LA LEGGE CHE VOGLIAMO
CONSIDERAZIONI E DATI AGGIORNATI SULLA SITUAZIONE DEGLI ASILI NIDO A MILANO ED IN ITALIA ALLA LUCE ANCHE DELLA NUOVA POLITICA RIGUARDANTE LA FAMIGLIA


gennaio 2002, del Coordinamento sostenitore della proposta di legge di iniziativa popolare "L'asilo nido: un diritto delle bambine e dei bambini"

 

La legge 285

La legge n. 285 dell'agosto 1997 ''Disposizioni per la promozione di diritti ed opportunità per l'infanzia e l'adolescenza'' è stata finanziata per un triennio con 750 miliardi destinati, tramite le Regioni, ai Comuni (ma non solo) che da soli o consorziati avevano presentato progetti ritenuti validi. Parte del finanziamento pervenne direttamente ad alcune città prescelte, parte servì per istituire il Centro nazionale di documentazione ed analisi per l'infanzia e l'adolescenza.. La legge nel frattempo è stata rifinanziata per il triennio 2001-2003. Milano, una delle città prescelte, ha avuto in questa occasione 27 miliardi.
Il campo della legge 285 non tocca gli asili nido ma riguarda interventi spesso sperimentali, a termine come a termine sono i finanziamenti. A livello giornalistico però è stata fatta confusione, lo stesso entusiasmo con cui la legge è stata presentata e commentata ha ingenerato l'illusione che si stesse affrontando il problema del Nido.
Per i bambini più piccoli invece la 285 prevede servizi con caratteristiche ludiche e culturali "anche autorganizzati dalle famiglie, dalle associazioni e dai gruppi'' aggiungendo che questi servizi non dovevano essere sostitutivi degli asili-nido. La legge poi prevede altri tipi d'interventi rivolti all'infanzia in generale.
Grazie a questa legge, alla sua applicazione concreta, al rilievo datole dalla stampa è cresciuta nel Paese la sensibilità verso l'infanzia e l'adolescenza. Delle osservazioni critiche vanno però ad essa rivolte sia per alcuni contenuti demagogici come i servizi autorganizzati dai genitori, non a caso ripresi con entusiasmo da esponenti reazionari che in essi hanno ravvisato ''genitori finalmente responsabilizzati nella cura dei propri figli'' che per l'uso che ne è stato fatto spesso nei mass-media.
A buon mercato hanno parlato di infanzia ed adolescenza ma non di scuola per l'infanzia, di scuola elementare, di scuola media, di tempo pieno e prolungato, di asili-nido (a parte le cronache e la stampa locale che hanno documentato la mancanza di questo servizio). Così le varie iniziative, più o meno sperimentali, le attività ludiche, gli interventi circoscritti ed a termine hanno prevalso nell'attenzione corrente sui servizi fondamentali.
Oggi questi servizi subiscono l'attacco della Destra.

L'assistenza domiciliare del bambino

L'assistenza domiciliare del bambino è spesso la soluzione di ripiego cui ricorrono i genitori in mancanza di alternative ma che il legislatore non dovrebbe incentivare perché il bambino a differenza dell'anziano verso cui la assistenza domiciliare è doverosa , ha bisogno di stare con gli altri bambini in uno spazio progettato per lui e con persone che gli si dedicano completamente.
Da alcuni anni essa invece ricorre nelle proposte del legislatore. Si è iniziato con la legge 285 dell'agosto 1997
''Disposizioni per la promozione di diritti ed opportunità per l'infanzia e l'adolescenza'' dove riferendosi ai bambini più piccoli si parla di servizi ''autorganizzati dalle famiglie, dalle associazioni, dai gruppi''. I genitori, si sa, si sono sempre autorganizzati per i loro bambini ma la novità della legge consisteva nell'incoraggiare ciò sostanzialmente tramite un contributo economico.
I giornali presentarono con entusiasmo l'opzione dell'assistenza domiciliare ma nel frattempo non hanno pubblicato numeri sulla sua diffusione: quanti nidi-famiglia (genitori che a turno accudiscono i bambini nel proprio appartamento) sono stati attivati, quante tate a domicilio della famiglia, quante tate nel proprio domicilio accudiscono bambini? Perché i genitori fanno questa scelta? Con quali risultati? Quanto sinora ha speso lo stato, quanto intende spendere in futuro? Tutto rimane nell'indeterminatezza e l'impressione è che ci si trovi di fronte ad iniziative una-tantum , dall'entità economica modesta e con una rispondenza ancor più modesta, il cui obiettivo non sono i genitori ed i bambini ma l'opinione pubblica .
L'assistenza domiciliare ed il mutuo aiuto tra famiglie con il sostegno delle istituzioni non va respinto quando si tratta di interventi finalizzati a sollevare una famiglia da un peso eccessivo: parti plurigemellari, handicap molto gravi, famiglie con uno specifico problema che vogliono affrontarlo insieme.

L'asilo nido aziendale: un ritorno al passato

La giunta comunale milanese, la Regione Lombardia, il Governo premono, spendono e specialmente promettono di spendere per gli asili-nido aziendali. Il Nido aziendale, ora, viene presentato come la soluzione alla mancanza di Nidi comunali come se questi fossero piante rare in via di estinzione e non dipendesse dalle stesse istituzioni la decisione di aprirli. Quest'anno la Regione Lombardia ha consegnato £.200.000.000 una-tantum ad ognuna delle 6 ditte che, avendone fatto richiesta, hanno aperto il nido aziendale. L'anno prossimo le ditte che apriranno i nidi aziendali dovranno accontentarsi di ricevere dalla Regione £. 50.000.000 una-tantum. Non solo la Regione ma anche Il Comune di Milano incoraggia i nidi aziendali finanziando le spese di apertura. La Servizi Interbancari di corso Sempione 55, ad esempio, ha speso 500 milioni (di cui 1/3 ricevuti dal Comune) per aprire il nido aziendale di 60 posti. Il 15% di questi 60 posti, come da accordo con il Comune, è per i bimbi del quartiere in lista di attesa. Naturalmente in tutti questi casi le madri (e si suppone anche i padri) pagano la loro bella retta e così pure quelle famiglie della lista di attesa comunale i cui figli entreranno in questi nidi aziendali.
Sicuramente questa ditta ha la tranquillità che la sua struttura verrà sempre ben sfruttata: quando la natalità delle dipendenti scenderà il Comune di Milano provvederà a riempire i vuoti con i bambini del quartiere, quando la natalità delle dipendenti risalirà scenderanno i posti a disposizione della lista di attesa comunale. Le esigenze dell'azienda saranno rispettate mentre il bisogno di Nido dei bimbi del quartiere sarà una variabile dipendente.
Una ditta che apre un nido aziendale dimostra certamente sensibilità verso le donne venendo incontro al problema dell'accudimento del bambino finchè esse lavorano, ma la azienda ha la sua convenienza. Ad esempio alla Royal Insurance di Cinisello la presenza del nido autorizza certi orari di lavoro, il nido infatti rimane aperto 12 mesi l'anno dalle 8 alle 20 da lunedi a venerdi e dalle 8 alle 17 il sabato. In generale, in presenza di un nido aziendale verrà esercitata una pressione sulla donna che non avrà più "giustificazioni" per assentarsi e che dovrà adattarsi a qualsiasi orario. La donna inoltre non riuscirà a scindere il suo ruolo di madre da quello di lavoratrice. Il bambino inizierà subito una vita da pendolarino.
Inoltre quali standard rispetteranno questi nidi aziendali? Nel progetto del Governo si parla di una saletta con una baby-sitter assunta a tempo determinato ed il nuovo piano socio sanitario della Regione Lombardia per il 2002-2004 si appresta a rivedere gli standard per gli asili nido.
Quando nel 1971 fu varata la legge 1044 che istituiva i nidi comunali era ben presente l'esperienza del nido aziendale (le vecchie camere da allattamento) ma si decise di andare oltre scegliendo il territorio come riferimento del Nido.
Infine, al di là di quello che ciascuno potrà pensare sull'argomento, il nido aziendale verrà aperto solo in presenza di ben determinate condizioni. Non è un caso che tra i 6 nidi aziendali che quest'anno in Lombardia aprono , con i soldi della Regione, tre si trovino in grandi ospedali.

I congedi parentali

Durante la scorsa legislatura sono state finalmente unificate in un unico testo le varie leggi (comprese le ultime novità) che riguardano la tutela della maternità e paternità delle lavoratrici e dei lavoratori (decreto legislativo 26 marzo 2001 n°151). Ampio spazio vi trovano naturalmente i congedi. Schematicamente la situazione è questa: la donna deve astenersi dal lavoro per 5 mesi a cavallo della nascita del figlio ma, diversamente da prima, uno dei 2 mesi precedenti il parto può, se il medico lo autorizza, essere spostato a dopo la nascita. In casi gravi il padre si asterrà in alternativa alla madre immediatamente dopo la nascita del figlio. Il periodo di astensione obbligatoria viene retribuito allo 80%, vari contratti prevedono però il 100%. Se il bambino nasce prima della data presunta, il periodo tra la nascita effettiva e quella presunta viene successivamente recuperato.
Terminato il periodo di astensione obbligatoria per la madre ed il padre rimangono complessivamente 10 (11) mesi di astensione facoltativa da utilizzare sino al compimento di 8 anni del figlio. Soltanto i primi 6 mesi di questo periodo vengono retribuiti (30 % dello stipendio).
Questo congedo parentale non comprende le assenze per malattia del bambino che sino all'età di 3 anni possono essere molto ampie. Compiuti però il bambino 3 anni, i genitori dispongono per la sua malattia complessivamente soltanto di 5 giorni in un anno ed anche questa striminzita possibilità termina al compimento degli 8 anni del bambino.
I congedi per malattia non sono retribuiti (per alcune categorie il contratto prevede, però l'intera retribuzione per i primi 30 giorni di un anno sino all'età di 3 anni. Tutti i tipi di congedo sono validi ai fini pensionistici.
I 10 (11) mesi di congedo parentale per il padre e la madre sono complessivi ma la madre non può superare i 6 mesi ed il padre i 7 mesi. Quando il padre, infatti, accetta di assentarsi dal lavoro per il figlio almeno 3 mesi scatta un mese di premio, l'11° che però può essere goduto solo da lui. Ci sembra giusto che questo mese, dato oggi solamente al padre, sia invece il premio per la coppia, e possa essere utilizzato anche dalla donna. La madre, perlopiù, brucia i suoi 6 mesi (quelli che una volta erano il periodo di congedo facoltativo per maternità) rapidamente dopo l'astensione obbligatoria e quindi non le resta più nulla. Quale migliore forma di pressione affinchè l'uomo trascorra almeno 3 mesi con il proprio figlio se da questo la donna può guadagnare un altro mese per il suo piccolo ?

Milano

A Milano i nidi sono 110 e 3 nuovi nidi aprono in questi giorni
La giunta di Milano in carica praticamente dal 1997 e sostenuta da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord, CCD., CDU, non ha, sinora, affrontato con un piano complessivo la richiesta insoddisfatta di asili-nido. In questi anni ha provato di tutto: si è rivolta ai privati, reperendo pochi posti; ha aumentato la capienza degli attuali nidi (meno spazio per bambino, più bambini per educatrice); ha distribuito soldi a chi rinunciava al Nido; recentemente ha stanziato 4 miliardi per i privati che interessati ad aprire un nido accettano che il 15% dei posti venga riservato ai bambini della lista di attesa comunale (le famiglie di questi bambini pagheranno la retta ed il Comune integrerà la differenza tra essa ed il costo di gestione: così il Comune paga il Privato 2 volte). La stessa gestione dei 3 nidi che finalmente la Giunta ha deciso di aprire è stata data in appalto. Nel frattempo ha lasciato degradare le strutture esistenti e non ha valorizzato il lavoro delle educatrici. La giunta milanese, scartando la strada maestra del nido comunale, ha finito per viaggiare a vista, sperperando tempo e denaro. È ora che si impegni in uno sforzo progettuale finalizzato anche al reperimento delle indispensabili risorse.

 ANNI SCOLASTICI

 DOMANDE

CAPIENZA ASILI NIDO COMUNALI

 LISTA D'ATTESA

 TOTALE POPOLAZIONE 0-2 ANNI

 % DEI BAMBINI ACCOLTI NELL'ASILO COMUNALE SULLA POPOLAZIONE DA 0 A 2 ANNI

 1993-94

 6.983

 4.750

 2.233

 28.290

 16,8

 1994-95

 7.349

 5.018

 2.331

 28.113

 17,8

 1995-96

 7.446

 5.120

 2.326

 27.721

 18,5

 1996-97

 7.995

 5.147

 2.849

 27.857

 18,5

 1997-98

 7.253

 5.181

 2.072

 28.904

 17,9

 1998-99

 7.311

 5.193

 2.118

 29.651

 17,5

 1999-2000

 7.694

 5.223

 2.471

 30.587

 17,1

 2000-2001

 8.308

 5.840

 2.468

 31.700

 18,4

 2001-2002

 8.833

 5.926

 2.907
   


Evoluzione degli asili-nido comunali di Milano

A Milano esiste un gruppo di genitori che da qualche anno lotta per gli asili-nido, il suo nome è "CHIEDO ASILO ".
Per prendere contatto con questo gruppo rivolgersi a:

Grazia Bottici ed Andrea De Lotto - via S. Abbondio 19 - 20142 Milano tel.02.89517380

Adelio Riva- via Washington 7- 20146 Milano ­ tel.02.48194933 ­ fax 02.46769450

Il governo

Il governo Berlusconi si appresta a varare la legge per gli asili-nido, una legge molto attesa e che il governo dell'Ulivo (9 maggio '96 ­ 29 maggio 2001) non ha fatto.
Ma le proposte riguardanti l'infanzia non sono di per sé positive e questi progetti, che sin d'ora potranno essere attuati grazie alle disposizioni contenute nella legge finanziaria, sono improntati alla deregulation ed alla demagogia. Per aprire un Nido non occorrerà più rispettare certi standard, oggi giustamente severi, che riguardano la struttura , gli spazi, l'ambiente in cui è collocato l'edificio, il mobilio, i giocattoli, la preparazione dei pasti ma anche il progetto educativo. Ogni amministrazione locale si regolerà come meglio crede ed i nidi potranno essere aperti anche di notte'' in relazione a specifiche esigenze economiche e sociali''. Verrà promossa l'apertura di micronidi nelle amministrazioni statali e negli enti pubblici nazionali. Secondo questi progetti un micronido è una stanza ricavata all'interno degli uffici, stanza che si suppone imbiancata e con lavandino, gabinetto, tavolo e poltroncina. Il micronido verrà ''cogestito'' e ciò significa che le impiegate dovranno, oltre a portare varie cose indispensabili , cercare la baby-sitter e preoccuparsi di come sostituirla se si assenta. Forse molti pensano che sia facile trovare baby-sitter affidabili, mentre accudire i bambini è faticoso oltre che complesso e poche saranno le persone qualificate disponibili a queste condizioni di isolamento e precarietà (si prevede infatti un contratto a termine e della durata di 1 anno). Lo Stato sosterrà economicamente anche micronidi aziendali. Immaginiamo che un padrone aprendo un nido nella propria ditta farà meglio dei ''requisiti minimi organizzativi'' prospettati per i micronidi dei Ministeri romani inoltre i nidi aziendali non dovranno essere ''cogestiti'' perché lì le impiegate non devono essere distratte da certe incombenze. Le spese sostenute dai genitori per i micronidi sui luoghi di lavoro saranno deducibili dall'imposta sul reddito, non così per i nidi comunali!
Riceveranno finanziamenti non solo i nidi privati all'interno delle aziende ma anche tutti quei privati che vedono nel Nido una attività economica. Quest'ultima proposta ha trovato la strada già spianata dall'Ulivo che per i privati ha elaborato la formula dell'accreditamento.
C'è da aggiungere che l'aiuto economico ai privati è diretto e indiretto, poiché grazie alla deregulation, e quindi all'abbattimento degli standard, essi potranno attuare notevoli risparmi.
Lo Stato sosterrà questa politica con un fondo specifico di quasi 600 miliardi di lire, per il triennio 2002-3-4 senza, però, assumersi responsabilità rispetto alla diffusione del servizio e alla sua qualità: il privato è privato e se la vede lui, i nidi negli uffici statali saranno ''cogestiti'' e quindi la responsabilità sarà delle mamme!

ECCO LA CLASSIFICA: LA MAGLIA NERA AL SUD
Alla voce "altro" sono indicati i servizi integrativi all'infanzia, e cioé gli spazi-gioco e i centri bimbo-famiglia,
dove i bambini però devono essere accompagnati da genitori o parenti.
In rapporto alla popolazione infantile, ultima é la Calabria (1,9%) e prima l'Emilia Romagna (19%)

 

 NIDI 1992

 NIDI 2000

 ALTRO
 Piemonte

 210

 248

 62
 Valle D'Aosta

 7

 11

 5
 Lombardia

 475

 567

 108
 Trientino Alto Adige

 30

 63

 104
 Veneto

 136

 322

 89
 Friuli Venezia Giulia

 37

 57

 9
 Liguria

 71

 98

 34
 Emilia Romagna

 356

 403

 137
 Toscana

 166

 253

 63
 Umbria

 45

 66

 21
 Marche

 90

 138

 31
 Lazio

 190

 255

 31
 Abruzzo

 43

 42

 5
 Molise

 4

 5

 0
 Campania

 31

 102

 13
 Puglia

 111

 73

 5
 Basilicata

 19

 28

 0
 Calabria

 16

 40

 3
 Sicilia

 106

 172

 0
 Sardegna

 37

 65

 12
 TOTALE

 2180

 3008

 732

La legge che vogliamo

Vogliamo che il Nido sia il servizio di base per tutti i bambini e le famiglie che lo richiedono. Vogliamo che i fondi che lo Stato stanzia con uno specifico capitolo di spesa siano destinati per i nidi comunali ed in misura tale da soddisfare la domanda. Vogliamo che il Nido dipenda dal Ministero della Pubblica Istruzione, in quanto garante del progetto educativo e che la formazione delle educatrici e degli educatori sia a livello universitario. Alle Regioni spetti la fissazione degli standard, ai Comuni la gestione.
Chiediamo che il Nido venga tolto da servizi a domanda individuale, servizi che i Comuni non sono tenuti a fornire ed ai cui costi l'utenza contribuisce in modo cospicuo.
Sono anni che questi obbiettivi ricorrono:
° Nella proposta di legge di iniziativa popolare "L'asilo nido: un diritto delle bambine e dei bambini" presentata al Parlamento nel marzo 1993 con 150.000 firme.
° Nelle petizioni sottoscritte da migliaia di cittadine/i come quella presentata al presidente del Consiglio Regionale Lombardo nella primavera del '95 ed accompagnata da 2000 firme.
° Nelle delibere votate da tanti consigli comunali.
° Nell'appello, sottoscritto da 5000 cittadine/i della Lombardia, del giugno '96, rivolto al Consiglio Regionale affinché, grazie al potere di iniziativa legislativa che la Costituzione gli riconosce, sollecitasse il Parlamento a discutere lo stesso disegno di legge "L'asilo nido un diritto delle bambine e dei bambini".
° Nelle rivendicazioni di centinaia di comitati per il Nido.
° Nell'appello rivolto ai parlamentari, accompagnato da 11.000 adesioni e spedito alla presidente della commissione affari sociali della Camera on. Marida Bolognesi nel gennaio 2000.
° In convegni ed in tante feste e manifestazioni.
A sostegno di questi obiettivi abbiamo anche partecipato alla principale tappa italiana della marcia mondiale delle donne (Roma 30 settembre 2000) ed alla manifestazione milanese contro il G8.

LINK ALLA PROPOSTA DI LEGGE POPOLARE

Il coordinamento sostenitore della proposta di legge d'iniziativa popolare "L'asilo nido un diritto delle bambine e dei bambini" è ospitato nel sito femminista Iemanjà
http://www.ecn.org/reds/donne.html. Per comunicazioni scrivere a larete-asilinido@libero.it oppure a Muraro Daniela - via Cialdini 106- 20161 Milano. Per informazioni e/o contatti telefonare a: Annamaria 0341.680514 - Cristina 02.66011343 - Daniela 02.6455203

Alla RETE PER IL DIRITTO AL NIDO può aderire chi condivide gli obiettivi elencati nel capitoletto "La legge che vogliamo". Far parte della Rete significa agire in piena autonomia, secondo le proprie forze, cercando quando é possibile collegamenti col resto della Rete. L'adesione alla Rete non necessita competenze nell'uso del computer in quanto essa comunque si basa sulla relazione tra persone impegnate per lo stesso obiettivo.

IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: "L'ASILO NIDO: UN DIRITTO DELLE BAMBINE E DEI BAMBINI"