LA DONNA MUTILATA
UN'INCHIESTA
SULLA MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE IN ITALIA. RECENSIONE.
recensione, a cura di Iemanjà,
del libro di Sirad Salad Hassan, Ed.Loggia de' Lanzi, Firenze,
1999
Questo agile volumetto di cento pagine riesce ad offrire, in un paio d'ore di lettura, una visione complessiva del fenomeno delle mutilazioni genitali ai danni delle donne nel mondo e in particolare in Italia.
Chiarisce in cosa consistano le diverse tipologie di mutilazione - circoncisione, recensione, infibulazione, intermedio -, le età in cui vengono inflitte, le etnie interessate, accostando dati statistici a un'indagine sul campo svolta recentemente in Toscana prendendo come campione le donne somale immigrate residenti a Firenze, Pisa, Arezzo e Lucca.
Lo studio privilegia un approccio di tipo sanitario e si sofferma quindi sui danni fisici e sulle conseguenze permanenti delle mutilazioni denunciate, sostenendo che queste informazioni siano le più adeguate a vincere le resistenze culturali ed ideologiche delle popolazioni che le praticano. Allo stesso tempo riferisce quali siano le motivazioni e gli scopi dichiarati dai sostenitori di tali pratiche, sgombrando il campo da dubbi ed equivoci.
Dati alla mano, la pratica delle mutilazioni viene quindi equiparata alla pratica della tortura e vengono denunciati i compromessi di comodo di chi, col pretesto di garantire condizioni igieniche che riducano la mortalità e la gravità delle altre conseguenze irreparabili, offrono la possibilità di usufruire delle strutture sanitarie e dell'anestesia per eseguire "l'intervento".
Le donne che hanno subito mutilazioni sono attualmente circa cento milioni e vivono in più di trenta Paesi del mondo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità sono da attribuire a questa causa circa la metà dei 500.000 decessi di donne che si verificano nel terzo mondo durante la gravidanza e il parto, e dei circa 4 milioni dei decessi dei neonati. In ogni caso la salute sessuale e riproduttiva delle donne viene gravemente compromessa e sarebbero necessarie ingenti risorse per la riabilitazione delle donne mutilate, nel tentativo di contenere i danni ginecologici e psico-sessuali.
Ma la conseguenza più grave della violenza subita è la coazione a ripetere la medesima tortura alle proprie figlie, come testimonia l'indagine condotta in Toscana, che esprime la determinazione con cui giovani immigrate intendono proseguire questa tradizione. Eppure esse stesse dichiarano di soffrire di forti dolori durante ogni periodo mestruale, perdite di sangue e infezioni a causa dei rapporti sessuali rispetto ai quali la quasi totalità delle intervistate si dichiara non soddisfatta, dal momento che accusa forti dolori durante il rapporto, non prova piacere e "odia il rapporto sessuale".
Secondo lo stesso campione, le ragioni per cui le donne vengono mutilate sono nell'ordine: proteggere la verginità, controllo del sesso, obbligo religioso (segnalato da meno di un quarto del campione), e infine (solo per poche unità) esigenze igienico sanitarie e tradizione. E' chiara quindi la percezione delle motivazioni reali della propria cultura a favore della mutilazione: una bambina non circoncisa "diventerà una donna facile" e le sue possibilità di contrarre matrimonio sono praticamente nulle. La mutilazione serve ai maschi della famiglia per mantenere un controllo totale della sessualità e della vita delle donne.
L'aspetto religioso deriva da un'errata interpretazione della fede islamica diffusa per ragioni di comodo in vari Paesi musulmani, ma questa pratica è utilizzata anche da cattolici, protestanti, copti, animisti e non credenti e non è giustificata da nessun precetto religioso.
Tutti gli operatori (sanitari, insegnanti, educatori) che entrano in contatto con bambine a rischio - soprattutto bambine tra i sei e i sette anni o adolescenti - dovrebbero venire adeguatamente addestrati in modo da prevenire tali gravi abusi che vanno inquadrati come lesioni volontarie gravissime. E' necessario un intervento capillare sulle giovani madri perché abbiano la possibilità di rielaborare il trauma subito, sviluppino il senso del diritto alla propria integrità fisica e psichica e vengano poste di fronte alla realtà del delitto che vorrebbero far subire alle proprie figlie.
Una legge e interventi repressivi non sono sufficienti per estirpare usanze che riguardano il cento per cento delle donne di alcune etnie, sono però provvedimenti indispensabili e urgenti: non si può fingere, come avviene in molti Paesi europei malgrado la presenza di numerose comunità di immigrati, che il problema non esista.
Brani antologici dal capitolo "Tipi di mutilazione e conseguenze fisiche"