AMINA LAWAL E NOI DONNE IN EUROPA
INTERVENTO DI LUISA MORGANTINI NELLA SESSIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO DEL 13 MARZO 2003


aprile 2003, trascrizione stenografica

Sono donna, tra i miei archetipi trovo le donne che per aver il coraggio di parlare, il desiderio di ridere, di amare o di fare un mestiere, venivano torturate barbaramente e bruciate in nome di Dio dalla crudeltà di pii e religiosi cristiani.
Ma le religioni,la cultura e le tradizioni si trasformano. Vengo da un paese, l'Italia, dove ancora nel dopo guerra esisteva il delitto d'onore, un paese che ha riconosciuto lo stupro come reato contro le persona solo negli anni 70 quando forte è stato il movimento femminista. Oggi in Europa, noi donne siamo ancora discriminate nel lavoro e nella politica, siamo ancora relegate in doppi ruoli, la nostra sessualità mercificata, ma il diritto ad esistere sono stati conquistati dalla resistenza delle donne ma anche dall'avvento della rivoluzione industriale e tanto altro. Le sofferenze e le ingiustizie subite dalle donne e dall'umanità sembrano ogni giorno di più lacerare i nostri corpi e le nostre anime. Ancora una volta religioni, tradizioni, culture che in nome di un Dio che si dice onnipotente e misericordioso, infliggono lapidazioni, impongono matrimoni combinati, mutilano con l'infibulazione i corpi di bimbe innocenti.
Dobbiamo impedire l'assassinio di Amina Lawal, donna che ha osato amare, condannata a morte per lapidazione da un tribunale della Sharia per aver avuto un figlio fuori dal matrimonio. Dobbiamo impedire che la religione quando è lesiva dei diritti umani di donna o uomo, possa fungere da legge anche se secondaria come in Nigeria rispetto alle leggi dello Stato.
La repubblica federale della Nigeria ha ratificato le convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo, queste non possono però avere rilevanza puramente formale ma devono essere rispettate ed applicate nel concreto.
La Nigeria ha adottato una costituzione che garantisce il diritto alla vita e alla libertà nei confronti della tortura e di altre pene crudeli, inumane e degradanti, così come garantisce il diritto ad un processo equo.
Il Presidente Obasanjo ha manifestato in molte occasioni la sua contrarietà all'applicazione della pena di morte sulla base dalla sharia. Il ministro della giustizia Kanu Agabi ha dichiarato che il governo avrebbe sfidato la decisione della corte della sharia. Ma appena il 9 novembre scorso il ministro degli esteri Sule Lamido ha affermato di difendere l'uso della legge islamica, evitando di affrontare la questione dell'istituzione e dell'entrata in vigore dei nuovi codici penali che violano le convenzioni internazionali ratificate dalla Nigeria.
Il presidente Obasanjo non può mantenere questo doppio standard. E' vero i problemi sono complessi, il paese ha conflitti enormi e soprattutto l'ingiustizia sociale, la corruzione, la cultura tribale, le differenze religiose rendono ancora più difficile il cambiamento. Ma in gioco c'è la vita di tanti e tante, perchè oggi è il caso di Amina ieri quello di Safiya, ma quante altre donne soffrono e quanti uomini giacciono nelle carceri o vengono impiccati o amputati.
Tutto il nostro impegno come persone e parlamentari, in primo luogo nei nostri luoghi, affinchè i diritti umani siano rispettati, penso agli immigrati in Europa o agli Stati Uniti che applicano la pena di morte e le torture ai prigionieri di Guantanamo o che stanno andando a fare una guerra che non ha nessuna legittimità né morale né politica.
Ma oggi parliamo di Amina, torniamo a lei, per chiesto chiediamo all'Unione Europea un impegno totale affinché la corte d'appello di Katsina annulli la sua condanna e rispetti la costituzione nigeriana e gli altri strumenti internazionali di protezione dei diritti umani.
Dobbiamo chiedere al governo nigeriano il suo impegno ed ogni assistenza e collaborazione alla visita del relatore speciale dell'ONU sulla Libertà di religione, del relatore dell'ONU sulle violenze contro le donne e del relatore della Commissione africana dei diritti dell'uomo e dei popoli sui diritti delle donne in Africa. E soprattutto liberi Amina da ogni pena.
Il governo di Obasanjo deve capire che i rapporti con l'UE dipendono dal rispetto dei diritti umani per tutte e per tutti.