APPELLO DI UN RIFUGIATO AFGHANO ALL'INTERA UMANITA'


ottobre 2001, da RAWA. Traduzione di Giovanna Gagliardo

 

L'8 agosto 2001, mentre membri di RAWA stavano distribuendo del cibo ai rifugiati nel campo di New Akora Khattak, Mohammad Akram, il rappresentante dei rifugiati afghani del campo, ha chiesto di filmare i suoi commenti e di inviarli ai cittadini del mondo. Lo ha chiesto a RAWA perché nessuno ascolta le loro storie orribili, o si interessa di questi rifugiati disperati che lottano contro la fame, le malattie, la mancanza di protezione, e vuole condividere la propria storia con il resto del mondo. Qui di seguito presentiamo una traduzione di alcune parti delle sue toccanti dichiarazioni. L'originale è in pushto, ed è registrato in videocassetta.

Mi chiamo Mohammad Akram e vivo nel campo di New Akora, che ospita circa 6.500 famiglie. Di queste 3.500 sono registrate dal PAM (Programma Alimentare Mondiale), che fino a poco tempo fa, proseguendo un progetto preesistente, provvedeva ai rifornimenti solo per alcune famiglie, lasciandone molte altre prive di qualsiasi aiuto. Il PAM dovrebbe avere la responsabilità di fornire continue scorte di cibo a tutte le famiglie, ma opera invece diversamente, provvedendo ai rifornimenti di alcune famiglie per un breve periodo e interrompendo poi gli aiuti, lasciando la responsabilità nelle mani del governo pakistano. Il risultato di questa politica è che il Pakistan è costretto a cacciare i rifugiati perché non è in grado di sfamarli.
In Afghanistan la propaganda sostiene che il PAM fornisce ai rifugiati le scorte alimentari, ma si tratta di un aiuto molto limitato, ad esempio un barattolo di olio di semi ed un sacco di farina a famiglia, e persino quest'aiuto viene fornito una sola volta.
Negli ultimi due mesi e mezzo, da quando il PAM ha interrotto i rifornimenti, la nostra situazione è peggiorata. Le Nazioni Unite hanno commesso azioni efferate in nome dei diritti umani. Sono bugiarde e non ci hanno detto la verità. Noi le abbiamo avvisate che presto si verificheranno disastri terribili in questo campo. Verranno incendiate delle case, alcune persone si daranno fuoco per denunciare al mondo che mentre in molti Paesi si spendono milioni di dollari per la ricerca ed il benessere degli animali, nessuno si interessa degli esseri umani che vivono in questo campo. In Russia ci si preoccupa dell'estinzione dei maiali, ed in altri Paesi ci si prende cura delle scimmie, mentre qui le persone vivono in condizioni spaventose e non c'è nessuno che pensi al loro futuro. Siamo stati nell'ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ed anche loro ci hanno ignorato, dicendoci chiaramente che non possono fare niente per noi.
Alcune famiglie hanno ricevuto rifornimenti per un anno o sei mesi, e poi gli aiuti si sono interrotti. La situazione di questo campo va peggiorando di giorno in giorno. Abbiamo quattro scuole qui nel campo, una per le ragazze e tre per i ragazzi. Adesso siamo costretti a chiuderle perché gli studenti sono occupati a vendere la canna da zucchero, o l'acqua o a fare qualsiasi cosa per guadagnarsi da mangiare; ma in questo modo vengono privati anche del diritto basilare all'istruzione.
Chi è arrivato in questo campo dall'Afghanistan non ha lasciato il proprio Paese per mancanza di cibo o povertà. Ha dovuto lasciare la propria patria a causa dei duri combattimenti e di una situazione di grave pericolo per la propria vita. Diciamo chiaramente che non abbiamo la possibilità di tornare in Afghanistan perché sappiamo che per noi sarebbe molto pericoloso. Abbiamo sentito che le Nazioni Unite si sono assunte la responsabilità della sicurezza per alcune famiglie che dovevano rientrare in Afghanistan, e abbiamo visto tutti cosa è successo. Non accettiamo l'offerta di nessuno di farsi carico della nostra sicurezza, abbiamo intenzione di restare qui, non ritorneremo in Afghanistan.
Adesso la nostra speranza è far giungere la nostra voce ai cittadini del mondo, specialmente a quegli afghani che vivono in occidente. Chiediamo che mettano da parte dei soldi, anche somme minime risparmiando sugli articoli da bagno, anche un solo dollaro, e ce lo spediscano. In questo modo questo campo e anche molti altri riceverebbero un aiuto. Loro vivono molto bene, mentre allo stesso tempo migliaia di orfani, vedove, disabili e poveri rifugiati vivono in condizioni disperate in questo campo ed in altri simili in Pakistan. Ed il mondo sta semplicemente assistendo a questa tragedia.
Il messaggio che rivolgiamo ai nostri compatrioti è che un loro aiuto anche minimo può fare veramente una grossa differenza. Vogliamo anche far arrivare la nostra voce ai cittadini del mondo perché conoscano la reale situazione degli afghani.
Vale la pena di ricordare che esistono alcune ONG in Pakistan che all'interno dei campi si preoccupano soltanto di curare i propri interessi personali. Vengono qui, fanno video, fotografie ed interviste, conducono ricerche ma non tornano mai con nessun aiuto e se ricevono dei fondi non li usano per quelli che ne hanno bisogno. Contemporaneamente ci sono alcune ONG che lavorano realmente per il bene dei rifugiati. Noi gli chiediamo di non lasciare che le ONG corrotte lavorino a svantaggio dei rifugiati e per il proprio interesse personale. Critichiamo anche la radio della BBC che non trasmette le nostre interviste. Il mondo non riuscirà a conoscere la nostra situazione a meno che non gli giungano le nostre voci; ma la BBC non ha mantenuto le sue promesse e non ha trasmesso le nostre interviste.
Vi ringraziamo per il vostro interesse ed aiuto; vorremmo che parlaste della situazione di questo campo ad un numero sempre maggiore di giornalisti, così che vengano a vedere e rendersi conto personalmente della nostra situazione. In questo modo speriamo che il mondo possa conoscere la reale condizione dei rifugiati in Pakistan.