LA CONFERENZA DI LONDRA SULL'AFGHANISTAN
LE CONDIZIONI
DI VITA DELLA POPOLAZIONE CIVILE DEVONO AVERE LA PRIORITA' NEGLI INTERVENTI
DEI PAESI DONATORI
Febbraio 2006. Di HRW. Traduzione a cura di A.F.
(Londra, 30 gennaio 2006). "I paesi donatori che si incontrano a Londra questa settimana per discutere dello sviluppo dell'Afghanistan dovrebbero fare di più per affrontare i gravi problemi che affliggono la gente nel paese, relativi alla mancanza di sicurezza e alla impossibilità di sviluppo" dice oggi Human Rights Watch.
Il 31 gennaio e il 1° febbraio le delegazioni di più di 60 paesi parteciperanno alla Conferenza per stabilire le linee portanti di un piano per lo sviluppo dell'Afghanistan. Questo piano, chiamato "Afghanistan Compact" (Accordo per l'Afghanistan), sostituirà gli accordi di Bonn, che hanno guidato il processo politico in Afghanistan dopo che le forze statunitensi cacciarono i Talebani quattro anni fa.
Gli afghani continuano a ripetere che la loro maggiore preoccupazione è la mancanza di sicurezza. La ripresa dei Talebani è riuscita a sottrarre al controllo del governo gran parte della regione meridionale del paese, portando a una riduzione degli interventi per lo sviluppo e la ricostruzione, di cui c'è disperato bisogno. In altre aree, i signori della guerra si sono rafforzati e sono stati perfino eletti in parlamento o hanno fatto eleggere i loro uomini fidati.
"Il successo della Conferenza dovrà essere valutato a partire da quanto i paesi donatori si impegneranno per operare a favore della sicurezza e dello sviluppo della popolazione afghana, non dalla loro agenda politica" ha dichiarato Sam Zarifi, direttore della divisione di Human Right Watch per l'Asia. "La reale misura della sicurezza e dello sviluppo in Afghanistan non sta nel numero delle truppe straniere presenti, ma nel fatto che la gente si senta o meno sicura di andare al mercato, di muoversi di notte nel caso abbia bisogno di raggiungere un pronto soccorso medico, o di mandare i propri figli a scuola.
Human Rights Watch ha sollecitato i paesi donatori e presenti in Afghanistan con forze militari a impegnarsi per combattere la mancanza di sicurezza, che ha rallentato lo sviluppo del paese e ha impedito alla popolazione, soprattutto alle donne, di essere nelle condizioni di avere un lavoro, assistenza medica e istruzione.
In modo particolare Human Rights Watch ha raccomandato ai paesi donatori riuniti alla Conferenza di Londra di
- fare attenzione che il concetto di 'sicurezza' comprenda lassenza di quella violenza e di conseguenza di quella paura dei soprusi che hanno profondo impatto sulla vita della gente afghana, verificando per esempio che i presidi sanitari e le scuole possono effettivamente essere operativi, che la gente comune possa spostarsi nel paese in sicurezza e che le agenzie umanitarie possono portare avanti i loro progetti per lo sviluppo e la ricostruzione;
- assicurasi che il mandato delle forze internazionali di sicurezza che operano in Afghanistan, comprese le forze che rispondono alla operazione "Enduring Freedom" degli Stati Uniti, si concentri sul rendere possibile e sostenere la ricostruzione e lo sviluppo;
- sostenere la partecipazione delle donne e delle ragazze afghane nella vita economica, politica e culturale del paese, potenziando gli interventi a favore dell'assistenza sanitaria e dell'istruzione delle donne e rimuovendo le barriere legali e istituzionali che impediscono il loro coinvolgimento;
- assicurarsi che la popolazione afghana, soprattutto nelle campagne, riceva lassistenza di cui ha bisogno coordinando meglio i progetti di sviluppo dei donatori internazionali, del governo afghano e delle organizzazioni non governative.
"La Conferenza di Londra non deve essere unoccasione per darsi pacche sulle spalle d'approvazione, ma per rimboccarsi le maniche e rimediare ai troppo deboli interventi del passato" ha detto Zarifi.
"Le effettive conquiste del popolo afghano non possono essere mantenute senza il forte sostegno e l'impegno internazionale."
L'Accordo per l'Afghansitan stabilisce tre principali obiettivi per gli interventi futuri: la sicurezza, la governabilità del territorio e lo sviluppo economico. Definisce inoltre dei punti capisaldi per gli interventi in ciascuna area, che devono essere rispettati dal governo afghano così come dai donatori internazionali. Una commissione mista sovrintenderà al rispetto di questi capisaldi.
L'Accordo dà grande rilievo inoltre agli sforzi per combattere la crescita della produzione di eroina, che rappresenta circa l'80% della produzione mondiale, e del traffico relativo. I proventi della produzione e del commercio di droga costituiscono più della metà del prodotto interno lordo afghano e le attività collegate sono la maggiore causa di violenza e violazione dei diritti umani.
Le due conferenze dei donatori tenute finora, a Tokyo nel 2002 e a Berlino nel 2004, non hanno portato all'Afghanistan i 28 miliardi di dollari che la Banca Mondiale e il governo afghano avevano stimato necessari per ricostruire il paese. La comunità internazionale si era ufficialmente impegnata a dare appena poco più della metà di questa cifra, ma ha di fatto stanziato meno di 5 miliardi in quattro anni.
In paragone, gli stanziamenti per la ricostruzione in Kosovo, in Bosnia e a Timor Est sono stati 50 volte più consistenti, se considerati in relazione al numero della popolazione. Anche la forza internazionale di sicurezza (ISAF) è stata poco incisiva e scoordinata.
Gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro di circa 2500 soldati dall'Afghanistan, sui circa 16000 presenti. La Nato, alla quale spetta di sovrintendere alla sicurezza in Afghanistan, non ha ancora esteso il suo controllo alle regioni meridionali e sudorientali. Truppe nel sud sono state mandate da Regno Unito e Canada, mentre i Paesi Bassi stanno decidendo se aumentare il loro contingente nel paese.
Per la sicurezza in Kosovo sono presenti più di 40000 militari Nato, in un territorio corrispondente a un decimo dell'Afghanistan, con una popolazione di un decimo della popolazione afghana (stimata sui 26 milioni).
"A causa del fallimento della comunità internazionale nel garantire un livello sufficiente di sicurezza e fornire assistenza finanziaria, oggi gli afghani si trovano a combattere contro la ripresa del movimento dei Talebani, contro signori della guerra sempre più potenti e contro una gravissima povertà" accusa Zarifi. "Il popolo afghano è riuscito a fare passi avanti nonostante questi ostacoli, ma ora ha bisogno di sostegno concreto, non di vuota retorica".