IL CASO ABOK NON RISOLVE IL DRAMMA DI MOLTE ALTRE DONNE.
DENUNCIA DA PARTE DELLE MISSIONARIE COMBONIANE SULLA CONDIZIONE FEMMINILE IN SUDAN


marzo 2002, dalla Segreteria Campagna Sudan

 

12 febbraio (MISNA) - È una battaglia vinta l'annullamento della condanna a morte per lapidazione nei confronti della diciottenne Abok Alfa Akok, ma la guerra in difesa dei diritti umani è ancora lunga. È in sintesi il commento della società civile sulla vicenda della giovane donna sudanese, di religione cristiana, condannata alla pena capitale per lapidazione, secondo quanto prescritto dalla sharìa (legge islamica) con l'accusa di adulterio per essere rimasta incinta in seguito a un rapporto extraconiugale. "Risolto il caso Abok, restano comunque sospese, come più volte denunciato da diverse organizzazioni umanitarie, le vite di migliaia di giovani che ogni giorno in Sudan sono costrette a subire lavori forzati, stupri, rapimenti", commenta in un editoriale, Femmis, l'agenzia d'informazione delle missionarie comboniane. Dal 1983 ad oggi la guerra sudanese ha causato 2 milioni di morti e 4 milioni di profughi interni. Si tratta della più lunga guerra civile africana, che vede il Sud combattere contro il Nord (senza dimenticare altri fronti, come quello sui Monti Nuba o nell'est del paese).
A farne le spese vi sono in primo luogo le donne e i bambini che, oltre a subire le conseguenze del conflitto, durante le incursioni delle milizie nei villaggi sono rapiti e portati al Nord. Qui vengono costretti a lavorare in una condizione di "schiavitù". In questo business che si fa beffa dei diritti umani, le donne vengono sfruttate talvolta "solo" come domestiche, talvolta anche come concubine. "Un recente decreto presidenziale ­ denuncia Femmis - ha riformato la commissione creata per sradicare la pratica del sequestro di donne e bambini, ma le denunce sulla collusione tra il governo sudanese e le milizie che saccheggiano i villaggi lasciano dei dubbi su quest'iniziativa". L'agenzia di stampa delle missionarie comboniane per dare informazioni sulla condizione femminile del mondo, invita le associazioni e gli organi di stampa a mantenere viva l'attenzione su quanto avviene in Sudan e di continuare ad esercitare pressioni sul governo sudanese affinché i diritti umani siano realmente rispettati. Per ulteriori informazioni: http://www.femmis.org (CO)