MISSIONE NARIZES DE PAO, NASI DI LEGNO
L'ULTIMA PARTE DELLA RELAZIONE DI PAULINA, L'ARTISTA PORTOGHESE CHE TERMINA LA FORMAZIONE DELLE ANIMATRICI/ANIMATORI NEGLI ORFANOTROFI DI RAWA IN PAKISTAN E IL SUO IMPEGNO DIRETTO CON I BAMBINI


aprile 2003, di Paulina Almeida. Traduzione di Gabriella Gagliardo

 

Il tempo è finito. Mi porto dentro una certa malinconia.
L'ultimo mese di missione, è passato più in fretta di quanto avessi immaginato.
Dopo l'ultimo spettacolo, in omaggio a Meena, la leader emblematica di Rawa, ho preso dei giorni per riposare, per fare il punto della situazione e visitare un'altra città, Lahore.
Mi sono tuffata in un breve viaggio, che mi ha portato fino ad una città molto più sviluppata culturalmente, posso dire, più viva, dove lo spazio vuoto che va dalla povertà alla ricchezza, percepito a Islamabad, è riempito dalla leggerezza di una classe media, più libera e disponibile per la vita.
L'avvenimento è stato la Bassante la festa che celebra l'arrivo della Primavera. Lo scenario era incredibilmente bello. Migliaia di aquiloni multicolori punteggiavano il cielo di Lahore. La musica arrivava da tutte le parti. Nelle terrazze, famiglie intere fissavano il tetto del mondo , concentrate su una guerra completamente diversa da quella che attira gli sguardi del proprio mondo. Gridavano, saltavano, ridevano esageratamente. Non mi sembrava di essere in un paese prevalentemente mussulmano. La bellezza della Bassante si è prolungata per l'intera notte fino alla mattina. Camminando per la città, vedevo gli alberi e i fili dell'elettricità pieni di aquiloni addormentati. La città si svegliava lentamente, con musica, grida e, ovviamente, aquiloni. Sarebbe continuato così, per quanto mi dicevano, tutta la settimana, finchè non fossero finiti tutti gli aquiloni di carta.
Di ritorno ad Islamabad, ho accettato prontamente la proposta di Rawa di partecipare alla manifestazione contro la guerra in Iraq. Ho proposto di farlo sui trampoli, in compagnia del gruppo di trampolieri appena addestrati, in una riedizione di una delle prime manifestazioni artistiche, che avrebbero dato origine al tanto apprezzato teatro di strada. La proposta è stata accettata. Rapidamente si sono concordati i particolari e si sono ultimati i preparativi. La mattina siamo partiti in direzione del centro di Islamabad, di fronte all'edificio delle Nazioni Unite. La manifestazione ha ottenuto il successo che meritava, malgrado sia durata poco, a causa, ancora una volta, dell'ostacolo della polizia, che ci ha obbligati a battere in ritirata, minacciando e spingendo i manifestanti. Mi sono trovata costretta a discutere con una delle autorità, quando questi ha strappato via violentemente i tamburi di latta dei bambini pagliacci insomma, inconvenienti del mestiere. Abbiamo terminato con le danze, ma sfortunatamente, sempre costretti dalla polizia, ci siamo dovuti dirigere verso casa.
Il lavoro presso gli orfanotrofi sta per terminare.
RAWA ha organizzato una giornata in un parco sicuro, per il divertimento degli orfani.
Ancora non si faceva sentire molto movimento nelle strade di Rawalpindi, il giorno 25 alle 8:30 del mattino, che già i 90 bambini, che occupano tutti i posti disponibili dei tre orfanotrofi diretti da RAWA, erano pronti e impazienti per una delle innumerevoli attività promosse dall'organizzazione.
Questa volta, l'evento aveva come principale obiettivo la celebrazione del teatro.
Stretti insieme, con i rispettivi incaricati di ogni orfanotrofio, alcuni membri e sostenitori dell'associazione, attrezzi teatrali e un grande sacco di provviste, i bambini si sono diretti su un autocarro colorato verso il parco IAUB.
All'arrivo, il tempo di ultimare i preparativi per la celebrazione, e un gran pranzo. Tra corse e giochi, grida e prove, gli orfani aspettavano ansiosamente l'inizio dell'azione teatrale. Alle due del pomeriggio abbiamo iniziato a truccare, sistemare i costumi, fare le ultime prove. Alle tre e mezza era tutto pronto per l'inizio della celebrazione.
L'evento consisteva in un insieme di atti, realizzati dai diversi orfanotrofi. Queste azioni teatrali sono state il culmine dei workshops di teatro realizzati nelle ultime settimane.
Una sfilata colorata, con personaggi giganti, sui trampoli e pagliacci che suonavano con le lattine d'olio, aprivano le fila. Dal giardino si sono diretti verso una casa, dove bambini piccoli hanno intonato un inno di RAWA. In seguito, è stata la volta dei giovani acrobati, che hanno esibito le loro prodezze per un pubblico stupefatto, che ha applaudito generosamente. Quindi è stato rappresentato un teatro di marionette, preparato dai bambini durante un workshop. Ancora una canzone di Rawa, un'esibizione di giocolieri e per finire una piccola danza di contenuto astrattamente politico.
Alla fine, ho regalato a ogni orfanotrofio un set di maquillage per il teatro, gentilmente offerto dalla compagnia Grotest Maru. Quest'attività è finita in festa, con una danza collettiva e una cena offerta agli orfani e agli invitati.
Questi workshop hanno colmato la lacuna esistente nella formazione artistica, una delle scommesse forti dell'associazione, nella lotta contro i fondamentalisti.
Parallelamente, ho continuato la ricerca sul complesso universo di lotta e sofferenza delle donne afghane.
Dopo essermi sorbita numerose pagine di testi dolorosi, immagini da brivido, interviste e visite, sono riuscita a riassumere e ordinare in un breve scritto che ho chiamato "La città perduta delle donne" la vicenda afghana.
E' stato difficile riunire un gruppo di donne disponibili per la realizzazione di questo spettacolo teatrale.
Per diverse ragioni, che andavano dalla scuola, alla proibizione dei familiari, alla vergogna, o all'autovalutazione di mancanza di attitudine, il gruppo ha continuato a cambiare forma, fino al risultato finale. Due delle donne non parlavano inglese, ma avevano lavorato nel campo dei rifugiati con me, sono state sollecitate da RAWA per partecipare alla realizzazione dello spettacolo.
Prove piene di risate e qualche resistenza. Questo lavoro si è sviluppato molto lentamente ed è stato popolato da mancanza di volontà, problemi derivati da un insieme di contingenze che hanno finito per minare quest'ultimo progetto.
Il lavoro, che avrebbe dovuto essere presentato nella giornata internazionale della donna, è stato rimandato al 17 marzo, a causa di manifestazioni religiose, iniziate il 7. La paura di un possibile attacco da parte di fanatici, che non ci lasciano dormire con le loro preghiere urlate fino a notte fonda, è stato il motivo principale per il cambiamento di programma: questa notizia ha abbattuto considerevolmente il nostro promettente bocciolo.
In questo modo, le prove sono andate avanti lentamente.
Contemporaneamente, abbiamo programmato un workshop, insieme alla comunità artistica di Islamabad, intitolato Body in Space. Con atteggiamento strategico, questo sarebbe stato una specie di favore vincolante, tra l'elite pachistana e RAWA. Dal mio punto di vista, è stato un segnale, rivolto a questa comunità, sulla responsabilità di agire a fianco della comunità afghana, i loro vicini, in modo da incentivare e stimolare lo sviluppo culturale, polverizzato da più di due decadi di guerra.
Lo spettacolo "The lost city of women" è pronto. E' una visione poetica della mia convivenza con le donne afghane, negli ultimi quattro mesi.
Domani, su mia richiesta, torneremo al campo profughi a filmare le prove generali, poi sfortunatamente non sarò presente alla prima.
Di mattina mi congedo dagli orfani, piango e distribuisco altri trucchi e musica, recentemente arrivata da Berlino.
Il sole brilla intensamente. C'è caldo. Gli uccelli cantano senza sosta.
Sono vicina alla possibile guerra e non me ne ricordo, tanto occupata a tentare di recuperare qualche ferita di un'altra ancora recente. Se i signori della guerra vivessero e sapessero quanto costa questo rialzarsi penoso, per camminare verso la ricostruzione, si affretterebbero a rifare le risoluzioni,risolvendo, nei limiti del possibile, i conflitti pacificamente. Il minuto che ci vuole a distruggere, si moltiplica infinitamente in lunghi anni, percorrendo generazioni, quando tocca ricostruire.
A cominciare dalle condizioni umanitarie più essenziali, passando per l'educazione e la cultura, la comunità afghana ha perduto tutto, in queste successive decadi di guerra. Non le sono state date le occasioni per evolvere. Questa società, in altri tempi abbastanza sviluppata, piena di una ricchezza insostituibile, è stata costretta a una marcia indietro indescrivibile, sprofondando nell'epoca medievale.
La piccola prestazione della missione "Narizes de pao" (Nasi di legno), che spero vedere moltiplicata in un prossimo futuro, è stata apprezzata da RAWA, che già ora ringrazia tutti coloro i quali l'hanno appoggiata e sostenuta, in un modo o nell'altro.
Quanto a me, sarò di ritorno tra breve, con il forte desiderio di tornare qui, accompagnata da un folto gruppo per aiutare questa nobile, affabile e ospitale gente, che mi ha ricevuta tanto bene.
Viva l'Afghanistan!