WADA, CIOE' PROMESSA
PREZIOSA TESTIMONIANZA DEL FEMMINISMO PACHISTANO, NELL'INTERVENTO DI BILQUIS TAHIRA A MILANO: UNA PAGINA DI STORIA DELLE DONNE DEL SUO PAESE, TRA RECLUSIONI E INIZIATIVE DI RESISTENZA


novembre 2002, traduzione di Gabriella Stanchina

 

Per tutte/i coloro che hanno avuto la gioia di conoscere Bilquis Tahira il 14 ottobre presso la Libera Università delle Donne di Milano, sarà difficile dimenticare questa piccola, grande donna, indomita e appassionata come la regina di Saba di cui porta il nome ma profondamente umile nonostante il suo curriculum di dieci pagine. Molti sono infatti i fronti in cui Bilquis è impegnata: scrittrice, femminista e pacifista pachistana, Bilquis ha un master di letteratura inglese presso l'Università del Punjab e uno in Donne e Sviluppo conseguito in Olanda con una tesi sulle Donne e il cinema in Pachistan. Bilquis lavora da 18 anni come consulente di organizzazioni non governative, cercando di coniugare i progetti di sviluppo economico del Pachistan con un'attenzione particolare ai bisogni e alle iniziative delle donne, all'ambiente e alle tematiche educative. Guida inoltre l'associazione WADA, il cui nome significa "promessa": promessa e ricchezza del Pachistan sono infatti le bambine e i bambini a cui WADA, con lo sguardo proteso al futuro, indirizza i propri programmi educativi, andando di scuola in scuola a insegnare il valore della tolleranza verso le differenze e le minoranze, in netta controtendenza rispetto alle correnti culturali e sociali fondamentaliste che si stanno diffondendo in Pachistan e si sono espresse minacciosamente nelle ultime elezioni.
Bilquis ha tracciato nella sua conferenza lo sviluppo storico, spesso combattuto e contraddittorio dell'assetto politico del Pachistan, con riguardo particolare all'azione e alle speranze delle donne. Già nel 1947, anno della secessione dall'India e della Dichiarazione d'Indipendenza, le donne si organizzano in associazioni umanitarie impegnate nel sostegno ai rifugiati. Grandi speranze attraversano la neonata nazione, sorgono gruppi teatrali, associazioni di scrittori, intenso e libero è il dibattito sulla stampa. La Costituzione pachistana è moderatamente liberale rispetto ai diritti delle donne e certamente più avanzata rispetto ad altre Costituzioni ancora vigenti in altri paesi islamici. Non serve il benestare di un uomo per avere il passaporto, né il permesso di un parente maschio per sposarsi. Le donne possono votare, candidarsi, possedere immobili e conti bancari. Permane fino al 1984 il divieto per le donne di sposare uno straniero non-musulmano. Ben diversa è purtroppo l'applicazione della Costituzione, disattesa ancora oggi dalla prepotente egemonia di tradizioni tribali patriarcali, che fanno sentire il loro peso specialmente nelle aree rurali. Nel 1977 sale al potere con un colpo di Stato il generale Zia inaugurando un regime che da provvisorio si trasformerà in 11 anni di autocrazia ininterrotta. Il motto di Zia in tema di politiche femminili è "chador i chard divari", cioè chador e le quattro pareti domestiche. Ciò testimonia il crescente influsso della gerarchia religiosa sul dittatore che si traduce in sempre più incombenti appelli alla sharia, nell'educazione dei giovani che si sentono investiti del potere di prescrivere il velo alle donne e controllare il loro comportamento e, infine, nell'approvazione, nel 1979 della cosiddetta legge hudud.
L'ordinanza hudud colpisce la falsa testimonianza, il furto, l'uso di alcoolici, ma soprattutto l'adulterio, la prostituzione, lo stupro e la fornicazione, considerati sullo stesso piano senza differenziazione alcuna. La punizione massima prevista è la lapidazione per le donne sposate e 100 frustate per quelle non sposate. L'adulterio, che le vecchie leggi inglesi definivano "reato contro il marito" si eleva ora a "crimine contro lo Stato". Solo il padre, il fratello o il marito possono pagare la cauzione e ciò pone il destino delle donne alla mercé dell'arbitrio maschile, del senso dell'onore e delle omertà familiari. Può essere condannata anche una donna che si risposi dopo il ripudio, se il marito, come spesso accade non si è preoccupato di registrare ufficialmente il divorzio. Specialmente nelle zone rurali, dove sussiste un sistema feudale di lotte tra proprietari terrieri, non è raro che si approfitti della legge hudud denunciando un uomo per vendetta e sacrificando così una donna innocente. Secondo una stima nel 1984 ben 1864 donne erano rinchiuse in carcere per l'ordinanza hudud. A loro è dedicato il racconto di Bilquis, letto al principio del suo discorso. Si tratta del resoconto di una delle molte visite che l'associazione WADA ha compiuto in questi anni alle donne carcerate. Nel ventre di una labirintica prigione, che non ha bisogno della finzione letteraria per essere surreale e kafkiana si svolge l'esistenza sospesa, la vita-in-morte di donne e ragazze, con i loro bambini scorrazzanti tra le minuscole celle, vittime spesso di vendette incrociate, dimenticate e ripudiate dalle loro famiglie, gravate dal peso del disonore, oppresse dall'analfabetismo che impedisce loro di contattare un avvocato e costruirsi una difesa e che non cessano tuttavia di alzare la propria voce per dare finalmente sfogo al loro intenso, struggente dolore. L'ordinanza hudud è ancora in vigore e la stessa Benazir Bhutto, nonostante avesse dalla sua parte i 2/3 del Parlamento, non ha tentato in alcun modo di emendarla per non scontentare i leader religiosi.
Le ultime elezioni hanno segnato una drammatica svolta: i partiti religiosi, che contavano prima 4 seggi in Parlamento hanno decuplicato la loro rappresentanza parlamentare e conquistato il controllo di due province. Molte organizzazioni non governative sono state minacciate, così come molti attivisti politici contrari al riarmo nucleare del Pachistan. L'intervento americano in Afghanistan e il sostegno ad esso garantito dal governo pachistano è una delle cause di questa estremizzazione politica, e Bilquis ha voluto sottolineare l'irresponsabilità geopolitica degli Stati Uniti che difendono la pipeline del petrolio sotto l'ombrello della lotta al terrorismo. Le 8 donne elette in Parlamento non potranno mutare la situazione, appartenendo spesso anch'esse ai partiti conservatori.. La priorità assoluta resta per Bilquis l'educazione. Nelle zone rurali solo il 22% delle donne è alfabetizzato. Radio e TV sono controllati dallo Stato e un'apparizione televisiva di 1 minuto costa 25000 rupie. Precise ordinanze stabiliscono ciò che la stampa può scrivere o non scrivere pena l'imputazione per crimine contro lo Stato. L'unico vero mass-media capillarmente diffuso e autorevole per milioni di pachistani è l'imam della moschea. Il movimento delle donne, ha concluso Bilquis si appella alla Costituzione e alle convenzioni internazionali per i diritti delle donne ratificate dal governo. Tale movimento, pur costituito da poche migliaia di persone è riuscito spesso con le sue manifestazioni di piazza a far recedere il governo da decisioni restrittive della libertà.