AFGHANISTAN UNO STATO AL FALLIMENTO
NARCO-NAZIONE,
DISILLUSIONE POLITICA, STALLO MILITARE, EROSIONE DEGLI AIUTI INTERNAZIONALI,
RITIRO DELLE TRUPPE AMERICANE
Marzo 2006. Di Scott Baldauf, Redattore di The Christian Science Monitor, 14 Febbraio 2006. Traduzione di Genoveffa Corbo
Kabul, Afghanistan- La situazione dell'Afghanistan di oggi suscita gli stessi commenti preoccupati tra i diplomatici, i funzionari governativi e gli operatori umanitari con base a Kabul. Narco-nazione, disillusione politica, stallo militare, erosione degli aiuti internazionali, ritiro delle truppe americane.
Mettendo assieme questi pezzi si ha l'immagine di un Afghanistan che sta tornando indietro, uno Stato al fallimento. Nessuna di queste cose è una novità, eccetto la decisione americana di cominciare il ritiro delle truppe e l'atteso arrivo delle forze della NATO in estate. Eppure quattro anni dopo l'ascesa al governo del Presidente Hamid Karzai, questi fattori sembrano combinarsi e il risultato è molto preoccupante.
Habibullah Qaderi, ministro responsabile per le politiche anti-droga: "E' proprio quello che continuo a spiegare alla comunità internazionale, queste cose sono legate l'un l'altra. Ci sono due elementi nel terrorismo. Uno è la corruzione interna e l'altro è l'ingerenza esterna. Ecco perchè abbiamo tanti problemi. C'è un'amministrazione corrotta, un governo corrotto e così la gente non può lavorare con noi".
Le proteste sulle vignette danesi la scorsa settimana - che hanno causato vittime nei Paesi islamici - sono chiaramente un sintomo della frustrazione interna al Paese. Nelle strade di Kabul, di Laghman, Maimana e Bagram i manifestanti hanno rivolto le loro proteste agli Stati Uniti, al mondo occidentale, ai "lavatori di cani" - un termine dispregiativo (il cane è considerato un animale impuro nell'Islam) per i tecnocrati afgani emigrati che poi sono tornati in patria per ricoprire incarichi di governo.
Gli analisti dicono che le manifestazioni di piazza non sono un fatto nuovo in Afghanistan, ma certo dev'esserci una notevole carica di rabbia per farle diventare violente, come è successo recentemente visto che ci sono stati ben 11 morti afghani. Se la situazione fosse buona o stesse andando per il verso giusto - se i bisogni primari come il cibo, un tetto e gli stipendi fossero una realta per tutti - allora la protesta per qualche vignetta satirica sarebbe svanita subito.
Un recente sondaggio: non si èpersa la fiducia
Ad un primo sguardo, gli ultimi sondaggi d'opinione dello scorso dicembre 2005 hanno dato motivo di ottimismo al governo di Karzai. La maggioranza preferisce nettamente lo stato attuale delle cose rispetto al tempo dei Talebani e il 77 per cento pensa che il Paese sia sulla strada giusta.
Ma dallo stesso sondaggio si evince pure che ci sono problemi di fondo per la maggior parte degli Afgani. Il 60 per cento degli intervistati non ha elettricità nelle case. 7 adulti su 10 non sono andati oltre l'istruzione elementare e la metà ha un reddito totale di solo 500 dollari all'anno. Non ci vuole poi tanto per cambiare l'opinione pubblica quando gli aspetti basilari della vita - cibo, casa, lavoro - sono in queste condizioni precarie.
"Cosa vuole la gente? Un governo onesto e su cui poter contare, cibo sulle proprie tavole e lavoro" dice Paul Fishstein, direttore di Afghan Rehabilitation and Evaluation Unit (AREU), un istituto di ricerca di Kabul. Quando non sono soddisfatti i bisogni primari la gente perde la fiducia nel governo.
Di seguito i problemi economici e sulla sicurezza al centro dell'attenzione dei funzionari afgani:
- L'economia illegale basata sulla droga in Afghanistan (principalmente oppio ed eroina) ammonta a 2.7 miliardi di dollari nel 2005, secondo l'Ufficio sulla Droga e il Crimine delle Nazioni Unite. Il che rappresenta più del 50 per cento del PIL ufficiale.
- Fonti ufficiali stimano che circa 400,000 famiglie di agricoltori vivono grazie alla coltivazione di papavero da oppio. Molte di queste hanno partecipato a progetti alternativi lo scorso anno ma non erano soddisfatti dei 2 dollari al giorno per i progetti a breve termine, come pulire i canali per l'irrigazione, di conseguenza poco stabili.
- Secondo funzionari afgani ci sono circa 50,000 tossicodipendenti da eroina in Afghanistan.
- I civili che lavorano nel governo afgano sono tra 250,000 e 400,000, secondo una ricerca del centro di ricerca AREU. (Lo scarto di 150,000 dimostra la disorganizzazione del governo). I funzionari afgani stimano che forse 100,000 di questi beneficiano direttamente del commercio di droga (attraverso imposte sui mezzi di trasporto, profitti o mazzette).
- Ogni anno nei college e nelle universita afgane si laureano 38,000 studenti e il nuovo sistema scolastico nelle campagne farà crescere ancora questa cifra. Eppure quasi il 70 percento della popolazione di Kabul è disoccupata e mancano nuovi posti di lavoro per i neolaureati.
- Gli operatori umanitari sono impegnati ovunque, ma fonti ufficiali riportano che ci sono 21 province (su 34) dove non è raccomandabile viaggiare di notte a causa dei ribelli e del crimine.
Molto significativo il messaggio di allerta del Dipartimento di Stato degli USA che sconsigliava ai cittadini americani di viaggiare in Afghansitan. "Le autorità afghane non hanno mezzi sufficienti per garantire l'ordine e la sicurezza ai suoi cittadini e agli stranieri. Viaggiare in Afghanistan, anche nella capitale Kabul, non è sicuro a causa di operazioni militari, mine, saccheggi e atti di rivolta tra i gruppi politici e le tribù, rapimenti e la possibilità di attacchi terroristici, inclusi attacchi con auto-bombe o ordigni rudimentali".
Questi problemi non sono isolati l'uno dall'altro, come dicono alcuni funzionari afghani e osservatori internazionali: il commercio di droga incoraggia la corruzione, la corruzione crea sfiducia nel popolo e la sfiducia del popolo porta per lo meno al tacito supporto per le rivalse e la criminalità.
Mr Quaderi, il ministro antidroga dice "Gli abitanti dei villaggi capiscono subito quando qualcuno viene dal Pakistan, conoscono la situazione a menadito. Eppure non si fidano della polizia, ne' del governo. Sarebbero capaci di consegnare i colpevoli e solo pochi giorni dopo qualcuno pagherebbe la polizia per liberarli".
Qaderi dice che i cittadini afgani sono nelle condizioni di catturare i terroristi o una cellula di ribelli o anche gli organizzatori delle proteste per le vignette. Dopo tutto sono pochi gli afghani abbastanza eruditi da leggere le notizie diffamatorie sulla rottura tra Oriente e Occidente.
Un dollaro al giorno contro i profitti della droga
Molti afghani subiscono le conseguenze di questa rottura sulla propria pelle. Il salario medio di un dipendente dello stato è di 40 dollari ma più del 70 per cento della popolazione è senza lavoro. Inoltre il reddito medio mensile di un afghano stipendiato è di circa 35 dollari, secondo fonti dell'esercito americano. Il che sarebbe poco più che un dollaro al giorno, e molti stipendiati hanno 10 o più familiari a carico.
"Avete avuto buone occasioni nel 2002 quando i Talebani se ne erano andati e la gente era pronta a sostenervi e fare sacrifici" dice un consulente straniero con molta esperienza nei progetti di aiuto all'Afghanistan. "Ma ora quel momento è passato. La gente ha perso fiducia nel governo e non so come voi potreste risolvere la situazione".
Da una parte il livello degli stipendi non cresce per la ceto media ma dall'altra si è registrato un ostentato boom edilizio nelle città il che mostra il crescente interesse economico della nuova elite afgana, inclusi i burocrati del governo che non potevano permettersi certi lussi con i loro 50-100 dollari di stipendio mensile. Anche gli operatori umanitari stranieri, che vivono in ampi comprensori e guidano costosi fuoristrada, vengono visti come un'elite privilegiata.
"Queste sono come bombe ad orologeria" dice il consulente straniero sotto anonimato "E' questione di tempo prima che la rabbia cominci a prendere forma".
Soluzioni: impegno e lavoro
Il governo e il corpo diplomatico sono concordi nel dire che per cambiare la situazione in Afghanistan è necessario mantenere le promesse fatte in passato e far partire l'economia legalmente.
Lo scorso 8 febbraio, i funzionari del precedente Dipartimento di Stato ed esperti afghani hanno firmato una lettera ai leader del congresso negli Stati Uniti, per chiedere di restare impegnati in Afghanistan.
Nella lettera si legge "Si è fatto molto ma l'Afghanistan è ancora una nazione a rischio e il passaggio ad una democrazia funzionante ed economicamente vitale non e automatico".
Facendo riferimento al nuovo "Afghan Compact" firmato questo mese dagli USA e 60 altri Paesi, che ha prodotto 10 miliardi di dollari di finanziamenti, i sottoscrittori della lettera hanno richiamato l'attenzione degli americani sul fatto che gli 1,1 miliardi di dollari per l'anno prossimo devono rappresentare "il punto di partenza, non di arrivo" dell'impegno americano.
"Il governo non durerebbe nemmeno due mesi senza gli aiuti stranieri" dice Houmayun Assefy, un ex candidato alla presidenza che sostiene il governo di Karzai. "L'ho detto ad un mio amico ministro che mi ha risposto "No, non durerebbe nemmeno una settimana. Si avrebbero rivolte per strada".
Gli americani cominciano finalmente ad ammettere che l'azione militare non basta senza un coerente piano politico. Dopo un anno di grandi vittorie militari americane contro i ribelli, è chiaro che i Talebani non sono all'altezza di combattere gli Stati Uniti in un attacco frontale. Ma questo non è abbastanza per sentirsi sicuri. I Talebani hanno semplicemente cambiato strategia. Ora prendono di mira gli sguarniti check-point della polizia afghana; seminano bombe lungo il ciglio delle strade per le malandate pattuglie dell'Esercito Nazionale Afgano; o uccidono mullah vicini al governo, insegnanti, operatori umanitari afghani.
Comunque, molti degli attacchi contro le ONG sembrano meri atti di criminalità. "Attualmente è chiaro che queste aggressioni non hanno scopi politici" dice Christian Willach, manager dell'Organizzazione per la sicurezza delle ONG in Afghanistan, che tutela le agenzie umanitarie sul piano della sicurezza.
Secondo ANSO, 12 operatori umanitari sono stati uccisi nel 2003, 24 nel 2004 e 31 nel 2005. Quest'ultima cifra non include i sette candidati parlamentari e i quattro impiegati che sono stati uccisi durante le elezioni governative dello scorso anno.
E se, come sostengono molti esponenti del Dipartimento della Difesa americano, i Talebani traggono i loro profitti dalla vendita della droga, allora potranno finanziare i ribelli per ancora molto tempo.
"Non credo ci sia una soluzione solo militare" dice Mr Fishstein "Nel condurre azioni militari, si deve essere più gradualisti ed esperti rispetto allo stile di vita rurale, cercare di dare legittimità al governo senza creare altri nemici".
Mentre l'esercito americano sta passando il comando del bellicoso sud del Paese alle altre forze della NATO, le truppe USA resteranno in Afghanistan ancora per un po'.
Ma la presenza americana in Afghanistan ha comunque un senso di precarietà. Il giornalista americano David Halberstam aveva criticato l'abitudine degli USA di mandare diplomatici in Vietnam a cadenza annuale, il che voleva dire non avere 10 anni di esperienza, ma un anno di esperienza moltiplicato per 10. Molti osservatori internazionali impegnati da lungo tempo notano che questa cosa si sta ripetendo anche in Afghanistan.
Fishstein, che lavora in Afghanistan per progetti di cooperazione sin dagli anni '70, dice "Praticamente nei brevi periodi di permanenza le persone cominciano appena a muoversi agilmente nel Paese e quando hanno capito di non mangiare con la mano sinistra (la mano sinistra nell'islam è per i lavori umili) devono andare via".