ROBERT FISK: INSOMMA, CHI SONO I NOSTRI ALLEATI IN AFGHANISTAN?
L'ALLEANZA DEL NORD NON HA UCCISO 7.000 CIVILI INNOCENTI NEGLI STATI UNITI. HA PERPETRATO I PROPRI MASSACRI NEL GIARDINO DI CASA


ottobre 2001, da un articolo di Robert Fisk. Traduzione di Sandra Grieco


"La Nuova Guerra dell'America", ecco come la chiamano sulla CNN. E naturalmente, come al solito, si sbagliano. Perché nel nostro desiderio di "assicurare alla giustizia" ­ ricordiamoci queste parole nei prossimi giorni ­ gli assassini che il mese scorso hanno progettato i crimini contro l'umanità a New York e Washington, stiamo reclutando alcuni ben noti violentatori e assassini perché lavorino per noi.

Sì, è una guerra vecchia, una triste routine che abbiamo visto impiegata in tutto il mondo negli ultimi trent'anni. In Vietnam gli americani volevano evitare altri morti; perciò riarmarono e riaddestrarono l'esercito sudvietnamita perché fosse la sua fanteria. Nel Libano del Sud gli israeliani usavano i criminali della loro milizia libanese per combattere contro i palestinesi e gli Hezbollah. La Falange e il cosiddetto "Esercito Sud-Libanese" dovevano diventare la fanteria israeliana. Fallirono, ma è nella natura delle guerre per procura. In Kosovo abbiamo tenuto al sicuro le nostre ben armate truppe Nato, mentre il KLA ci faceva da fanteria.

Ed ora, senza mai arrossire o deglutire per l'imbarazzo, stiamo per arruolare in Afghanistan la cosiddetta "Alleanza del Nord". I giornali americani dicono - senza neanche un pizzico d'ironia ­ che anche loro saranno la nostra "fanteria" nella nostra guerra per braccare/assicurare alla giustizia/ridurre in cenere/sradicare/liquidare Osama bin Laden e i talebani. Gli ufficiali statunitensi ­ che conoscono fin troppo bene tutta la sanguinosa e rapace storia degli assassini presenti nell'"Alleanza" ­ suggeriscono in buona fede che questi sono gli uomini che ci aiuteranno a portare la democrazia in Afghanistan e a cacciare i talebani e i terroristi dal paese. Anzi, siamo pronti ad arruolare una banda di terroristi ­ i nostri terroristi ­ per liberarci da un'altra banda di terroristi. Io mi chiedo, cosa ne penserebbero i morti di New York e Washington?

Ma prima, mettiamo le cose in chiaro. Le atrocità dell'11 settembre sono state un crimine contro l'umanità. Gli scellerati che hanno progetto questo assassinio di massa dovrebbero (ripeto: dovrebbero) essere assicurati alla giustizia. E se questo significa la fine dei talebani ­ con le loro amputazioni di arti ed esecuzioni di donne, e con la loro "giustizia" repressiva ed oscurantista in stile saudita ­ tanto meglio. L'Alleanza del Nord, la confederazione di signori della guerra, patrioti, violentatori e torturatori che controllano una striscia settentrionale dell' Afghanistan, nella maniera più assoluta non hanno (ripeto: non hanno) massacrato più di 7.000 civili innocenti negli Stati Uniti. No, gli assassini tra loro hanno perpetrato i loro massacri nel giardino di casa, in Afghanistan. Proprio come i talebani.

Persino mentre il World Trade Center crollava nel sangue e nella polvere, il mondo ha pianto l'uccisione di Ahmed Shah Masood, il coraggioso e patriottico Leone del Panjshir la cui leadership nell'Alleanza del Nord restava l'unico ostacolo al potere assoluto dei talebani. Forse è stato ucciso subito prima della carneficina in America per indebolire i potenziali alleati americani prima della rappresaglia americana. In ogni caso, il suo proconsolato ci aveva permesso di dimenticare le bande che guidava.

Ci aveva permesso, per esempio, di ignorare Abdul Rashid Dustum, uno dei più potenti criminali dell'Alleanza, i cui uomini, negli anni novanta, si sono fatti strada fino ai sobborghi di Kabul a forza di saccheggi e stupri. Sceglievano ragazze per matrimoni forzati, uccidevano le loro famiglie, tutto sotto gli occhi di Masood. Dustum aveva l'abitudine di cambiare schieramento, unendosi ai talebani dietro pagamento di tangenti e lasciandosi andare a massacri insieme ai criminali Wahhabi che facevano parte del governo afghano, per poi tornare nell'Alleanza qualche settimana dopo.

Poi c'è Rasoul Sayaf, un Pashtun che originalmente guidava l'"Unione Islamica per la Libertà in Afghanistan", ma i cui scagnozzi armati, fra il 1992 e il 1996, torturarono famiglie Shia e usarono le loro donne come schiave sessuali in una serie di abusi dei diritti umani. Certo, lui è solo uno dei 15 leaders dell'Alleanza, ma alla gente terrorizzata di Kabul si gela il sangue al pensiero che questi criminali stanno per far parte della nuova fanteria americana.

Spinti dagli americani, i ragazzi dell'Alleanza si sono incontrati con il vecchio e malato ex-re Mohamed Zahir Shah, la cui dichiarazione di non avere alcun interesse nella monarchia è quasi certamente da onorare ­ ma il cui ambizioso nipote potrebbe avere altri progetti per l' Afghanistan. Una "loya jerga", ci dicono, unirà tutti i gruppi tribali affinché eleganno un governo di transizione dopo la formazione di un "Consiglio Supremo per l'Unità Nazionale dell' Afghanistan". Ed il vecchio re verrà indotto a partecipare con le minacce, in quanto simbolo dell'unità nazionale, a ricordo dei bei giorni passati prima che la democrazia crollasse e il comunismo distruggesse il paese. E noi dovremo dimenticare che re Zahir Shah ­ anche se persona gradevole e un vero santo se paragonato ai talebani ­ non era un grande democratico.

Ciò di cui l' Afghanistan ha bisogno è una forza internazionale ­ non un mucchio di bande etniche grondanti sangue ­ che ristabilisca un qualche tipo di ordine. Non deve essere necessariamente una forza delle Nazioni Unite, ma potrebbe includere truppe occidentali e dovrebbe essere appoggiata dalle nazioni mussulmane circostanti ­ sebbene, Iddio lo voglia, non i sauditi ­ e in grado di ripristinare strade, scorte di cibo e telecomunicazioni. Ci sono ancora accademici colti e impiegati statali in Afghanistan che potrebbero contribuire a ristabilire le infrastrutture del governo. In questo contesto, il vecchio re potrebbe essere soltanto un simbolo temporaneo di unità prima di poter creare un autentico governo interetnico.

Ma non è questo che stiamo progettando. Più di 7.000 innocenti sono stati uccisi negli USA, e a paragone di ciò i due milioni di afghani che sono stati uccisi a partire dal 1980 non contano un fico secco. Che inviamo o meno aiuti umanitari, stiamo facendo affluire altre armi in questa terra affamata, per armare un gruppo di criminali nella speranza che distruggano i talebani e che ci lascino acchiappare Bin Laden senza pagare alcun prezzo.

Ho un oscuro presentimento riguardo a tutto ciò. Gli uomini dell'"Allenza del Nord" lavoreranno per noi. Moriranno per noi. E, nel frattempo, cercheranno di dividere i talebani e stringere un patto con i loro amiconi meno sanguinari, offrendo loro un posto in un futuro governo insieme ai loro nemici dell'Alleanza. Gli altri talebani ­ i tizi che non accettano gli scellini della Regina o i dollari del signor Bush ­ spareranno contro i nostri uomini dai loro nascondigli sulle montagne e spareranno contro i nostri aerei e minacceranno altri attacchi contro l'Occidente, con o senza Bin Laden.

E a un certo punto ­ sempre supponendo che abbiamo instaurato a Kabul un governo fantoccio di nostro gradimento ­ l'Alleanza si sgretolerà e si rivolgerà contro i suoi nemici etnici oppure, se siamo ancora nei paraggi, contro di noi. Perché l'Allenza sa benissimo che non stiamo dando loro denaro e fucili perché amiamo l' Afghanistan, o perché vogliamo portare la pace in quella terra, o perché siamo particolarmente interessati ad instaurare la democrazia nell'Asia sud-occidentale. L'Occidente sta dimostrando la sua generosità perché vuole distruggere i nemici dell'America.

Ricordatevi solo ciò che accadde nel 1980, quando abbiamo appoggiato i coraggiosi, spietati, crudeli mujahedin contro l'Unione Sovietica. Abbiamo dato loro denaro ed armi e abbiamo promesso loro appoggio politico una volta che i russi se ne fossero andati. Si fece un gran parlare, mi ricordo, di "loya jergas", e ci fu persino chi propose che l'allora meno anziano re potesse essere riportato in Afghanistan. Ed ora questo è esattamente ciò che torniamo ad offrire.

E, oso chiedere, quanti Bin Laden stanno combattendo fra le schiere della nostra nuova, compiacente fanteria?

La "Nuova Guerra" dell'America, ma certo.