Riceviamo e pubblichiamo
VIOLENZE AL GAY-LESBIAN
PRIDE DI BELGRADO
TESTIMONIANZA
DI UNA PARTECIPANTE AL PRIDE DI BELGRADO E COMUNICATO STAMPA DEL
GRUPPO LABRIS E GAYTEN-LGBT
luglio
2001 di Jasmina Tesanovic e di Labris
e Gayten-LGBT
Questa è una lettera di una partecipante del Pride di Belgrado di sabato 30 giugno 2001, prima manifestazione di questo tipo in Serbia, che è stata purtroppo teatro di attacchi da parte di alcuni estremisti e tifosi violenti di calcio. Una testimonianza in prima persona che rende evidente i problemi che ancora si agitano in quel paese.Doveva essere una festa, la prima dimostrazione pubblica del movimento gay e lesbico, per celebrare la giornata internazionale, nella centrale piazza della Repubblica, dove è passata tutta la nostra storia democratica. La sola cosa di cui avevamo paura era il cattivo tempo. OK, per essere onesti, una grossa dose di omofobia è stata presente per anni, in Serbia, rinforzata dalle guerre, dal nazionalismo... Ma anche messa ai margini dalle questioni di tutti quegli uomini, ultima fra tutte l'estradizione di Milosevic, l'uomo che era il modello principale per tutti quei comportamenti da maschio, che includono sparare bombe, uccidere, pulizia etnica e anche tombe comuni davanti alla porta della nostra casa, sotto i nostri corpi vivi.
Due giorni fa quando l'ex presidente è stato immediatamente trasportato all'Aja, i suoi sostenitori hanno organizzato una dimostrazione mite e messa sotto controllo dalla polizia in questa stessa piazza. Non oggi: un vivace, colorato e allegro gruppo di 30-50 gay e lesbiche dovevano cantare e ballare nella piazza e, dopo, una conferenza doveva tenersi al Centro Culturale degli Studenti, tradizionale spazio libero e alternativo per la politica e la cultura.
Questo è quello che ho visto accadere: alle tre del pomeriggio ero nella piazza, avvicinandomi a una abbondante folla principalmente composta di giovani maschi con la testa rasata, grossi muscoli e magliette aderenti, chiedendomi dove fosse il mio gruppo... Ho sentito un cameraman in piedi accanto a me: ora durerà solo pochi secondi, non è possibile che una cosa del genere possa accadere in Serbia... Volevo rispondergli, non è possibile, questa è anche la mia Serbia, ma lui era già in guardia.
Dopo pochi secondi sono stata travolta da un gruppo furioso che fuggiva precipitosamente verso l'altro lato della piazza: ho localizzato un gruppo gay con palloni che cantava... Ho corso verso di loro anch'io: erano poche centinaia di persone violente che insultavano e urlavano contro pochi. La polizia era invisibile, qui e là potevi notare un ragazzo delle forze speciali. La folla ha attaccato il gruppetto che ha cominciato a disperdersi in tutte le direzioni... Ho seguito alcuni di loro: la prima cosa che ho visto, dopo, è stato un ragazzo sconosciuto con i capelli biondo tinti che veniva ripetutamente colpito con bastoni... la sua testa sanguinava, il suo naso... Il mio amico stava cercando di trascinarlo via, dieci poliziotti hanno fatto cerchio intorno a noi... ma centinaia di loro stava rompendo il cerchio.
C'erano tanti giornalisti, con macchine fotografiche... Ho pensato che avrei assistito a un linciaggio, mi sono sentita assolutamente senza aiuto e persa. Ma la polizia ha cominciato a sparare in aria, gli hooligans si sono ritirati per qualche secondo, ma un minuto dopo stavano scagliandosi verso la piazza gridando "puttane, degenerati!". E c'era un altro poliziotto comune che stava in piedi e guardava: mentre picchiavano una donna del gruppo femminista che rilasciava un'intervista, gettando uova a chiunque sembrasse un partecipante... mentre una ragazza che passava di là veniva trascinata e insultata...
Con altri due amici ci siamo diretti verso il Centro Culturale degli Studenti: un gruppo di ragazzi ci ha seguiti, insultandoci e sputandoci addosso, tra folle di gente comune. Il mio amico si è girato e ha detto: calmati, tesoro... Ho pensato lo uccidessero. I passanti stavano commentando in diversi modi, principalmente "perché preoccuparsi dei finocchi, uccideteli tutti, stanno rovinando la nostra Serbia pulita". Alcuni altri erano solo spaventati o storditi. Non ho sentito nessuno dire: lasciateli stare, sono persone come noi, hanno i loro diritti umani.
Siamo arrivati al Centro, era chiuso, le forze di polizia stavano tutte intorno e alcune donne che stavano lì gli gridavano: così avete votato per la democrazia, e questo è quello che avete ottenuto, dovreste proteggere noi etero, stronzi, perché questi uomini rispettabili stanno proteggendo il nostro onore. Un grassone disgustoso e vecchio sudava e gridava, datemi le lesbiche, voglio violentarle... Stavamo in piedi a guardare, rilasciando interviste a tutti coloro che volevano sentire una dichiarazione: le sole parole che sono riuscita a dire sono state, questa è anche la mia Serbia...questo è fascismo. Solo dopo, al Centro, quando gli hooligans sono stati arestati e dispersi i piccoli gruppi, mi sono messa a comporre una immagine più complessa: Milosevic è all'Aja, gli estremisti sono frustrati, invece di picchiare le loro mogli e bambini, stanno picchiando tutto quello che non assomiglia alla loro immagine di un patriota. Ancora più tardi, mentre sedevo al centro delle donne e cercavo di vedere quante persone erano state ferite (8 poliziotti e circa 8 civili) tutti noi abbiamo ammesso che questo genere di violenza e di reazione non era mai accaduta prima ed era, nonostante tutte le paure, decisamente non spontanea.
Abbiamo rilasciato molte interviste, c'erano molte troupe televisive, ma dopo alcune trasmissioni di notizie spontanee, è arrivata la versione ufficiale: uno scontro tra omosessuali e i loro oppositori. La dichiarazione ufficiale del capo della polizia era la stessa: tutto sotto controllo, grazie ai coraggiosi poliziotti. Tre giorni prima la riunione era stata comunicata alla polizia: volantini delle organizzazioni della destra minacciano violenze...
Non è abbastanza per me, so di più, dietro quella enorme massa organizzata di patrioti superiori etnicamente violenti, al di là del partito radicale, delle organizzazioni omofobe, dei democratici ignoranti, c'è qualcosa di più grande: la maggioranza silenziosa... incluse persone al potere, quelle dall'ex-regime e quelle di oggi. Quelle persone, in poche parole, direbbero che i serbi hanno sofferto abbastanza disgrazie e disonori per avere questa ultima vergogna in pubblico... seppellire corpi di albanesi morti è proprio abbastanza. E a quelle persone per purificare l'autostima nazionale piacerebbe imporre la religione nelle scuole, vietare l'aborto, spezzare la voce delle minoranze, etniche e sessuali. Ora, io tremo ancora per la paura che ho sofferto, forse la più grande della mia vita, perché è stata un'azione personale, nonostante l'atto impersonale, come è il linciaggio.
Ma non voglio parlare o lasciare che i miei compagni parlino come vittime: questa è un'occasione, non importa quanto sia doloroso parlare, denunciare, reclamare giustizia, i nomi degli organizzatori... Sbarazzarsi di Milosevic e riportare alla luce cadaveri dalle fosse comuni non è abbastanza, dobbiamo sbarazzarci anche di tutti i piccoli Milosevic che girano nelle nostre città e nelle nostre vite e disseppelliscono dalle nostre coscienze e dai nostri corpi tutta l'intolleranza e l'omofobia che per tanti anni è stata raccolta e trascurata. Voglio stare diritta e dire che questa è anche la mia Serbia, anche se sono una donna, una ai margini, una femminista... qualunque cosa...Voglio restituire il colpo a coloro che voglio dichiarare fuorilegge e ai margini, coloro che usano violenza e odio. E' per questo che sto scrivendo questo messaggio, a tutti, chiedendo supporto e pubblicità.Jasmina Tesanovic
Belgrado 30 giugno 2001
Comunicato stampa
sulla brutalità e la violenza dell'attacco al Gay e Lesbian Pride di BelgradoLe organizzatrici e gli organizzatori delle celebrazioni dell'International Gay e Lesbian Pride sono inorriditi dalla violenza, dal comportamento fascista degli estremisti di destra che il 30 Giugno 2001, tra le 15 e le 18, hanno brutalmente attaccato coloro che stavano partecipando alla celebrazione, così come le cittadine e i cittadini, le giornaliste e i giornalisti che erano in piazza della Repubblica o in via Srpskih Vladara.
Secondo le nostre informazioni non ufficiali, tra coloro che hanno ispirato, organizzato ed eseguito vi erano membri del movimento Obraz, tifosi delle squadre Crvena Zvezda e Rad, e anche rappresentanti della Chiesa serba ortodossa.
Il meeting era stato comunicato per tempo al Segretariato degli Affari Interni, di Stari Grad (il distretto cittadino locale) e le autorità erano state avvertite dei possibili incidenti. Anche se, prima del meeting, la polizia aveva mostrato correttezza nella gestione con le organizzatrici e gli organizzatori, e aveva promesso che chi avrebbe partecipato all'incontro sarebbe stato protetto, è stato chiaro che ogni agente di polizia era libero di reagire come avrebbe voluto. Questo ha avuto come risultato che molti poliziotti stavano fermi ai lati e guardavano, e anche davano il benvenuto all'escalation degli attacchi violenti su chiunque era presente e sembrava partecipare al meeting. Solo quando la massa di persone ha attaccato gli agenti, la polizia ha reagito adeguatamente. E' da notare che negli ultimi dieci anni la Polizia serba ha dimostrato in numerose occasioni la sua abilità nel sedare rivolte molto più grandi di quella che è avvenuta ieri, e ha mostrato che non c'era un sincero desiderio da parte loro di proteggere le cittadine e i cittadini di questo stato.
Noi condanniamo fortemente questa decisione per due ragioni:
1. Dal punto di vista dei diritti umani non è riconosciuta in questa società la particolare vulnerabilità dei Gay e delle Lesbiche come un gruppo marginale, e chi appartiene a questa minoranza non è protetta/o. Durante lo sviluppo degli eventi, la polizia non ha reagito adeguatamente, non ha reso sicuro l'incontro con un numero sufficiente di agenti. Anche se le cittadine e i cittadini chiedevano aiuto, le auto della polizia non si sono fermate. E' anche da notare che gli agenti apertamente facevano osservazioni omofobiche e discriminatorie, del tipo: "perché dovrei proteggerli?", "hanno quello che si meritano!", "non siamo qui per proteggere loro, siamo qui per proteggere gente normale!", ecc.
2. La politica del permettere un meeting e un contro-meeting nello stesso luogo alla stessa ora, continua la tattica del regime precedente e non dovrebbe essere in nessun modo applicata per i meeting dei gruppi sociali marginali. Anche se ieri l'escalation della violenza è un ovvio risultato di dieci anni di odio cresciuto contro ognuno/a che sia diverso/a (per religione, nazionalità e opinione), il nostro governo democratico ha fallito in una delle sue prime prove che riguardava i diritti umani. Dalla mite reazione di ieri della polizia lo stato e le autorità hanno mostrato che un attacco alle/agli "altre/i" è ancora permesso, e anche benvenuto.
Noi insistiamo che il Ministero degli Affari Interni si prenda la responsabilità di fermare la bruta violenza su cittadine e cittadini di questo stato. Inoltre, noi chiediamo che il ministro responsabile, Dusan Mihajlovic, faccia una dichiarazione riguardo al comportamento di coloro che appartengono al Ministero degli Affari Interni nella protezione dei diritti umani.
Noi ricordiamo che i diritti dei gay e delle lesbiche diritti umani sono garantiti da leggi internazionali, di cui il nostro paese è firmatario.
I diritti umani sono una questione politica e per questo noi ci aspettiamo dalle autorità dello stato e dai partiti politici dichiarazioni riguardo la protezione dei diritti dei gay e delle lesbiche.
Fatti come questi non sono tollerati in nessun paese civilizzato.
Nel caso che il governo volesse condurre la Serbia in Europa, facendo così è andato nella direzione sbagliata. Le organizzatrici e gli organizzatori ricordano che lo slogan del meeting era. "c'è spazio per tutte e tutti noi", e che la politica del movimento gay e lesbico qui e nel resto del mondo è: la cultura della tolleranza e l'etica della differenza. Noi siamo addolorati per chiunque è stato/a ferito/a nelle strade, il cui numero, secondo i nostri calcoli è più di quaranta. Noi condanniamo ogni incidente che è avvenuto ieri. Da quando/poiché la politica dello stato è la democratizzazione della società in tutti i suoi segmenti, noi crediamo che la questione dei diritti dei gay e delle lesbiche sarà uno dei temi fondamentali di questo processo.LABRIS E GAYTEN-LGBT
Belgrado, 1 Luglio 2001