IL RUOLO DI RAWA
E' PIU' DIFFICILE DI PRIMA
TRASCRIZIONE
DELL'INTERVENTO DI ZOYA AD IMMAGIMONDO - OSNAGO (LECCO) 5-10-2003
novembre 2003, Traduzione di Laura Quagliuolo - Trascrizione a
cura di Gabriella Orlando e Patrizia de Marco
A nome di RAWA vi ringrazio per l'interesse che ci dimostrate.
In poco tempo è difficile raccontare tutti gli abusi che subisce l'Afghanistan, che è definito da Amnesty International come la più grande tragedia dimenticata del mondo.
L'A. ha una posizione strategica al centro dell'Asia e per questo è stato ed è il terreno di battaglia di molti interessi nei secoli. In seguito all'invasione sovietica del 1979 sono scappate sei milioni di persone che si sono rifugiate in Pakistan e in Iran ed un milione e mezzo sono state uccise. Alla fine del '92 presero il potere i fondamentalisti dell'Alleanza del Nord e nel '94 i Talebani, entrambi commisero crimini e violenze.
Il mondo ha ignorato la tragedia del mio popolo fino all'11 settembre del 2001. Ma, nonostante la cacciata dei Talebani, la tragedia non è finita. I media occidentali hanno dato per finita l'oppressione dell'A. e delle donne, ma così non è perché chi è stato messo al potere ha la stessa matrice ideologica dei Talebani, infatti i criminali dell'Alleanza del Nord in quattro anni avevano ucciso 60000 persone e violentato centinaia di donne. Gli Stati Uniti non hanno quindi apportato alcun cambiamento. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti poche settimane prima di bombardare l'A. avevano dato 43 milioni di dollari ai Talebani e che sono andati lì per punire il loro agente Bin Laden, pagato dalla CIA. Pensate che dopo poche settimane di bombardamenti sono morti 3800 civili, come afferma il professore americano Mark Harold. "L'indipendent" scrive che nel periodo tra il '92 e il '96 l'Alleanza del Nord è stata simbolo di violenza alle donne e di terrorismo, lasciando dietro di sé 50000 morti. "The guardian" del 16-11-01 afferma che è ironico che il primo effetto di Enduring Freedom sia stato di rimettere al potere l'Alleanza del Nord che per anni aveva portato avanti una politica fatta di terrorismo e brutalità.
Noi di RAWA siamo state testimoni di violenze recenti: otto scuole attaccate, proteste studentesche soffocate nel sangue, donne minacciate, rapite e costrette per paura a portare il burqa. Tutti coloro che dissentono dal governo, anche giornalisti e scrittori, sono stati minacciati, arrestati, torturati. Quattro milioni d'Afghani sono a rischio di morte per fame, solo il 5% ha accesso all'acqua potabile. Molti rifugiati vorrebbero tornare, ma hanno paura perché sanno che non troverebbero sicurezza. La sharia è ancora in vigore e continua a togliere libertà alle donne. Come se non bastasse l'A. è nuovamente il più grande produttore di papavero da oppio del mondo.
Due recenti rapporti di Human Rights Watch del 2002 e 2003 affermano che in A. si sta tornando indietro, che il fondamentalismo cresce e che i genitori, dopo aver visto bruciare le scuole, minacciare le insegnanti e le studentesse, non mandano più le figlie a scuola. E' come essere ritornati al tempo dei Talebani. Sembra quindi impossibile che dopo le elezioni del 2004 l' A. diventi laico e democratico. Purtroppo tutto ciò all'estero è ignorato.
Il ruolo di RAWA in A. è quindi più difficile di prima. Siamo democratiche e laiche e perciò non possiamo agire apertamente. Produciamo delle pubblicazioni che, con grande rischio, cerchiamo di vendere. Nessuna associazione femminile o democratica può agire liberamente.
Il nostro obiettivo a lungo termine è fornire istruzione al più grande numero di donne e bambini, perché significa dare un'arma per rivendicare i loro diritti. Sottolineo che l'87% della popolazione è analfabeta e che questa percentuale si alza per le donne.
RAWA esiste dal 1987 come associazione femminista per i diritti delle donne ed a favore di un governo laico. Abbiamo documentato a rischio della vita le violenze al tempo dei Talebani, gestiamo scuole, orfanotrofi, piccoli ambulatori, a volte mobili, che forniscono assistenza sanitaria ai rifugiati.
Per motivi finanziari RAWA ha dovuto rinunciare ad alcune attività, ma, nonostante le difficoltà, continueremo anche il lavoro politico, cercando di far conoscere con incontri, manifestazioni, pubblicazioni, la voce delle donne afghane. Stiamo chiedendo alla comunità internazionale di non appoggiare i criminali fondamentalisti, che non dovrebbero stare al governo, ma essere processati da un tribunale internazionale, e di appoggiare invece i gruppi democratici e pacifisti.
Domanda . Mi ha colpito il fatto che quando è avvenuta l'invasione russa ci sia stato un milione e mezzo di morti, può spiegare com'è avvenuto questo? Perché adesso, diciamocelo sinceramente,i tremila o cinquemila morti dei bombardamenti americani sono qualche frazione di un milione e mezzo e questo mi lascia abbastanza perplesso perché allora non ho visto una reazione mondiale proporzionata al numero dei morti.
Risposta. Innanzitutto i russi sono stati in Afghanistan per più di dieci anni ed hanno lasciato milioni di mine anti-persona , ancora oggi in Afghanistan ce ne sono più di dieci milioni lasciate da tutti e chi ne ha lasciate di più sono stati i sovietici. Anche nei luoghi più sperduti dell'Afghanistan ci sono mine lasciate dai sovietici. Non solo, ma durante l'occupazione tra gli americani e i russi c'era la guerra fredda e gli americani volevano che i russi andassero via dall'Afghanistan ed hanno pagato Al Quaeda e i mujaiddin quindi la resistenza in Afghanistan è stata fatta sia dalla popolazione civile che vedeva questo disastro, sia da questi signori pagati dalla CIA e questo è ciò che ha causato tutti questi morti; poi fare un paragone con quello che è successo con gli americani sì abbiamo questa cifra di tremila e ottocento civilima in effetti questo economista, Mark Harold, ha detto che è molto parziale questa cifra che lui ha dato perché non è potuto andare in ogni singola provincia a controllare quanti morti hanno fatto le bombe americane, i morti potrebbero essere più di ventimila e gli americani sono lì da poco più di due anni, quindi la cosa è un pò diversa.
D. RAWA ha davanti un percorso molto lungo di cambio di cultura mentale, mi incuriosiva sapere quali altre forze o movimenti anche maschili presentano delle possibilità di collaborazione con RAWA.
R. Ci sono delle piccole organizzazioni di donne democratiche piuttosto deboli che lavorano soprattutto per fornire assistenza umanitaria, ma il fatto che ci sia repressione e non vi sia libertà di parola costringe il grosso di queste associazioni ad agire segretamente e perciò non si riesce ad avere accesso a fondi di supporto e di sostegno dall'esterno, cosa fondamentale perché l'Afghanistan è un paese molto povero e non può contare sulle sue forze. Ci sono anche dei gruppi maschili o di intellettuali democratici che hanno l'idea di uno stato democratico e laico, ma fanno fatica a far sentire la loro voce perché c'è la repressione e sostanzialmente sono molto deboli. In Afghanistan non ci sono più infrastrutture, non c'è una rete viaria, non c'è una rete telefonica, non c'è una rete ferroviaria quindi muoversi e comunicare per incontrarsi e vedersi soprattutto clandestinamente è complicatissimo. Inoltre durante il potere dei mujaiddin nel '92 il primo obiettivo era quello di uccidere gli oppositori e così è stato fatto sistematicamente quindi
generazioni di possibili oppositori o se ne sono andate, se vi sono riuscite, o sono state eliminate.
RAWA vuole assolutamente collaborare con gruppi democratici e laici perché sappiamo benissimo che bisogna raccogliere le forze, però per noi è fondamentale che qualunque gruppo collabori o ci appoggi dichiari molto chiaramente di non essere fondamentalista perché noi sappiamo che gran parte delle sofferenze del nostro popolo è stata provocata dai fondamentalisti. A volte veniamo accusate di usare un linguaggio troppo forte però il nostro linguaggio è quello di una donna settantenne che è stata violentata da un uomo armato, di una ragazza violentata che si è suicidata per non dover affrontare il disonore, perché in Afghanistan una donna violentata non ha più alcuna possibilità. Quello è il linguaggio che noi vogliamo usare per dar voce a queste persone che non ne hanno avuta. Questa è l'unica cosa che usiamo perché siamo estremamente pacifiste. La settimana scorsa un uomo si è alzato e ha detto: perché non prendete le armi? Ma noi abbiamo risposto no, noi non vogliamo giocare lo stesso gioco di quelli che hanno usato le armi fino adesso nel nostro paese, noi usiamo le armi della scuola, vogliamo far crescere la consapevolezza, non il numero di armi che circolano nel paese.
D. Come fai a relazionarti con i maschi del tuo paese? Sta cambiando la cultura?
R. Noi siamo un gruppo di sole donne perché l'Afghanistan è un paese arretrato e quando è nata l'associazione volevamo un'associazione di donne per dar voce alle donne. Poiché la società è molto maschilista, in un'associazione composta da uomini e donne le donne non avrebbero partecipato, non avrebbero avuto voce perché gli uomini non avrebbero lasciato che le donne avessero spazio per parlare o per una leadership perciò abbiamo scelto così per dare spazio ad un numero più largo possibile di donne. Questo non significa che odiamo gli uomini, ma solo che noi vogliamo una società uguale per uomini e donne e la democrazia per tutto il popolo. In occidente abbiamo tanti sostenitori uomini che appoggiano il nostro lavoro ed anche in Afghanistan abbiamo tanti uomini che ci sostengono, ci accompagnano, traducono, fanno una serie lavori che noi non potremmo fare proprio perché nella società i ruoli sono rigidamente divisi. Sappiamo di non poter fare tutto da sole e ci appoggiamo anche agli uomini perché non tutti gli uomini afghani sono fondamentalisti
D. Le scuole gestite da RAWA sono fuori o dentro l'Afghanistan?
R. Noi abbiamo scuole e corsi di alfabetizzazione: sono due cose diverse perché la scuola è una struttura e le stiamo tenendo in piedi soprattutto in Pakistan, abbiamo delle strutture come scuole anche in Afghanistan, ma non nelle grandi città perché verremmo immediatamente identificate ma nelle piccole province e nei piccoli villaggi, in posti più decentrati. In Pakistan, poiché siamo più libere di agire, abbiamo tanti orfanotrofi anche nelle grandi città, mentre in Afghanistan non riusciamo ad aprire, nelle grandi città, orfanotrofi come li concepiamo noi, ma lo facciamo nei piccoli centri. Nelle grandi città, durante il potere dei Talebani, abbiamo sempre tenuto in piedi corsi di alfabetizzazione per le donne e per i bambini facendo finta che stessero imparando il corano.
Grazie per il vostro aiuto. Continueremo la lotta per la libertà. Pensiamo sia rivoluzionario dare lo strumento della cultura alle donne e noi continueremo ad essere rivoluzionarie.