TESTIMONIANZA N.1
ANZIANA DONNA TAGIKA


settembre 2004, dalla delegazione del coordinamento italiano a sostegno di RAWA

La seguente testimonianza ci è stata rilasciata da una anziana donna di etnia tagika, nell'agosto 2004. I fatti narrati accaddero a partire dal 1986, a Totondara, nella provincia del Parwan, governata a quel tempo da Massoud (mentre, negli stessi anni, Kabul era sotto il regime filosovietico - il cosiddetto Puppet Regime - dei partiti Khalq e Parcham). Riguardano l'assassinio dei tre figli maschi della donna, per mano di due comandanti agli ordini di Massoud, attualmente ancora in posizioni di responsabilità nella gerarchia militare. Malgrado la paura e il terrore di subire rappresaglie, la signora ha voluto specificare i nomi delle vittime e dei testimoni, che qui manteniamo riservati, e i nomi dei comandanti responsabili degli omicidi, che riportiamo.

La donna ricorda che il primo figlio era solo un uomo innocente. Lavorava in un negozio di alimentari. Un giorno entrarono nel suo negozio uomini di Massoud e gli spararono senza alcuna ragione. Il ragazzo aveva 18 anni.
Tre anni dopo, nel 1989, il secondo figlio lavorava come agente in un checkpoint. Andò a Charekar, nel nord del Parwan, in occasione di una festa religiosa, per incontrare la famiglia della promessa sposa. Anche lei - la madre - era andata a trovare i futuri suoceri, per accordarsi sugli ultimi preparativi del matrimonio. Passarono dal checkpoint. La madre entrò nella casa e da là sentì tre colpi di arma da fuoco. Gridò: "Hanno ammazzato mio figlio!". Non lo poteva sapere, non glielo aveva detto nessuno; ma lo sentiva, e corse fuori. Suo figlio era a terra. Lei gli prese il viso tra le mani: era già morto. Il checkpoint apparteneva a Massoud. Suo figlio lavorava là solo per guadagnarsi la vita, era il suo lavoro, non era uno di loro. I comandanti che avevano ucciso suo figlio erano Qassim Abdul Rahim e Fazuldin, uomini di Massoud. Il primo svolge attualmente le funzioni di comandante a Kabul, il secondo è comandante a Pol-e Khomri, capitale del Baghlan.
Anche il primo figlio si diceva che fosse stato ucciso dagli stessi due comandanti. Il secondo, suo fratello, pareva desideroso di vendicarsi. Era forte e intelligente, e probabilmente i due temevano che un giorno riuscisse nel suo intento, tanto che qualche tempo prima gli avevano teso un agguato ferendolo a una gamba: e infatti non camminava più bene. Per paura che arrivasse davvero a vendicarsi, prevenirono le sue azioni e lo uccisero. I comandanti di Massoud erano noti a tutti per i loro crimini, si sapeva che distruggevano le case, rubavano, uccidevano.

Più tardi anche il marito della donna morì, di morte naturale. Molti anni dopo, il terzo figlio fu rapito. Aveva 22 anni, una moglie e una figlia piccola. Non è mai più ritornato. Il fatto accadde al tempo dei talebani, quando Massoud era al potere al nord e a Kabul governavano i talebani. Il giovane fu rapito nel territorio di Massoud. La madre andò dai comandanti in carica nella zona a chiedere che cosa fosse successo a suo figlio. Le risposero: "Che cosa possiamo fare? È morto". Anche i suoi parenti le dissero di lasciar perdere, che non c'era più niente da fare. E lei - dice - siccome era una donna, non poteva fare nulla. Lei crede in Dio e in nient'altro, ed è rimasta in silenzio fino ad ora.

Tutta la gente della regione in cui lei vive conosce questi fatti e sa chi ha ucciso i suoi figli. Nel suo villaggio ci furono moltissimi casi come il suo, anche se lei ora non ricorda nomi e date. Ma nessuno si faceva carico delle disgrazie collettive e cercavai colpevoli. Tutti erano presi dai propri dolori e dalla propria vita. Le singole persone erano come agnelli per il sacrificio, e nessuno chiedeva perché erano uccise, né accusava nessuno. La maggior parte degli uomini non pensava che a sposare sei mogli e a bere tutto il giorno.
La donna andò a vivere da una nipote a Kabul, dove rimase per anni. Dopo la cacciata dei talebani tornò al suo villaggio nel Nord. Ora vive con poco, a volte l'aiuta una figlia. Ha quattro figlie sposate, ma lei dice che le figlie non sono come i figli maschi e non se la sente di vivere nella casa di un genero.
Molti degli uomini di Massoud sono ancora al potere in quell'area. Sono criminali, la gente è molto spaventata, i testimoni non sono liberi di denunciare i fatti. La donna conosce anche un altro villaggio, in cui non c'è una sola famiglia che non abbia perso qualcuno in modo simile a quello della sua famiglia.