LA PICCOLA MONACA TIBETANA SBARCA IN OCCIDENTE
LIBERATA UN ANNO FA DOPO DIECI ANNI DI PRIGIONIA, L'ESPONENTE DELL'ASSOCIAZIONE DONNE TIBETANE CONTINUA A LOTTARE PER L'AUTONOMIA DEL TIBET


novembre 2003, di Federico Bastiani

Ngawang Sangdrol è un nome noto all'interno della comunità tibetana e lo è anche in Italia dato ha ottenuto la cittadinanza onoraria da alcune città come Firenze.
Grazie al sostegno della comunità internazionale, circa un anno fa Ngawang è stata liberata anche se sottoposta a libertà vigilata.
La storia di questa piccola monaca, come ben ricorderete, ha commosso tutto il mondo. A soli 13 anni lottava insieme a suo padre per mantenere viva la cultura tibetana scrivendo poesie e canzoni. A causa del suo comportamento da "attivista" fu arrestata nel 1992 dalle autorità cinesi.
Da quel momento abbiamo saputo molto poco riguardo alla sua detenzione. Fu scritto un libro "la prigioniera di Lhasa" di Philippe Broussard e Danielle Laeng con l'obiettivo di ricostruire la sua vita ma quello che accadeva realmente dentro il carcere di Drapchi nessuno lo sapeva con esattezza.
La sera del 28 marzo di quest'anno, Ngawang è arrivata negli Stati Uniti per cure mediche urgenti e adesso sappiamo qualcosa in più del suo calvario decennale in quella prigione. Su molti argomenti non può esprimersi liberamente per evitare possibili ritorsioni sulle compagne di cella perché ricordiamo che la storia di Ngawang è una delle poche concluse a lieto fine. Nelle carceri tibetane sono migliaia i detenuti per motivi di opinione e recentemente sono riprese le condanne a morte nei confronti dei dissidenti politici.
Il Tibet è una piccola regione a sud della Cina e da sempre ha goduto di una discreta autonomia a partire dalla dominazione mongola di Gengis Khan nel '200. Anche il condottiero mongolo aveva riconosciuto ed apprezzato la cultura tibetana tanto da rispettarla concedendo alla regione una notevole autonomia.
Fino al 1940 il Tibet ha vissuto una discreta tranquillità anche grazie alla posizione geografica che la escludeva dagli avvenimenti contemporanei asiatici.
In quegli anni l'India era alle prese con l'indipendenza dal Regno Unito; in Cina si stava combattendo la più feroce guerra civile che la storia ricordi fra i comunisti ed i nazionalisti che si concluse con la vittoria del Partito Comunista guidato da Mao Tse Tung nel 1949. Da questo momento iniziarono i problemi per il Tibet.
La Cina pretende l'annessione della regione tibetana e la comunità internazionale lascia il destino del Tibet a se stesso, così nel 1950 le truppe cinesi invadono il territorio.
Violenze ed angherie si perpetreranno per anni. Nel 1951 fu firmato un trattato fra il Dalai Lama e le autorità cinesi le quali si impegnarono a concedere autonomie alla regione tibetana. Il trattato non fu mai rispettato ed anzi, seguirono incursioni violente dell'esercito cinese per reprimere ogni forma di dissenso ed il Dalai Lama fu costretto a chiedere l'asilo politico in India.
La situazione sembrò migliorare negli anni '70 con la scomparsa di Mao e l'ascesa al potere di Deng Tsiao Ping: furono riaperti alcuni monasteri, venne smantellato il sistema della rigida collettivizzazione.
Fu una breve felice parentesi perché i cinesi volevano evitare di alimentare speranze per un Tibet indipendente.
Il turismo è stato di notevole aiuto; dagli anni '80 infatti, il Tibet si apre al turismo internazionale e all'interesse della comunità mondiale.
Nel 1987 il Dalai Lama davanti alla Commissione per i Diritti Umani in Usa, propone un piano di pace in cinque punti dove addirittura è disposto a rinunciare all'indipendenza del Tibet in cambio di un'effettiva autonomia. I tentativi del Dalai Lama saranno vani ed il piano in cinque punti gli varrà "solo" il Premio Nobel per la Pace nel 1989 ma la Cina rimarrà sorda alla proposta tibetana.
Se la Cina si mostra indifferente, il Parlamento Europeo nel 1995 vota un documento in cui si considera il Tibet uno stato occupato illegalmente.
L'aumento della pressione internazionale sulla Cina ha indubbiamente contribuito alla scarcerazione di Ngawang Sangdrol.
In un'intervista rilasciata ad Amnesty International Italia, Ngawang dichiara di sentirsi meglio fisicamente e parla della sua situazione carceraria: "dal 1998 non ci hanno mai consentito di uscire per un solo minuto all'aria aperta. Eravamo in dodici detenute in una cella con un solo secchio di latta che faceva da latrina; fino a quando non era pieno, non ci veniva permesso di svuotarlo e nella stessa stanza mangiavamo, lavoravamo e passavamo la giornata. Ci veniva data una razione d'acqua che secondo loro doveva bastare per tutte e dodici così ogni mattina dovevamo decidere se usarla per bere o per lavarsi. Una volta al mese potevamo lavare i vestiti. Eravamo costrette a lavorare a maglia e se entro la fine della giornata non avevamo concluso il lavoro, venivamo picchiate".
Una sua compagna di cella è morta a seguito delle condizioni detentive e quando hanno visto che Ngawang aveva grossi problemi di salute, l'hanno scarcerata non prima però di averle fatto firmare un foglio dove dichiarava di essere stata trattata bene e non solo, il direttore del carcere pretendeva che firmasse una dichiarazione nella quale ribadiva che il Tibet apparteneva alla Cina.
Ovviamente Ngawang si è rifiutata di firmare il documento ma è stata comunque liberata.
La piccola monaca il 9 aprile a Washington si è commossa nel vedere centinaia di persone venute dagli ogni parte degli Stati Uniti per salutarla. Ha dichiarato che non sapeva quanto la comunità internazionale, in particolare Usa, Francia e Svizzera, si fosse adoperata per il suo rilascio. Inoltre ha invitato tutti gli attivisti per i diritti umani a continuare con le loro azioni di sostegno perché molto efficaci.
I primi di luglio Ngawang è stata invitata a Parigi per intervenire all'associazione tibetana CSPT (che ha un sito internet www.tibet-info.net) per poi tornare negli Stati Uniti dove ha avviato la richiesta per l'asilo politico.
Lo scorso 31 ottobre è intervenuta ad un convegno a Washington sull'attività delle donne tibetane per un Tibet libero.
L'associazione delle donne tibetane è stata fondata nel 1959 e lotta per il riconoscimento dei loro diritti. Ngawang ha voluto sottolineare il ruolo delle donne per la causa tibetana, siano esse monache o laiche. Ha voluto ringraziare il Congresso degli Stati Uniti per il suo impegno nel trovare una soluzione alla questione tibetana.
Ngawang Sangdrol non sa cosa farà nel suo futuro. Buddha diceva "l'odio non cessa con l'odio ma con l'amore"; Ngawang continuerà a viaggiare per il mondo con questo importante messaggio.

Federico Bastiani
federico.bastiani@tin.it