LETTERA DELL'AMBASCIATORE
TURCO A ROMA
PUBBLICHIAMO
LE MOTIVAZIONI ADDOTTE DAL RAPPRESENTANTE DEL GOVERNO TURCO PER
GIUSTIFICARE LA DETENZIONE DI LEYLA ZANA, IN RISPOSTA ALLA MOZIONE
PRESENTATA DA ALCUNI PARLAMENTARI ITALIANI
dicembre 2002
LETTERA DELL'AMBASCIATORE TURCO A ROMA
(traduzione non ufficiale)Roma, 10 giugno 2002
Egregi Signori,
in vista della mozione presentata per la liberazione di Leyla Zana ed altri ex-parlamentari dell'ex Partito Democratico (DEP) che sembra essere una serie di iniziative fuorvianti, desidero trasmettere in allegato alla presente una nota esplicativa per chiarire il caso che li riguarda.
Mi auguro che potrete dedicare parte del Vs. prezioso tempo per esaminare la suddetta nota affinché possiate avere un quadro completo e migliore della situazione. Inoltre, in questo contesto, gradiremmo che queste informazioni vengano fatte circolare fra tutti i membri del Consiglio Regionale.
Distinti saluti, Necati Utkan
NOTA ESPLICATIVA SULLA SITUAZIONE DI LEYLA ZANA E DI ALTRI EX-PARLAMENTARI DEL PARTITO DEMOCRATICO (DEP)
L'interpretazione diffusa in ambito internazionale per la quale Leyla Zana è stata condannata per avere espresso pacificamente le sue opinioni politiche è errata. Leyla Zana è in prigione per avere perseguito attività illegali ed avere sostenuto il terrorismo.
Durante le elezioni generali del 20 ottobre 1991 Leyla Zana fu eletta alla Grande Assemblea Nazionale Turca quale candidata del Partito Sociale Democratico (SHP) della località elettorale di Diyarbakir. Successivamente è diventata membro del Partito Democratico (DEP)
Il 2 marzo 1994 a Leyla Zana fu tolta l'immunità parlamentare dalla Grande Assemblea Generale Turca ed in seguito il 17 marzo 1994 fu arrestata.
I capi d'accusa contro Leyla Zana includono:
avere frequentato i campi di addestramento armato dell'organizzazione terroristica PKK nella Valle di Bekaa in Libano
aver preso contatti quattro volte con le famiglie più in vista della Provincia di Sanhurfa chiedendo loro sostegno nella suddetta regione per le attività del PKK
avere preso contatti due volte con le famiglie più in vista della Provincia di Van facendo loro pressione affinché si unissero al PKK per collaborare alla fondazione del "Kurdistan"
aver consegnato all'organizzazione terroristica PKK Ali Dursun, il quale era stato rapito per le sue posizioni contro il PKK e portato a casa di lei
I discorsi del 18 e 20 ottobre e del 23 dicembre 1993 che sostenevano il separatismo facendo uso di mezzi violenti.
Queste accuse sono molto gravi. Si dovrebbe riconoscere che la legge non ammette eccezioni nonostante le conseguenze politiche.
Il giorno 8 dicembre 1994 Leyla Zana fu condannata dalla Corte di Sicurezza di Stato d'Ankara a 15 anni di prigione in base all'articolo 168/2 del Codice Penale turco per appartenenza ad un'organizzazione armata illegale. La condanna fu confermata dalla Corte d'Appello il 26 ottobre 1995.
Il 17 gennaio 1996 Leyla Zana e gli ex-parlamentari del Partito Democratico (DEP), il quale fu dissolto dalla Corte Costituzionale, hanno presentato una domanda alla Commissione Europea per i Diritti Umani rivendicando che durante il processo al quale erano stati sottoposti dalle autorità nazionali con l'accusa di essere membri di un'organizzazione terroristica, le disposizioni della Convenzione Europea per i Diritti Umani erano state violate.
In data 30 aprile 1999 la Commissione Europea per i Diritti Umani concluse che la Convenzione era stata violata in quanto le accuse contro le persone suindicate erano state modificate durante l'ultima fase del processo. Inoltre, agli imputati non fu concessa un'ulteriore opportunità per difendersi contro le accuse e la Corte di Sicurezza Nazionale, presso la quale sono stati giustiziati, non costituiva un tribunale indipendente ed imparziale in quanto durante i procedimenti giudiziari un giudice militare era stato presente.
Finalmente la Commissione ha trasmesso la domanda alla Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU).
Il 17 luglio 2001 la CEDU ha adottato le conclusioni emesse dalla Commissione con parere favorevole. La CEDU trovò che l'articolo 6 della Convenzione, il quale garantisce il "diritto ad un giusto processo" fu violato e pertanto sentenziò il Governo turco al pagamento di 25.000 dollari USA per danni non pecuniari ad ogni richiedente e 10.000 dollari USA per i costi e le spese complessive.
A seguito della decisione della CEDU che il "diritto ad un giusto processo" era stato violato, alcune richieste sono sorte per liberare o sottoporre alla riapertura di un processo i richiedenti ex-membri del DEP che ora sono in prigione.
Tuttavia sarebbe necessario tenere a mente i fatti di seguito indicati:
i richiedenti non sono stati imprigionati per un crimine connesso alla libertà di espressione definito dalla legge ma per essere membri di un'organizzazione illegale. In merito a ciò, la CEDU ha stabilito che esiste soltanto la violazione al "diritto ad un giusto processo". Né la Commissione né la CEDU hanno considerato necessario riesaminare gli articoli inerenti alla libertà di espressione, di organizzarsi in assemblee, associazioni o la proibizione di discriminazioni per verificare se erano stati violati come dichiarato dai richiedenti.
Nell'ambito della decisione di violazione del "diritto ad un giusto processo" emessa dal CEDU inerente all'articolo 6 della Convenzione, non è necessario rilasciare i richiedenti. Inoltre, non esistono alcuni esempi che altre autorità nazionali, a seguito delle decisioni della CEDU, hanno liberato automaticamente i detenuti senza prima effettuare i necessari emendamenti nel proprio sistema giudiziario. Pertanto, le dichiarazioni che i richiedenti dovrebbero essere rilasciati sono irrilevanti e chiaramente infondati e malintenzionati nell'ambito della legge.
In Turchia le riaperture dei processi per casi relativi ad azioni criminali sono regolate dall'articolo 327 del Codice di Procedura Penale. Tuttavia, le decisioni della CEDU nelle quali si stabilisca che la Turchia ha violato la convenzione non sono considerate come "fatti nuovi" o "prove nuove" affinché venga dato inizio alla riapertura di un processo relativo all'articolo qui indicato.
A seguito degli emendamenti alla Costituzione ed alla Legge sulle Corti di Sicurezza Nazionali del 1999, venne stabilito che la presenza di un giudice militare nella Corte di Sicurezza Nazionale non venisse più ammessa.
Attualmente, Leyla Zana si trova nella Casa di Reclusione di Ankara dove finirà di scontare la sua condanna. Lei riceve regolarmente le necessarie cure e attenzioni mediche.
A seguito della diminuzione significativa delle attività terroristiche, il Governo della Turchia ha intensificato i propri sforzi mirati al miglioramento della situazione socio-economica nel sud-est della Turchia. Gli sforzi compiuti in tal senso costituiscono un elemento importante nell'ambito del Programma Nazionale per l'Adozione dell'Acquis dell'Unione Europea. In questo contesto la nostra forza principale deriva dal fermo rifiuto da parte dei nostri cittadini di origine curda di perseguire tendenze separatiste.