VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN AFGHANISTAN:
CAMBIARE E' POSSIBILE
DETTAGLIATI RAPPORTI
SUI CRIMINI E SUI CRIMINALI, E IL PRECEDENTE DELLA CONDANNA DI ZARDAD, OFFRONO
GLI STRUMENTI NECESSARI PER METTERE FINE ALL'IMPUNITA'
Settembre 2005. Di Ahmed Rashid,
da EurasiaNet Commentary del 4/08/05. Traduzione a cura di G.G.
Una straordinaria serie di rapporti presentati da esperti afghani e internazionali sui 27 lunghi anni di sanguinose violazioni dei diritti umani in Afghanistan, stanno per la prima volta esercitando una enorme pressione sul governo afghano, sull'amministrazione USA in Afghanistan e sulle Nazioni Unite perché prendano misure contro i responsabili, molti dei quali detengono ancora posizioni di influenza e potere.
Fino ad ora, i governi statunitense e afghano si sono tirati indietro accampando scuse per non avviare alcun processo a carico dei criminali di guerra per varie ragioni, tra cui la mancanza di un sistema giudiziario in Afghanistan. In ogni modo, il verdetto emesso in uno straordinario processo presso la Old Bailey (Corte Penale Centrale) di Londra può indicare una soluzione.
Il 18 luglio, Faryadi Zardad, 42 anni, un ex signore della guerra afghano la cui milizia aggrediva brutalmente i viaggiatori che passavano da un checkpoint a est di Kabul negli anni '90, è stato giudicato colpevole di aver pianificato tortura e rapimento di ostaggi. Zardad ha dato gli ordini alle sue milizie, compreso all'uomo chiamato "il cane umano" che mordeva i viaggiatori e mangiava i loro testicoli. Zardad si era trasferito in Inghilterra nel 1998 e gestiva una pizzeria a sud di Londra quando è stato arrestato nel 2002. Gli sono state comminate due condanne a 20 anni di reclusione.
E' la prima volta che una corte occidentale ha processato uno straniero per torture avvenute all'estero. I testimoni hanno portato le loro prove conservando l'anonimato, collegati via satellite dall'ambasciata Britannica a Kabul.
Il precedente costituito da questo coraggioso verdetto potrebbe fornire un modello al governo afghano su come utilizzare i tribunali internazionali - data l'assenza di un sitema giudiziario afghano degno di fiducia - per perseguire coloro i quali sono accusati di violazione dei diritti umani e di crimini di guerra. Le relazioni presentate recentemente sulla violazione dei diritti umani in Afghanistan forniscono al governo tutto ciò che gli è necessario per intraprendere questi procedimenti.
A metà luglio, Patricia Gossman, dirigente dell'Afghanistan Justice Project, un gruppo di ricercatori e giuristi, ha prodotto un documento di 180 pagine sulle violazioni dei diritti umani, le peggiori atrocità e i massacri commessi dai combattenti delle guerre afghane dal 1978 ad oggi. La relazione elenca l'intera serie dei comandanti afghani, dai comunisti ai mujahidin ai talebani, che si sono resi responsabili dell'assassinio e della tortura di decine di migliaia di Afghani.
Molti dei signori della guerra nominati sono ancora sostenuti dal Presidente Hamid Karzai e mantengono alte posizioni nel governo. Inclusi il Capo delle Forze Armate Generale Rashid Dostum, il vicepresidente Karim Khalili, l'ex Ministro della Difesa Generale Mohammed Fahim e Abdul Rasul Sayyaf, il lider del partito Jehadi che mantiene il controllo sul potere giudiziario.
La raccolta delle accuse da parte dei testimoni oculari e altri documenti rendono questo rapporto sufficiente per incriminare molti signori della guerra di fronte alla Corte Penale dell'Aja.
La relazione documenta anche come, dopo l'11 settembre, le forze degli Stati Uniti si siano alleate con gli stessi signori della guerra, mentre la mancata perseguibilità delle violazioni nei centri di detenzione degli USA abbiano reso gli USA una parte del problema, invece che una parte della soluzione.
Il momento in cui viene resa nota la relazione coincide con le elezioni parlamentari di settembre nelle quali dozzine di signori della guerra, baroni della droga e comandanti militari che hanno violato i diritti umani per decenni, sono stati autorizzati a candidarsi. I comunisti anni '70 e i talebani anni '90 sono entrambi presenti alle elezioni.
Sebbene la legge elettorale afghana proibisca ai criminali di guerra di candidarsi, la Commissione Elettorale Afghana, che ha sottoposto a controllo 208 candidature segnalate in una lista di persone da depennare, ha bloccato solo 11 candidature.
Anche altre inchieste hanno messo sotto pressione Karzai. A luglio, Human Rights Watch, organizzazione che ha base a New York, ha pubblicato una relazione intitolata "Mani insanguinate: passate atrocità a Kabul ed eredità dell'impunità in Afghanistan", che documenta i crimini di guerra durante un singolo anno (1992-1993) durante la sanguinosa guerra civile. Molti dei signori della guerra che attualmente detengono posizioni chiave nel governo hanno commesso massacri, stupri, torture e altri abusi, secondo il documento.
A gennaio, la Commissione Afghana Indipendente per i Diritti Umani ha pubblicato "Un appello alla giustizia", in cui un'estesa indagine condotta tra i cittadini afghani dimostra che la maggioranza vuole che i crimini di guerra siano perseguiti penalmente. La gente si è pronunciata a favore dell'esclusione dei criminali di guerra dalle cariche politiche, perché si trovassero gli strumenti per indagare sulle violazioni del passato e fossero riconosciute le sofferenze delle vittime di guerra.
Lo stesso mese, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha presentato una relazione a Karzai, che rileva le violazioni dei diritti umani in Afghanistan dal 1978 al 2001, sulla base di rapporti dell'ONU e di altra documentazione. La relazione non è mai stata resa nota al pubblico ed è di gran lunga più moderata di quella dell'Afghanistan Justice Project del 17 luglio. Malgrado ciò, ha creato il panico tra i signori della guerra e i baroni della droga, che hanno chiesto pressantemente a Karzai di archiviarla.
Tutti i soggetti influenti in Afghanistan - il governo Karzai, l'Ambasciata degli Stati Uniti e il comando delle forze armate e l'ufficio politico dell'ONU a Kabul - hanno respinto duramente ogni forma di perseguibilità. Secondo loro, tali misure avrebbero "impedito la riconciliazione nazionale" o "destabilizzato il processo politico". Le Nazioni Unite e gli USA hanno ritenuto che ristabilire la sicurezza fosse più importante che ristabilire la giustizia.
Sfortunatamente, fino a poco tempo fa, Karzai è stato in prima linea nel mettere in ridicolo questi rapporti e nel rifiutare di prenderli sul serio. Al contrario, molti Afghani hanno sostenuto che la sicurezza, la stabilità e il processo politico sono tutti tenuti in ostaggio dai signori della guerra, che ancora spadroneggiano sulla popolazione e si considerano immuni da qualsiasi incriminazione per le azioni del passato e del presente. Molti di loro sono apertamente coinvolti nel traffico di droga o in altre pratiche di corruzione. Un cambiamento di atteggiamento, però, potrebbe essere già in atto. La Commissione Afghana per i Diritti Umani afferma che il governo sta valutando se nominare una commissione per documentare le atrocità e un tribunale speciale per i crimini di guerra, sebbene sarebbe improbabile avviare i processi per i prossimi cinque anni. Una giustificazione da parte di chi è contrario a qualsiasi processo penale è stata che il paese non ha un adeguato sistema giudiziario che possa occuparsi di crimini di guerra. Il sistema giudiziario viene ricostruito solo molto lentamente, con l'aiuto dell'ONU, del Regno Unito e dell'Italia. Il verdetto del tribunale britannico contro Zardad indica in che direzione andare. Il governo afghano potrebbe creare un tribunale speciale composto sia da giudici afghani che internazionali con un pubblico ministero che potrebbe insediarsi sia in un paese straniero che all'Aja. Il tribunale potrebbe ascoltare i testimoni mediante collegamento satellitare. Tale proposta è stata a lungo avanzata da gruppi per i diritti umani, ma adesso può diventare realtà. A medio termine, il governo dovrebbe adottare un programma giudiziario di transizione già raccomandato dalla Commissione Afghana per i Diritti Umani, che documenterebbe i crimini di guerra, passerebbe al vaglio con fermezza le nomine ufficiali e creerebbe meccanismi per far emergere la verità e risarcire le vittime. Nell'immediato futuro è essenziale che la Commissione Elettorale abbia il coraggio di bandire tutti i signori della guerra dalle candidature elettorali. Solo allora il futuro parlamento afghano e il processo politico avranno credibilità e la guerra contro la resistenza talebana acquisterà sostegno pubblico.