INTERVISTA TELEVISIVA A MALALAI JOYA - RAI3 DELL'11-12-2004
UNA BREVE NOTA SUL PROGRAMMA DI RAI 3 DEL GIORNO 11-12-2004


dicembre 2004, a cura di Graziella Longoni

 

Abbiamo registrato la trasmissione di Rai 3 intitolata "Dimenticare Kabul?", andata in onda il giorno 11 dicembre 04 nell'ambito del programma Agenda del Mondo.
E' composta di tre parti:
1. La sfida di Malalai alla Loya Jirga
2. La guerra dell'oppio
3. Donne senza burqa.
Si tratta di tre servizi giornalistici con immagini che consentono:
- di cogliere il clima dell'assemblea costituente e le reazioni al discorso di Malalai contro i fondamentalisti,
- di vedere i campi di coltivazione dell'oppio, di conoscere i dati relativi all'incremento di questi anni, l'impotenza delle istituzioni impegnate a combatterle, si dice chiaramente che i signori della guerra controllano il traffico di oppio e in questo modo possono comprare armi e mantenere le loro milizie e si sottolinea che, secondo l'ONU, l'Afghanistan rischia di diventare un narco stato, di entrare nella prigione di Kabul, dove le donne vivono miseramente con i loro bambini; si dice chiaramente che, per mandare in prigione una donna, basta la parola di un uomo e che il concetto di pena è declinato solo come punizione e non come riabilitazione.
Malalai commenta ogni cosa, riassume il suo discorso alla Loya Jirga, dice che i fondamentalisti l'hanno minacciata di morte, condanna i signori della guerra, accusandoli di aver massacrato più di 40.000 civili durante il loro tentativo di governo e di gestire il traffico di droga. Li chiama terroristi amici dell'America che li ha usati per combattere i taleban e che permette loro di occupare, oggi, i posti chiave nel governo di Karzai.
Parla delle elezioni, precisando che, tra il male e il peggio, la gente ha scelto il male, votando Karzai che, se non altro, non ha le mani sporche di sangue, ma ritiene che, se il governo non disarmerà i signori della guerra, non ci sarà speranza per il suo paese.
Parla poi delle donne, che godono di una relativa libertà di movimento solo a Kabul, mentre nelle province (nomina in particolare Herat e lo stile di Ismail Khan) sono oppresse, violentate e negate, come all'epoca dei taleban tanto è vero che, per disperazione, molte si suicidano, dandosi fuoco (la media è di 10 suicidi al giorno).
Conclude, dicendo che lei continuerà a lottare senza lasciarsi intimidire e che, per il suo popolo, è pronta a sacrificare la sua vita.
Nel serivizio c'è anche un flash sulla sua premiazione come donna dell'anno a Saint Vincent.
Io l'ho trovato un buon servizio, che dà informazioni chiare, molto critico nei confronti della realtà che si è venuta a creare con l'intervento amaricano e soprattutto molto rispettoso nei confronti di Malalai, alla quale è stato permesso di esprimere le sue opinioni senza cercare di addolcirle.