UN NEWROZ DEDICATO A LEYLA ZANA E AD AMINA
IL 21 MARZO 13 MILIONI DI KURDI FESTEGGIANO IL LORO CAPODANNO, MA NEL KURDISTAN TURCO VIENE OGGI MESSO FUORILEGGE IL PARTITO FILOKURDO HADEP, CHE HA ELETTO TRE DONNE KURDE SINDACO E SOSTIENE ASSOCIAZIONI DI DONNE CHE SALDANO LOTTA PER LA LIBERAZIONE NAZIONALE E LOTTA CONTRO IL PATRIARCATO


marzo 2003, di Nadia Cervoni delle Donne in Nero

 

 

Nel Kwait ci sono già 30 gradi, a fine mese la temperatura salirà a 40 gradi e le truppe USA non hanno l'equipaggiamento adatto per sostenere simili temperature. Di giorno in giorno questa sciagurata guerra è slittata di quasi due mesi, ancora una manciata di giorni e forse dovrà essere almeno sospesa o forse, ipotesi di cui già si parla, si farà in due tempi: nel Nord dell'Iraq, dove è comunque già iniziata per poi riparlarne a settembre. Anche se questo dovesse accadere, fallirebbe comunque il piano originario USA. Il 21 marzo si avvicina, per noi l'entrata della primavera, per i kurdi/e il Newroz, il loro capodanno che celebrano sparpagliati e negati tra la Turchia, l'Iran, l'Iraq e la Siria. In Turchia la giornata del Newroz è di straordinaria importanza: l'unico appuntamento dell'anno vissuto da 13 milioni di donne e uomini kurde/i, il 23% della popolazione, come la giornata della speranza per la libertà e il riconoscimento dell'identità kurda. Per un solo giorno è possibile parlare in kurdo, esibire in pubblico i colori del Kurdistan, vestire con gli abiti tradizionali kurdi. Per il resto dell'anno tutto ciò è vietato e per chi trasgredisce scatta immediata la repressione di stato. Se la guerra non ci sarà potremmo anche noi festeggiare il nostro Newroz ed essere così anche a fianco delle donne e uomini kurdi dell'Iraq ma anche della Turchia, un paese chiave nella vicenda internazionale. A fronte del buon esito della corte suprema europea dei diritti umani che ha riconosciuto la Turchia colpevole di gravi violazioni del diritti umani nei confronti di Ocalan, ieri è arrivata la risposta del governo turco che ha chiuso le sedi del partito filokurdo Hadep, perché vicino al PKK e questo grazie alla famosa lista nera della commissione europea stilata un anno fa che includeva il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) tra le organizzazioni terroristiche. 46 dirigenti dell'Hadep interdetti per 5 anni da ogni attività politica. Chi è stata/o in Kurdistan ha avuto modo di verificare l'impegno dell'Hadep per l'avvio del processo di democratizzazione in Turchia. Chi è stata come me in Kurdistan ha potuto conoscere tantissime donne che facendo capo all'Hadep si impegnano per la libertà e il riconoscimento del popolo kurdo ma anche per intervenire sulla condizione delle donne vittime di un sistema patriarcale feroce che spesso porta le donne a quello che viene definito "suicidio d'onore".

Nella regione del Kurdistan turco, la più coinvolta militarmente per l'attacco USA nel Nord Iraq, ci sono 37 municipalità vinte alle ultime elezioni dall'Hadep, tra queste 4 donne sindache. Quale sarà la sorte dei sindaci eletti nelle liste dell'Hadep ora che l'Hadep è stato dichiarato fuorilegge? L'associazione delle Madri della Pace che noi Donne in nero ben conosciamo è molto sostenuta anche dall'Hadep e così anche l'associazione per i diritti umani, IHD. Non so se nel Kurdistan turco quest'anno si riuscirà a celebrare il Newroz, e probabilmente molte saranno le città dove si registreranno gravi incidenti e le delegazioni internazionali in partenza come osservatrici per il Newroz, subiranno molte restrizioni. Da tempo le nostre amiche kurde e turche ci hanno detto che si sta portando la Turchia verso la guerra civile. Anche una guerra civile, soprattutto in un'area così strategica, può essere utile per piani più ampi di dominio mondiale e non c'è nessuna differenza tra le vittime delle guerre siano esse civili o mondiali. Il Kurdistan irakeno, ricco di petrolio ma anche di assetti estremi, temo sarà ancora una volta teatro di inimmaginabili violenze sulla popolazione; il Kurdistan turco subirà ancora di più la pesantissima repressione militare dello stato turco che cercherà di provocare rivolte spontanee per poterle reprimere ferocemente. Un copione che puntualmente si ripete, vedremo anche come finirà la riaccesa polveriera nei balcani. La storia ci insegna che i delitti eccellenti non avvengono mai in tempi casuali. Ma se tutte e tutti ci arrendessimo a subire il tragico e violento disordine mondiale che stiamo vivendo non faremmo altro che il gioco dei signori della guerra che vogliono diventare signori del mondo. Noi donne, che non rinunciamo alla voglia di vivere e alla libertà, inventiamoci il nostro Newroz, usando le bandiere della pace sulle quali potremmo metterci tutta la nostra voglia e intenzione di fermare questa guerra e la regia per un mondo militarizzato e assoggettato. Sempre in Turchia Ii 28 marzo ad Ankara, prenderà avvio il processo per Leyla Zana e altri 3 ex parlamentari kurdi accusati di separatismo. La prima condanna fu di 15 anni. Sempre la corte suprema europea per i diritti umani ha costretto la Turchia a ripetere ora il processo. Le Donne in nero hanno portato più volte in piazza Leyla, prigioniera di pace. Dedichiamo a lei il nostro Newroz, dedichiamolo ad Amina, la donna nigeriana condanna alla lapidazione, dedichiamolo a tutte le donne vittime come loro della profonda ingiustizia con la quale si vorrebbe dominare il mondo. E dedichiamolo anche a tutte quelle donne coraggiose che vivono nei luoghi più colpiti dalle guerre, dai fondamentalismi, che non rinunciano, come noi, alla libertà universale, alla forza della speranza e alla quotidianità di un sorriso.