ELEZIONI AFGHANE: ELETTA MALALAI JOYA, TRA UNA FOLLA DI CRIMINALI INTEGRALISTI
MALALAI SI TROVERA' DI FRONTE IN PARLAMENTO I CRIMINALI CHE HA DENUNCIATO, FORTI DELLE LORO MILIZIE PRIVATE. DIFFUSI BROGLI NELLE PROVINCIE.


Ottobre 2005. Fonti: DWpress, Peace Reporters, Regione Val d'Aosta



(DWpress) - Kabul – E’ quasi certo: la ventisettenne Malalai Joya, simbolo della resistenza delle donne afghane ai “signori della guerra” e della loro lotta per l’autodeterminazione, è fra le elette alla Loja Jirga. Il suo nome, infatti, è trapelato da una lista contenente i candidati che si sono aggiudicati un seggio. La bella notizia è ulteriore motivo di soddisfazione se si tiene conto che Joya non avrebbe avuto bisogno, a quanto si apprende, di puntare sulla norma che assegna di diritto alle donne 68 seggi su 249: sembrerebbe infatti che la sua candidatura alle elezioni del 18 settembre abbia registrato un enorme successo (oltre 7.600 preferenze, il 7% dei voti), arrivando seconda nella provincia di Farah, da cui proviene e dove si era candidata, sbaragliando molti politici maschi. Frutto di questo risultato, la sua lotta contro i cosiddetti “war-lords”, i signori della guerra che ancora continuano, nonostante i disastri arrecati al Paese, a contare molto, troppo, nella vita politica dell’Afghanistan: “Sono tutti criminali, niente altro che criminali, e voi li avete portati qui”, aveva detto, rivolta agli americani e all’allora presidente provvisorio Hamid Karzai, nel dicembre 2003 nel corso dell’Assemblea che aveva l’obiettivo di disegnare il futuro del Paese.
Lo stesso messaggio lo ha ripetuto nella sua - a quanto pare decisamente brillante - campagna elettorale: “Sono dei criminali, hanno distrutto il Paese, dovrebbero essere processati davanti a corti internazionali”: in questo modo ha voluto focalizzare l’attenzione della gente sul fatto che con loro al parlamento (la Loya Jirga, ndr), e quindi al governo, la situazione dell’Afghanistan non potrà cambiare. Così come quella delle donne, in particolare le giovanissime, sottomesse al potere oscurantista e bigotto dei vari capi tribù e signorotti feudali.
Nonostante alcuni dati positivi, come l’elezione di Malalai Joya, le elezioni afghane, dalle quali secondo gli americani sarebbe dovuto uscire un Paese nuovo e finalmente democratico, la consultazione del 18 settembre non dà adito a grandi speranze. La mancanza di partiti organizzati, infatti, lascia grande spazio a clientele e trialismi, e conferma dunque i timori espressi da Joya. Inoltre, come dichiarato ufficialmente dalla commissione elettorale, controllata dall’Onu, pur non essendoci stati grandi brogli a livello centrale, vi è stata una diffusa irregolarità a livello locale. Tutto ciò è confermato anche dalle scarse informazioni che vengono diffuse sui risultati a quasi un mese dallo svolgimento della consultazione, e dall’ammissione da parte del direttore della commissione, Peter Erben, che l’impegno a dare i risultati definitivi entro il prossimo 22 ottobre con grande probabilità non potrà essere rispettato.

Dall'inviato di peace Reporters, Enrico Piovesana


L'annuncio ufficiale dei risultati delle elezioni parlamentari e provinciali dello scorso 18 settembre ci sarà solo il 22 ottobre. Ma, a quanto pare, lo scrutinio delle schede è già terminato: mancherebbero solo quelle delle urne messe in 'quarantena' per sospetti brogli, che costituiscono un buon 20 percento del totale. La Commissione Elettorale dell'Onu (Jemb) ha annunciato la diffusione di questi 'risultati preliminari', che per altro sono già consultabili sul sito internet del Jemb <http://www.jemb.org> . Un parlamento di criminali di guerra. Risultati a dir poco sconsolanti, dato che emerge chiaramente proprio quello che molti temevano: il nuovo parlamento afgano sarà un'assemblea di signori della guerra.
Quasi tutti sono sanguinari criminali di guerra macchiatisi dei peggiori crimini contro l'umanità. In tutte le 34 province risultano infatti in testa gli ex comandanti mujaheddin che hanno guidato la jihad antisovietica negli anni '80 e che sono stati protagonisti della sanguinosa guerra civile del 1992-1996 e anche alcuni ex comandanti talebani. Quelle stesse persone che già oggi, con il beneplacito di Washington, detengono il potere effettivo nel Paese grazie ai loro partiti etnici armati.

Il più votato in assoluto risulta essere Mohammed Mohaqiq, storico leader politico e militare degli afgani hazara, la minoranza da sempre più emarginata e povera del Paese. Alle presidenziali dello scorso anno si era piazzato terzo dietro il pashtun Hamid Karzai e il leader tagico Yunus Qanuni.
Stando ai primi risultati Mohaqiq, che si è presentato nella circoscrizione di Kabul (che elegge 33 dei 249 parlamentari totali), avrebbe preso oltre 35 mila voti. Sempre a Kabul, seguono il leader degli ex mujaheddin tagichi, Yunus Qanuni (20 mila voti) e il pashtun Abdul Rasul Sayyaf (7 mila voti), comandante jihadista integralista ultraconservatore sospettato di legami con al-Qaeda.
Nella provincia di Zabul, dove continua ancora la guerra tra talebani e americani, vince l'ex comandante talebano Abdul Salam Rocketi, che deve il suo nome alla bravura nel lanciare razzi. Nella provincia di Khost è in testa il pashtun Sayyed Mohammad Gulbazoy, ex ministro degli Interni del regime comunista di Taraki e successivamente finanziatore dei talebani. In Kunar in cima alla lista delle preferenze c'è Mawalawi Shahzada, un altro comandante militare locale con la barba da talebano.
Lo stesso dicasi per Mawlawi Saeedurrahman e Esmatullah Muhabat, in testa nella provincia di Laghman. Altri potenti comandanti jihadisti sono in vantaggio nelle province di Paktia (il famigerato Pacha Khan Zadran), Parwan (Abdul Zahir Salangi) e Jowzan (Faizullah Zaki).
Nella provincia orientale di Nanagarhar, quella di Jalalabad, è in testa un altro signore della guerra locale, Hazrat Ali, della piccola tribù dei pashai, comandante di una milizia privata di 18mila uomini, finanziata dagli americani che se ne servirono per le operazioni terrestri nella battaglia terrestre di Tora Bora alla fine del 2001.
A Kandahar tra i più votati c'è il fratello maggiore del presidente Karzai, Abdul Qayyum Karzai, secondo molti arricchitosi con la coltivazione dell'oppio e con la raffinazione di eroina, sotto la protezione del potente fratello. In Badakshan, roccaforte dei mujaheddin tagichi, il più votato è il loro leader politico storico, Burhanuddin Rabani, che fu anche presidente dell'Afghanistan dopo il ritiro dell'Armata Rossa.

L'unica buona notizia viene dalla provincia occidentale di Farah, dove risulta seconda votata Malalai Joya, la coraggiosa ragazza di 27 anni che nel 2003 prese la parola alla Loya Jirga contro i signori della guerra e i leader fondamentalisti che sedevano in quell'assemblea tradizionale di capi tribù e capi militari. Purtroppo per lei, in parlamento si ritroverà davanti esattamente quelle stesse persone.
Ciononostante la prossima settimana il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, verrà qui in Afghanistan per celebrare il trionfo della democrazia afgana.

 

Comunicato stampa del Presidente della Regione Val d'Aosta

Appresa la notizia dell'elezione di Joya Malalai nel Parlamento afgano, il Presidente del Consiglio regionale della Valle d'Aosta Ego Perron ha espresso il proprio compiacimento per la donna che lo scorso anno vinse il Premio Internazionale "La donna dell'anno" 2004.
"La sua elezione - afferma il Presidente Perron - conferma che il Premio, che il Consiglio regionale ha voluto sin dal 1998, ha assunto una connotazione sempre più internazionale e di grande rilievo."
"La donna afgana - prosegue il Presidente Perron - ha lottato a lungo per i diritti del suo paese contro i signori della guerra e i leader del fondamentalismo islamico. Mi auguro che la sua grande forza di volontà di fronte alle ingiustizie possa dare una speranza concreta alle donne afgane e a tutto il suo travagliato Paese."
Joya Malalai, 27 anni, è stata votata nella provincia occidentale di Farah, come seconda eletta nel Parlamento afgano.