AFGHANISTAN: STAMPA E TV SOTTO TIRO SE DISCUTONO DI DIRITTI DELLE DONNE
ARRESTATO IL CAPOREDATTORE DI UN SETTIMANALE FEMMINILE, MENTRE IN TV UN TALK SHOW SUI PROBLEMI DELLE DONNE AUMENTA L'AUDIENCE


Ottobre 2005. Fonti: DWpress, Associated Press



ARRESTATO IL CAPOREDATTORE DI UN SETTIMANALE FEMMINILE PER UN ARTICOLO SULLE PUNIZIONI IN BASE ALLA SHARIA.

Arrestato Mohaqui Nasab, caporedattore di “Hoqooq Zan”, giornale afghano che si occupa dei diritti delle donne. Il giornalista è stato arrestato a seguito della denuncia presentata da un consigliere religioso del presidente Hamid Karzai, che ha giudicato “blasfemo” un articolo di Nasab sull’Islam.
Secondo Fazel Sangcharaki, viceministro della cultura e dell’informazione, l’arresto – che sta suscitando diverse reazioni – sarebbe illegale da un punto di vista tecnico, in quanto il giornalista non sarebbe stato ascoltato dalla Commissione informazione prima di deciderne, o meno, l’arresto.
Come spiegato dal viceministro, l’articolo di Nasan metteva in dubbio la necessità di applicare le dure punizioni previste dalla sharia per apostasia, furto, adulterio e omicidio.
Secondo quanto previsto dalla legge religiosa islamica, infatti, apostati e assassini devono essere giustiziati, ai ladri vengono amputate le mani, mentre per gli adulteri è prevista la lapidazione. A chiedere l'arresto dell'uomo sono stati i chierici musulmani sciiti, che nella settimana precedente avevano incontrato al proposito il consigliere religioso del Presidente Karzai, Mohaiuddin Baluch. Costui ha passato copie del giornale alla Corte Suprema. "Ho parlato personalmente con il capo della Corte Suprema", ha dichiarato Baluch alla stampa, "Gli articoli erano contrari ai principi del Corano."
Il Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti ha chiesto l'immediato rilascio di Nasab, che è stato visitato in carcere a Kabul da un membro della Commissione indipendente afgana per i diritti umani.
La legge sulla stampa firmata nel marzo 2004 dal Presidente Karzai prevede che i testi ritenuti insultanti per l'Islam vengano banditi; le sanzioni sono lasciate nel vago, e lasciano aperta la possibilità di punizioni in accordo con la sharia (legge islamica).



SUCCESSO IN TV PER IL TALK SHOW SULLE CONDIZIONI DELLE DONNE.

New Delhi – “Banu” (donna) è il titolo del nuovo talk-show televisivo afgano proposto ormai da un mese dalla rete di Kabul “Tolo” e che tratta dei problemi delle donne del paese.
La conduttrice, Farzana Samini, psicologa, va in onda con successo tre volte la settimana: nel programma è accompagnata da esperti che discutono di problemi, sociali e psicologici, delle donne afgane, violando le regole- tabù imposte alle donne. Sarebbe stato improponibile fino a qualche tempo fa realizzare tale trasmissione, tanto più perché condotta da una donna.
“La maggior parte delle donne afgane – ha detto Samini - non hanno la possibilità di esprimersi liberamente, di parlare dei loro problemi o delle loro paure. Con questo programma noi speriamo di aiutarle in tal senso”. Secondo Farzana, “le donne qui non hanno ancora ottenuto i giusti diritti in famiglia come nella società, non hanno alcun controllo sul loro destino. Ovviamente ciò le porta ad avere numerosi problemi, a volte anche mentali”.
Samini è diventata così una star nel Paese, una eroina specialmente nel mondo femminile, che l’ha paragonata ad Ophra Winfrey, conduttrice americana seguitissima nel suo paese. Accanto a questo, il timore di qualche attacco, specie dopo l’uccisione di un conduttore proprio di “Tolo” nel maggio scorso: “Mio marito non vorrebbe che io conducessi questo show perchè ha paura per la mia incolumità – ha affermato Samini - ma io non voglio tirarmi indietro perchè voglio fare qualcosa per le donne afgane”.
Ma, si sa, non tutte le afgane sono state fortunate come la giovane conduttrice, proveniente da una famiglia che le ha consentito di studiare psicologia e condurre una vita che le ha permesso di impegnarsi in favore delle donne per offrire loro un piccolo contributo al miglioramento delle loro condizioni.
Lo psicologo Babrak, ospite fisso di “Banu”, ha infine spiegato: “Durante la guerra civile moltissime donne afgane hanno subito sofferenze enormi: nella sola Kabul oltre 30.000 sono rimaste vedove, altre sono state rapite, violentate e molestate. A seguito di ciò vi è stato fra le donne del Paese un rilevante aumento dei problemi mentali, soprattutto dei casi di schizofrenia”.