APPUNTI SULLE ELEZIONI
BREVI NOTE SCRITTE DURANTE L'INTERMINABILE SPOGLIO DELLE SCHEDE ELETTORALI DA MEMBRI DI RAWA, SU RICHIESTA DI OSSERVATORI INTERNAZIONALI


Dicembre 2005. Da Rawa. Traduz. a cura di Cinzia Tosi

 

iIn una relazione di Human Rights Watch si legge: “Oltre alla paura dei Talebani e di altre forze rivoltose che agiscono principalmente al sud e al sud-est del Paese, molti elettori e candidati ci hanno espresso il loro senso di vulnerabilità nel ritrovarsi, di fatto, nelle mani dei signori della guerra o delle forze della guardia nazionale apparentemente alleata con il governo”.
Candidati e organizzatori politici di tutto il Paese hanno raccontato a Human Rights Watch di molti comandanti locali, personaggi potenti o funzionari statali a loro legati, che hanno tenuto degli incontri in cui hanno detto agli elettori e ai capi delle varie comunità per chi votare. Sia i candidati che i loro sostenitori affermano che si sono verificati anche casi di minacce dirette.
Il fatto che abbiano potuto candidarsi personaggi corrotti del gruppo dei Talebani, incluso il ministro degli esteri e il terribile capo della polizia segreta religiosa, noto per aver ucciso e oltraggiato migliaia di donne e di uomini, o che si siano candidati figure criminali dell’infame gruppo terroristico di Gulbuddin Hekmatyar e membri di alto livello del precedente regime-fantoccio sovietico, è stata la causa principale che ha demotivato la gente dall’andare a votare.
Durante la campagna elettorale sono stati denunciati molti fatti gravi quali intimidazioni, interventi di funzionari, liste elettorali inadeguate, nonché uccisioni di candidati e di persone che lavoravano per le elezioni.
La Commissione per i Reclami Elettorali (così viene definita) ha ricevuto centinaia di comunicazioni relative a crimini commessi dai leader fondamentalisti. Tuttavia, ad eccezione di qualche capro espiatorio, nessuno di loro è stato escluso dalle elezioni. Tutti conoscete la signora Tebelius, responsabile della Commissione Bismullah Bismil, infame fondamentalista e stretta parente di Ismail Khan.
Molte manipolazioni erano così evidenti che anche gli stessi documenti a sostegno del governo e dei fondamentalisti faticavano a nasconderle.
In molte zone, le donne non hanno potuto votare per problemi di sicurezza. Nonostante questo, migliaia di voti di donne sono stati comunque distribuiti in tutte le urne.
I candidati al parlamento e i consigli provinciali anti-fondamentalisti e anti-governativi della Provincia di Kapisa hanno fatto un esposto condannando le irregolarità delle elezioni e si sono ritirati dalla campagna elettorale.
In tutte le zone dominate dai signori della guerra, decine di migliaia di schede sono state assegnate ad alcuni specifici candidati e anche i giovani al di sotto dei 18 anni sono stati costretti a votare.
Sono passate più di 48 ore prima che le urne venissero trasferite nei vari seggi elettorali.
La signora Shokria Barekzai, candidata di Kabul, ha dichiarato che dieci voti destinati a lei sono stati assegnati ad un altro candidato davanti ai suoi occhi.
La provincia di Kunduz ha raccolto 260.000 voti, di cui 6.000 sono stati appositamente destinati ad un candidato che sosteneva i fondamentalisti.
In alcuni seggi, gli elettori hanno scritto frasi quali “è un assassino”, “è un bandito”, “è un talebano”, e così via, vicino ai nomi di alcuni candidati, ma questi sono stati tutti conteggiati come voti validi.
Migliaia di voti a favore di candidati indipendenti sono stati bruciati e migliaia di voti falsi sono stati assegnati a candidati che sostenevano Karzai o i fondamentalisti.
Ai funzionari e alle persone che conteggiavano i voti è stato proibito di portare delle penne. Tuttavia, durante un controllo presso un seggio elettorale nella provincia di Nangarhar, più di 200 penne sono state trovate in possesso di alcuni funzionari.
Quando ho chiesto a un insegnante di mezza età quali erano i suoi candidati preferiti, mi ha risposto: “Come posso votare per l’Ing. Ghaffar, per Hazarat Ali o per persone come loro che hanno le mani sporche di sangue?”.
In una circoscrizione elettorale della provincia di Patkia, il numero dei votanti era di 10.000, ma sono state raccolte almeno 20.000 schede. Un uomo di 30 anni di Patkia, che non aveva nessuna intenzione di votare, mi disse: “Quando vedo un traditore come il Generale Shahnawaz Tanai così visibilmente attivo in questa campagna elettorale, capisco quando anti-democratiche e ridicole siano queste elezioni”.
Nella provincia di Farah, in cui Naim Khan Farai è il signore più importante ed è direttamente supportato dal governo e dalle Nazioni Unite, UNAMA e i suoi terroristi sono stati i primi vincitori, dopo aver commesso ogni tipo di irregolarità. Un nipote di Naim è l’attuale capo di UNAMA a Farah. Nel distretto di Farah, un altro nipote di Naim (Zabet Jalil) ha obbligato le persone, tramite i suoi uomini armati, a votare per lo zio.
La maggioranza della popolazione di Farah ritiene che se non ci fossero state tutte queste truffe, Malalai Joya avrebbe ottenuto almeno il 50% dei voti.
Come è accaduto nelle province di Herat e Nimroz, il regime iraniano ha allungato le mani anche a Farah. I servizi segreti iraniani hanno dato 100 milioni di Toman (circa 117.000 dollari) ad Haji Taimor Shah. I suoi enormi manifesti colorati erano impareggiabili.
UNAMA e i suoi uomini, definiti “la ripugnanza delle elezioni”, si sono allargati a tal punto che anche il terrorista Al-Zawahiri ha parlato di questo nella sua dichiarazione del 20 settembre. Le elezioni sono state condotte nel clima di terrore dei signori della guerra afgani e si sono rivelate una grossa finzione, dal momento che molte regioni del Paese sono sotto il controllo di uomini potenti e degli stessi signori della guerra. Gli osservatori internazionali hanno evidenziato che le urne elettorali sono rimaste nelle mani dei signori della guerra, dei banditi e degli agenti degli Stati Uniti prima di essere depositate presso i seggi elettorali.
Per meglio evidenziare quale sia il livello di corruzione esistente e quale sia il regime di Karzai, richiamiamo la vostra attenzione su un documento confidenziale recentemente reso noto dal Dr. Ramazan Bashardost. Non appena venne assegnato al Ministero della Progettazione, il Dr. Bashardhost cercò di fermare le attività di 2.000 ONG sospette e corrotte, ma fu costretto a dimettersi. Secondo il suddetto documento, il portavoce del presidente, i ministri e gli alti funzionari percepiscono 36.000 dollari all’anno da una società britannica, mentre i disabili ricevono 6 dollari al mese e i comuni impiegati governativi ricevono 60 dollari al mese.
Questa schiacciante corruzione ha raggiunto gli organismi più elevati. “Il Presidente mi ha chiesto di assumermi la responsabilità dell’Amministrazione della Lotta contro la Corruzione”, dice Bashardhost, e aggiunge: “Gli ho risposto che l’avrei fatto a patto che avremmo cominciato dal palazzo presidenziale”.
In un’intervista alla Reuters del 30 agosto 2005, dice: “I membri del governo, le ONG, il personale delle ambasciate e il personale delle Nazioni Unite hanno creato un sistema mafioso e questi sono i risultati. Negli ultimi tre anni abbiamo ricevuto circa 12 miliardi di dollari, ma dove sono finiti questi soldi?”. Si riferisce al periodo che inizia dalla caduta dei Talebani, nell’ultima parte del 2001.
“La popolazione afgana è contro i signori della guerra, allora perché la comunità internazionale e il governo afgano sostengono i signori della guerra ?”
“Nelle province, tutti gli attuali governatori e capi della polizia erano signori della guerra e la popolazione afgana non accetta questa situazione”.
E così via.
Non è difficile prevedere quale sarà il risultato di queste “miracolose” elezioni che tanto vi confortano.
Ci sarà un parlamento pieno dei più crudeli, misogini, anti-democratici e reazionari fondamentalisti, capeggiati da disgustosi trafficanti di droga quali Sayyaf, Qanoni, Rabbani, Mohaqqiq, Pairam Qul, Hazrat Ali e loro simili. Questi fascisti religiosi supportati dagli Stati Uniti non divulgheranno mai la democrazia, ma cercheranno piuttosto di legittimare e perpetuare il loro sanguinoso dominio sulla nostra gente sedendo in parlamento a fare le leggi.