MUYESSER, ANCORA NOTIZIE TRAGICHE DOPO IL SUO RIENTRO
SEGUENDO PASSO PASSO LA VICENDA DELLA NOSTRA AMICA


luglio 2001, da UIKI - Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia

 

Care amiche, cari amici
abbiamo notizie da Muyesser e le ultime sulla sua infinita tragedia.
Intanto all'arrivo nel villaggio d'origine il marito di Muyesser, in quanto padre di Fuat, è stato imprigionato e tutt'ora si trova sotto detenzione. Poi, finalmente ieri si è conclusa l'odissea della restituzione del corpo di Fuat che durava ormai da una settimana. Infatti, alle 24 è stato rilasciato per la sepoltura, che è stata permessa non nel cimitero del villaggio della famiglia, ma di un villaggio vicino, alla sola presenza della madre.
In realtà Muyesser aveva anche rifiutato per paura, visto che era sola accompagnata dalla polizia, ma non c'è stato niente da fare e la sepoltura è avvenuta così, illuminati dalla luce artificiale e nell'anonimato.
Attualmente Muyesser sta ricevendo i parenti e gli amici che la stanno andando a trovare nella casa di famiglia al villaggio di Ahlat presso Bitlis. Muyesser, tramite la voce delle sue colleghe, si dispiace che il suo lavoro in continuazione con le attività iniziate in Italia sia stato bloccato.
Purtroppo, questa non è altro che l'ennesima delle repressioni cui le donne kurde, in questo caso nella persona di Muyesser, devono sottostare. Infatti, la settimana scorsa per l'anniversario della condanna a morte del presidente Ocalan, un gruppo di donne dell' Iniziativa delle madri della pace voleva recarsi al villaggio di nascita del Presidente Ocalan dove poter far volare alcune colombe in segno di pace. Naturalmente, la delegazione delle donne non è potuta proseguire più in là dell'ultimo posto di polizia prima di Urfa, dove sono state fermate e trattenute per alcune ore (l'autista ed altri accompagnatori sono stati prelevati) e le colombe sono state addirittura sequestrate. Le donne così sono tornate a Diyarbakir dopo alcune ore e, tramite una conferenza stampa, hanno raccontato le violenze verbali cui sono state sottoposte durante le ore in cui la polizia le ha trattenute.
Vorremmo dire a presto, con la speranza di raccontarvi qualcosa di bello, ma non ve lo possiamo certo assicurare!