LEYLA ZANA ANCORA IN CARCERE E CON LEI GLI ALTRI TRE EX DEPUTATI CURDI
PROSEGUONO LE MOBILITAZIONI IN ITALIA, MENTRE L'AMBASCIATORE TURCO RIFIUTA DI RICEVERE LA DELEGAZIONE DI DONNE PARLAMENTARI


giugno 2003, Da Nadia Cervoni, delle Din di Roma

 

Il 23 maggio si è svolta ad Ankara la terza udienza del processo che si sta ripetendo a carico di Leyla Zana e di altri 3 coimputati, già condannati nel 1994 alla pena di 15 anni. Appena finita l'udienza, Silvana Barbieri di Punto Rosso, presente con la delegazione europea mi ha chiamata e con toni molto tristi mi ha informata che l'udienza è andata molto male. Negata ancora una volta a leyla e agli altri 3 coimputati la libertà provvisoria, così come previsto dalla Corte suprema europea per i diritti umani. La pubblica accusa e il presidente tendono a confermare i capi d'accusa che vorrebbero Leyla condannata per terrorismo. Minacciate prove mai esibite, grande difficoltà per la difesa di procedere con gli interrogatori. Anche questo nuovo processo, nonostante l'intervento fermo della Corte suprema europea non si sta svolgendo secondo criteri trasparenti ed equi. Sentito testimone d'accusa capo di 700 guardiani di villaggio che si è scagliato violentemente contro Leyla Zana e gli altri 3 coimputati. La prossima udienza è stata fissata per il 20 giugno 2003. E' importante mantenere e far crescere l'attenzione sul caso di Leyla Zana, significativo della totale violazione dei diritti umani in Turchia e della inadeguatezza della richiesta della Turchia di entrare in Europa. In attesa di relazioni più dettagliate informiamo che le adesioni giunte alla campagna 1000 firme per Leyla Zana libertaperleylazana@donneinnero.org sono state inviate all'ambasciata turca in Italia e in Turchia ai rappresentanti di governo. Altre iniziative saranno messe in campo a partire dalla ricerca di maggior coinvolgimento di rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali. In molti comuni Leyla è cittadina onoraria, tra questi anche il comune di Roma.
Il giorno 22 maggio a Roma si è svolto un sit in di protesta davanti l'ambasciata turca organizzato dalle Donne in nero, Wilpf, Un Ponte per. Presenti anche le onorevoli Elettra Deiana (parlamentare) e Luisa Morgantini(europarlamentare) alle quali è stato rifiutato l'incontro richiesto con l'ambasciatore. Segue il comunicato stampa a firma Deiana - Morgantini e un breve articolo di Luisa Morgantini (Manifesto 23/5). Sempre il 22 maggio a Bologna si è tenuta una conferenza stampa sul caso Leyla Zana e i diritti negati in Turchia indetta dal locale gruppo delle Donne in Nero e dai giuristi democratici, presenti nelle udienze precedenti ad Ankara.


COMUNICATO INVIATO ALL'AMBASCIATORE TURCO IN ITALIA E AL MINISTRO DEGLI ESTERI ITALIANO
La presente per esprimere il nostro vivo rincrescimento per non aver potuto conferire con Sua Eccellenza l'Ambasciatore Berin TULUN o Suo Delegato rappresentante a seguito della richiesta da Noi avanzata il giorno 22 maggio 2003 ad un addetto dell'ambasciata turca in Italia mentre era in corso il sit in indetto dalle Donne in Nero, WILPF e UN PONTE PER per il rispetto di criteri di imparzialità nello svolgimento del nuovo processo in corso ad Ankara a Leyla Zana, Hatip Dicle, Orhan Dogan e Selim Sadak, così come richiesto dalla Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti Umani alla Corte Suprema di Sicurezza di Ankara.

Il rifiuto del colloquio da noi richiesto con l'intenzione anche di consegnare all'Ambasciatore o Suo Delegato la petizione delle firme raccolte per un processo equo e trasparente preoccupa e non ci fa ben sperare nel cammino di democrazia che la Repubblica di Turchia dichiara di aver intrapreso per consentire la sua entrata nella Comunità Europea.

Onorevole Elettra Deiana, Parlamento Italiano
Onorevole Luisa Morgantini, Parlamento Europeo

Roma, 22 maggio 2003
Oggi si tiene ad Ankara la nuova udienza del processo a Leyla Zana, deputata curda.
Le donne in nero che con Wilpf e Un ponte per, hanno lanciato una campagna per la sua liberazione, ieri hanno manifestato davanti all'ambasciata turca . Presenti alla manifestazione diverse giovani universitarie.
La parlamentare italiana Elettra Deiana ed io, europarlamentare, abbiamo chiesto di essere ricevute dall'ambasciatore o un suo rappresentante per consegnare insieme alle promotrici le firme raccolte. La risposta è stato un sonoro no. Un siffatto comportamento mostra chiaramente la scarsa considerazione che le autorità turche mostrano per cittadine italiane e rappresentanti parlamentari che chiedono conto, ad un paese candidato ad entrare nell'unione Europea, dei comportamenti illegali e liberticidi.
Leyla Zana eletta nel 1991 con una marea di voti , è stata arrestata insieme ad altri deputati curdi, per avere parlato curdo nel giorno dell'insediamento al parlamento.
Tutti condannati a 15 anni, ormai quasi trascorsi. I due figli di Leyla sono cresciuti senza la loro madre, esuli, hanno studiato in Francia. Il figlio oggi lavora alla TV curda di Bruxelles, la figlia ha lasciato la Francia ed è tornata ad Ankara per essere vicina a sua madre. Il loro padre Mehdi, che ha passato grande parte della sua vita nelle carceri turche, appena rilasciato ha condotto in tutta Europa, la campagna per la liberazione di Leyla che è stata insignita di diversi premi, persino il premio Sacharov del parlamento Europeo, oltre alla cittadinanza del comune di Roma.
La corte suprema europea per i diritti umani ha imposto all'autorità turca la riapertura del processo riconoscendo la violazione da parte del Tribunale turco dei diritti degli imputati. La prima sessione ha vuto inizio il 28 Marzo, alla presenza di parlamentari europei, italiani e ad una delegazione di avvocati e giuristi democratici europei.
Nell'apertura del secondo processo Leyla Zana ha riaffermato le sue posizioni per la pace e la democrazia in Turchia : "Noi vogliamo in primo luogo fraternità dei curdi e dei turchi*se la Turchia diventa un paese democratico, sarà il centro della democrazia del Medio-Oriente. La bellezza dell'arcobaleno è che arriva dopo la pioggia ed è ricco di differenti colori. Noi possiamo danzare nell'arcobaleno. I diritti umani sono la possibilità di danzare tutti insieme con molti colori". LUISA MORGANTINI