella sessione annuale dell'OIL che si terra' a Ginevra dal 5 al 12 giugno per chiedere all'Indonesia maggior impegno nell'applicazione della convenzione n.87; 4) che le associazioni dei consumatori continuino a sollecitare il rispetto dei diritti sindacali previsti nel codice di condotta di Adidas.

Nota bene: chi fosse interessato al testo originale in inglese di Ngadinah può farne richiesta alla nostra redazione di Iemanja' e gli verrà inviato via e mail.