DONNE DIMENTICATE IN UN PAESE DIMENTICATO IN UN PAESE DIMENTICATO: IL GUATEMALA
NOTIZIE DAL PAESE DI RIGOBERTA MENCHU', PREMIO NOBEL PER LA PACE, ALLA VIGILIA DELLE DIFFICILI ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL 9 NOVEMBRE PROSSIMO


ottobre 2003, di Federico Bastiani

E' di questi giorni la notizia dell'annullamento della condanna a morte tramite lapidazione di Amina Lawal, donna nigeriana accusata di adulterio. Grazia alla mobilitazione dell'opinione pubblica mondiale è stato possibile fornirle assistenza legale e mettere pressione alle autorità nigeriane. E' la dimostrazione di come sia importante sensibilizzare la collettività davanti alla violazione dei diritti umani.
Se in Nigeria una donna è stata salvata, in Guatemala esistono donne indigene, discendenti maya, dimenticate, vittime di una società che non ha mai avuto alcun rispetto per loro.
Dalla fine degli anni '60 ad oggi, in Guatemala sono state assassinate 120.000 persone, 40.000 desaparesidos, 100.000 orfani e 250.000 rifugiati all'estero. Su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, di cui un milione composto da membri dell'esercito, sono cifre che fanno pensare.
Le donne maya sono il perno della società indigena guatemalteca. Rigoberta Menchù, indigena e premio nobel per la pace nel 1992, è nata e cresciuta sulle montagne e nel libro "Mi chiamo Rigoberta Menchù" di Elisabeth Burgos (ed. Giunti) descrive dettagliatamente la triste storia degli indigeni in Guatemala.
La donna ricopre un ruolo fondamentale nell'organizzazione delle comunità maya: è la donna che la mattina si alza alle 4:00 per andare a prendere l'acqua, a volte molto lontano dal villaggio, iniziano a preparare la colazione per la famiglia, danno da mangiare agli animali, preparano "tortilla", puliscono e poi vanno a lavorare con i mariti nelle piantagioni.
Le donne non sono importanti solo nell'organizzazione sociale ma hanno ricoperto un ruolo attivo negli oltre trentasei anni di guerra civile che ha visto scontrarsi da una parte l'esercito interessato ad espropriare le terre degli indios e dall'altra gli indigeni che chiedono soltanto di poter coltivare le terre dei loro antenati.
Rigoberta Menchù si occupava proprio dell'organizzazione della sicurezza per la sua comunità.
Il problema della riforma agraria in Guatemala rimane irrisolto così come in molti paesi del sudamerica, soltanto Lula in Brasile ha deciso di affrontare la spinosa questione.
Dopo l'indipendenza del Guatemala nel 1823 il territorio è stato spartito tra i grandi proprietari terrieri e gli indios dovevano lavorare per loro in condizioni impossibili. Poi nel '900 grandissimi appezzamenti di terreno furono acquistati da multinazionali, in modo particolare dalla United Fruit Company. Soltanto il presidente guatemalteco Arbenz nel 1954 tentò di attuare una riforma agraria che prevedeva la distribuzione ai contadini di oltre 100.000 ettari di terra espropriandoli alla United Fruit Company.
Da quel momento è iniziata la guerra civile in Guatemala. Il presidente americano Eisenhower grazie all'intervento della CIA riuscì ad instaurare una dittatura guidata dal colonnello Castillo Armas. E' stato poi un susseguirsi di dittature una più feroce dell'altra: Lios Garcia, Meija Victores e Rios Montt solo per citarne alcuni.
In quegli anni sono morti migliaia di indios, venivano organizzate spedizioni punitive nella foresta, gli uomini venivano uccisi e le donne indios violentate.
Purtroppo tutto questo non è storia ma è presente!
Il terribile generale Rios Montt (dittatore nell'82-'83) è attualmente presidente del Congresso e si presenterà alle prossime presidenziali del 9 novembre! E' un po' come se Pinochet in Cile o Videla in Argentina fossero alla guida dei rispettivi congressi.
Eppure in Guatemala questo è possibile e non solo, Rios Montt ha provveduto a modificare la costituzione per poter avere la possibilità di candidarsi e per far questo ha costretto ed intimidito la popolazione per farsi sostenere alle elezioni.
Alla luce di tutto questo è impossibile che gli indios riescano a far valere i propri diritti. Il padre di Rigoberta è stato ucciso durante una manifestazione davanti l'Ambasciata di Spagna; suo fratello è stato bruciato vivo. Gli indios riescono a malapena a sopravvivere anche grazie all'intervento di organizzazioni non governative straniere. Non esiste volontà politica volta a costituire una pace sociale ed anzi, con la candidatura di Rios Montt sembra che la situazione possa solo peggiorare.
L'unica speranza rimane la comunità internazionale, ma cosa ha potuto fare fino ad oggi?
Indubbiamente l'attività di molte organizzazioni internazionali anche italiane come Movimondo, hanno contribuito enormemente alla ricostruzione sociale ad esempio finanziando progetti di sostegno psicologico alle donne indigene che hanno subito violenze inaudite.
All'interno del Guatemala esistono organizzazioni che lottano per ottenere giustizia. Nel 1992 è stata creata FAMDEGUA (Familiari di Detenuti-Desaparesidos del Guatemala). Nata per cercare i familiari scomparsi, oggi si batte per divulgare il rispetto dei diritti umani.
La politica internazionale invece non sembra essere troppo preoccupata della situazione politica in Guatemala. L'ONU si limita a presentare rapporti ben dettagliati ma niente di concreto è stato ancora fatto.
Chi decide di ribellarsi a questo sistema non ha vita lunga come è successo al vescovo Gerardi nel 1998. Dopo aver pubblicato il rapporto "Guatemala nunca mas" dove si esibivano prove di gravi violazioni di diritti umani da parte del governo, il vescovo è stato ucciso a colpi di pietra.
Manuel Garcia De La Cruz, un attivista del coordinamento nazionale delle vedove guatemalteche si è impegnato nell'ottenere l'esumazione delle fosse comuni nelle aree indigene del Guatemala e nella protezione dei diritti degli indigeni, è stato preso, torturato e ucciso nel dipartimento di El Quiché.
Ecco la realtà attuale del Guatemala, una situazione dalla quale è obbligatorio trovare una vita d'uscita.
Il Guatemala non può essere dimenticato.

federico.bastiani@tin.it