TEATRO INFORMAL: DONNE DEL NICARAGUA NELLE PIAZZE D'EUROPA
IL COLLETTIVO DI DONNE DI MATAGALPA HA INVIATO IL SUO GRUPPO DI TEATRO POPOLARE PER PRESENTARE IL LAVORO DI BASE E RACCOGLIERE SOLIDARIETA'


settembre 2003, a cura di Iemanjà

Il 3 settembre le abbiamo incontrate a Monza, invitate dall'associazione Italia-Nicaragua, in una piazza del centro storico poco avvezza ad ospitare una tale irruzione di vita ed energia. Il tour proseguirà in altre città italiane ed europee per tutto il mese, rischiando forse di passare inosservato dal momento che il Nicaragua oggi non fa notizia. Ci auguriamo invece che il passa-parola funzioni e in molte e molti accorrano allo spettacolo e possano stupirsi, come noi, della qualità artistica e dell'efficacia con cui le sei donne della delegazione nicaraguense riescono a esprimersi. Più che uno spettacolo, il loro è un piccolo happening di educazione popolare. Tempi rilassati tipicamente latinoamericani, giochi pre-teatrali per "scaldare" il pubblico, perchè non sia più spettatore ma si ritrovi coinvolto e partecipe quasi annullando il palco, le parole e le immagini proiettate per esprimere alcuni contenuti in modo esplicito, e i gesti, la mimica, la musica, per stabilire attraverso l'arte un altro livello di comunicazione.
Le ragazze presentano le attività della loro organizzazione, recitano una delle loro brevi opere teatrali, "La danza domestica", cantano in coro i canti popolari. Sono infatti soprattutto i canti che in Nicaragua consentono di tenere viva la memoria della lotta di liberazione e tramandarla alle nuove generazioni, ora che l'esperienza sandinista può sembrare definitivamente travolta dal liberismo trionfante e ancora le donne si ritrovano a fare i conti con le difficoltà della sopravvivenza fisica tra miseria e oppressione patriarcale. Il Collettivo porta con se' la carica vitale dei settori popolari in cui è radicato, a Matagalpa, uno dei principali centri urbani e rurali del Nicaragua, produttore di caffè, cereali e fagioli. Matagalpa è stata il cuore della lotta sandinista e poi, dopo la vittoria sandinista del '79, il cuore della difesa della rivoluzione durante i lunghi anni della guerra sporca della "contra" sostenuta dagli USA per portare alla rovina l'esperienza sandinista.
Ma nello spettacolo non si indugia sul passato, molte canzoni sono nuove, sono uno strumento che in questi ultimi anni di sconfitte le donne si sono costruite per andare avanti nella loro rivoluzione culturale che era appena iniziata in seno al processo di liberazione nazionale e che non si è arrestato con il tramonto di gran parte delle speranze di giustizia sociale. Le canzoni e la rappresentazione teatrale sono la testimonianza di un impegno puntuale lì dove si gioca l'autonomia personale e collettiva delle donne: la salute e il controllo della propria sessualità, il lavoro, la difesa dalla violenza specie all'interno della famiglia, l'attenzione alle bambine e ai bambini, la rottura della segregazione e del confinamento nell'ambito domestico per affrontare la realtà esterna minacciosa e proibita, la costruzione della propria autostima e della propria soggettività. L'estrema semplicità e incisività dei contenuti è lo specchio di una grande chiarezza di obiettivi. Il Collettivo riunisce le donne intorno ai loro bisogni immediati: difendersi dall'AIDS, controllare la propria fertilità e la salute riproduttiva, ottenere il divorzio e sfuggire alla violenza, lottare per assicurare l'alimentazione, l'assistenza e lo studio ai bambini, produrre insieme artigianato per assicurarsi una fonte di reddito, e così via. Ma anche e soprattutto, a partire da questo, gestire i propri spazi di socializzazione e partecipazione, dare forma al proprio modo di vedere il mondo, ai propri valori, ai propri progetti, in una parola alla propria cultura. Il teatro, all'interno del progetto complessivo del Collettivo di Donne di Matagalpa, è uno strumento di sensibilizzazione, riflessione e dibattito, è uno strumento di educazione popolare. Ma è talmente bello, efficace nell'espressione artistica, preparato con cura e competenza tecnica, da suscitare empatia anche in un contesto così diverso come può essere una piazza elegante dell'Europa. Possiamo solo intuire l'impatto di spettacoli come questo in un "barrio" popolare di Matagalpa. Un'occhiata ai titoli del loro repertorio ci dà un'idea delle questioni che si vanno a sollevare: "Non accusatemi", sulla mortalità materna e la doppia morale della società, tocca senz'altro il problema-tabù dell'aborto; "E ora che fare?" mette in scena le violenze fisiche e psicologiche quotidiane contro le donne, "Deciditi Felipa" le relazioni di potere tra le donne e la competitività per la figura maschile, "Come voi e come me" pone in discussione il rifiuto e la discriminazione delle persone colpite dall'AIDS, "Arturo e Clementina" affronta il tema dei maltrattamenti sottili, "Nasco adesso" e "Sogni" sono recital di poesia che "contengono la forza che troviamo noi donne quando usciamo dalle norme stabilite, realizzando i nostri sogni di essere e fare quello che vogliamo", e così via. Il loro pubblico di solito è misto: donne, uomini, bambini, deve essere una bella scossa trovarsi coinvolti in uno spettacolo del genere ed essere invitati a proporre delle soluzioni. Ma qui siamo a Monza e il pubblico è un altro, "non ve ne andate, non abbiamo finito, ora vi facciamo ascoltare i cori che abbiamo preparato con tanta cura e affetto", avvisa la chitarrista del gruppo. Davvero sono stati preparati con estrema competenza musicale e passione. E alla fine del concerto, alla richiesta di bis, la chitarrista riprende a cantare e a cantare ancora, ed è chiaro che potrebbe continuare così tutta la notte, tranquillamente, senza misura, così come si usa nelle notti del Nicaragua quando è festa e si sta insieme per strada, e non c'è niente di più importante da fare di cantare insieme le canzoni della propria coscienza collettiva.