27 NOVEMBRE: GIORNATA
INTERNAZIONALE DEL NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
dicembre 2000, di Irene Leon,
di ALAI
Nessuno osi affermare con certezza se la violenza contro le donne e le bambine è in aumento o se è più visibile ora, quello che è certo, è che di per se', e combinata con altre forme di aggressione, acquisisce proporzioni degne di dichiarare uno stato di emergenza mondiale.
Le cifre, che grazie alle pressioni delle stesse interessate hanno cominciato a prodursi in vari paesi, sono eloquenti: milioni di donne sopportano giorno per giorno vite insopportabili, e come risultato alcune persino muoiono.
Il 25 novembre è destinato a commemorare queste vittime e a denunciare le cause di questo flagello.
E' certo anche che le sue manifestazioni sono ogni volta più complesse, più crudeli, molte volte così intrecciate con violenze strutturali maggiori, che non lasciano dubbi sul fatto che per combatterle non bastano le buone intenzioni.
Un esempio: Belem del Parà (Brasile), città dove è stata creata la Convenzione Interamericana per Prevenire, Sanzionare e Sradicare la Violenza contro la Donna nel '94, dove le bambine povere, molte delle quali non hanno frequentato neanche la prima elementare, sono costrette a prostituirsi, principalmente da marinai stranieri e dai loro accoliti locali, che considerano questa città il "paradiso" del lavoro sessuale infantile, dal momento che non c'è nessuna restrizione apparente.
Ovunque si rileva che nelle scuole, collegi e università, la molestia sessuale e gli abusi commessi da questi signori "rispettabili" che si chiamano insegnanti e funzionari, colpiscono le bambine e le giovani più di qualsiasi malattia. Lo stesso succede con le donne più grandi negli ambienti di lavoro.
Altre vengono aggredite a casa o nelle strade per il solo fatto di essere donne, di qualunque età e condizione sociale, però soprattutto se sono povere, nere o indigene, il che equivale, quasi ovunque, a non godere di alcuna tutela legale.
Le varianti delle manifestazioni violente che esercitano gli uomini contro le donne sono tante che alcuni affermano che nessuna donna se ne libera nel corso della sua vita. I maltrattamenti fisici o psicologici; l'incesto; la stupro domestico; la molestia sessuale; la dominazione; il matrimonio e la riproduzione forzata; la schiavitù sessuale; l'eterosessualità obbligatoria; sono solo parte di una lista interminabile di dette manifestazioni.I meccanismi di difesa
Dal 1993 i diritti delle donne sono riconosciuti dall'ONU come parte integrante dei diritti umani e la violenza di genere è considerata come una violazione di questi. Nel 1994 questo stesso organismo internazionale ha creato la Relatrice Speciale sulla Violenza contro la Donna, il cui mandato è raccogliere informazioni sugli ostacoli ai diritti umani delle donne; mentre diversi paesi hanno promulgato legislazioni contro questa forma di violenza e/o stanno sviluppando meccanismi per soccorrere le vittime.
Comunque, dato il carattere strutturale e di massa di questa problematica, resta una questione aperta lo sviluppo di istanze locali capaci di dare sostegno immediato alle donne colpite e fare da tramite per la sanzione o la riabilitazione degli aggressori.
D'altro lato, secondo la stessa Relatrice Speciale contro la Violenza verso le Donne, della Commissione dei Diritti Umani dell'ONU, Radhika
Coomaraswamy, la povertà, originata dall'applicazione delle politiche di riaggiustamento strutturale, deve essere classificata come una forma di violenza economica contro le donne. Di conseguenza, non solo mancano meccanismi per educare e combattere le aggressioni caso per caso, ma anche una profonda trasformazione del modello economico, che potenzi la vita delle donne accordando loro tutte le qualità e i diritti degli esseri umani.
Affermare la pace nel mondo ha a che vedere con la necessità di ottenere la piena entrata in vigore dei diritti umani delle donne, cercando strategie per mettere fine ai problemi strutturali che generano violenza, quali: i conflitti armati, deportazioni e migrazioni forzate, femminilizzazione della povertà, diseguaglianze sul lavoro e tutte le violenze chiamate specifiche o di genere.