TESTIMONIANZA N.6
LA CUGINA COLTA E BELLISSIMA


settembre 2004, dalla delegazione del coordinamento italiano a sostegno di RAWA

Questa testimonianza si riferisce a fatti accaduti nel circa 1985 circa, nel villaggio di Gul Bahar, nella regione di Saeed Khel, nel Parwan, allora governato da Massoud. A Kabul era invece in carica il cosiddetto Puppet Regime ("regime fantoccio"), il regime filosovietico.
La testimone racconta la storia di sua cugina e della sua famiglia.

Sua cugina, Gul Nara, di 21 anni, era una ragazza diplomata, colta e intelligente. Era bellissima e aveva sposato Muhammad Yousaf, un insegnante che allora aveva 22 anni, un uomo buono. Un giorno suo marito a scuola aveva però parlato male dei Jehadi. Il giorno dopo fu rapito e di lui non si seppe più nulla. Il rapitore, un comandante di Massoud, era Noor Habib.
Dopo il sequestro, gli uomini di Massoud andarono per una settimana intera, tutte le notti, a casa della ragazza, che viveva con i suoceri, chiedendo dove fosse nascosto suo marito. Per prenderla in giro e spaventarla, o per fare finta di essere del tutto estranei alla vicenda: naturalmente sapevano che cosa era successo. La famiglia dell'insegnante scomparso, spaventata, decise di fuggire e trasferirsi a Kabul. Andò con loro anche la ragazza, ma dopo poco tempo i suoceri le dissero che ormai suo marito era morto e quindi lei non aveva più motivo di rimanere con loro: doveva tornare dai suoi genitori. La giovane tornò allora a Gul Bahar nella casa paterna. La notizia che la ragazza era di nuovo nel villaggio arrivò a Noor Habib, che prese a mandare dai suoi genitori i suoi uomini, per chiederla in moglie. I soldati arrivarono anche a picchiare il padre e il fratellino di 8 anni. Ma lei piangeva e gridava che non voleva sposare nessuno.
Alla fine, costretta, accossentì, ma disse che voleva porre delle condizioni: avrebbe prima parlato con un mullah e gli avrebbe fatto due domande. La sua decisione sarebbe dipesa dalle risposte dell'autorità religiosa.
Alla presenza di due zii testimoni, la ragazza fece le seguenti domane al mullah: può risposarsi una donna il cui marito è scomparso ma non si ha la certezza che sia morto? E una vedova ha diritto di scegliere liberamente il suo nuovo sposo?
Il mullah rispose negativamente alla prima domanda: secondo il Corano, nessuna donna può sposarsi una seconda volta se c'è la possibilità che il suo primo marito sia ancora in vita. Quanto al diritto di una vedova di scegliere il suo nuovo marito, disse che sì, spettava a lei decidere.
La ragazza mandò quindi a dire al comandante che per queste ragioni la sua risposta definitiva era no. Era passato circa un mese dalla scomparsa di suo marito.
La notte seguente il comandante Noor Habib in persona si presentò a casa sua ed entrò con la forza. Insieme ai suoi uomini la trascinò via e la portò in un luogo chiamato Sabzi Khel, dove tentò di violentarla. Ma la ragazza reagì con violenza, tirando pietre e usando tutta la sua forza. Arrivarono sul posto i genitori e il fratellino, che avevano seguito i rapitori a distanza. Videro il comandante che con le sue mani colpiva la ragazza con la baionetta, affondando la lama dalla testa a tutto il corpo. Poi lo stesso comandante si rivolse alla madre, che urlava, ordinò di tenerle ferme le mani e con il fucile le sparò in bocca. Infine uccise anche il padre. Il fratellino di otto anni era rimasto in disparte, pietrificato. I soldati gli chiesero: "Tu sai chi siamo?" e lui rispose di no. Sapeva in realtà chi erano, ma disse di no per essere lasciato andare. Fuggì e corse al villaggio, dove chiese aiuto e convinse la gente a seguirlo a Sabzi Khel. I corpi degli uccisi furono raccolti e portati di notte nella moschea del villaggio, perché in quel luogo sacro fossero al sicuro dai Jehadi.

A quel tempo la donna testimone e la sua famiglia vivevano a Kabul. Quando ricevette la notizia del massacro, sua madre voleva andare al villaggio per i funerali; ma aveva molta paura per la sua famiglia, sapendo che quegli uomini potevano fare del male anche a loro, e rinunciò. Il fratello della ragazza uccisa viveva con il terrore che lo cercassero per ucciderlo; quando ebbe circa 16 anni fuggì in Iran e da allora nessuno ha più sue notizie.
Il comandante Noor Habib è ancora oggi al potere nella zona di Gul Bahar. Dopo quei tragici fatti prese per sé la casa, le terre e tutto quello che apparteneva alla famiglia sterminata. I parenti degli uccisi non tornano mai più al villaggio: tuttora hanno paura. Tutti gli abitanti di Gul Bahar sono a conoscenza di questa storia e sanno chi sono i colpevoli.
La donna testimone era molto piccola all'epoca del massacro, ma ricorda tutto. Ha sempre davanti agli occhi sua cugina, intelligente e bellissima.