CHE FARA' ORA L'ALLEANZA
DEL NORD A NOSTRO NOME? NON OSO PENSARLO. "PERCHE' ABBIAMO SEMPRE
QUESTO RAPPORTO AMBIGUO E PERICOLOSO CON I NOSTRI ALLEATI?"
SI CHIEDE IL COMMENTARISTA INGLESE
dicembre 2001, da Indipendent
Digital (GB), 14 nov.2001. Traduzione di Giovanna Gagliardo
Non doveva andare così. I simpatici, amichevoli uomini dell'Alleanza del Nord, la nostra fanteria in Afghanistan, sono a Kabul. Avevano promesso - mi sbaglio? - che non sarebbero entrati nella capitale. Al massimo avrebbero preso Mazar-i-Sharif, forse Herat, tanto per dimostrare la debolezza dei talebani, per far vedere all'occidente che i suoi obiettivi - la distruzione dei talebani e quindi del movimento di Bin Laden Al Qaeda - erano raggiungibili.
Non era previsto che il cadavere del vecchio ucciso nel centro di Kabul dai nostri eroi dell'Alleanza apparisse in televisione. Appena due giorni fa il "centro di comunicazione" di Alastair Campbell che collegava 24 ore al giorno Washington, Londra e Islamabad, aveva il compito di controbattere la propaganda talebana. Ora Campbell deve piazzare la sua squadra di propagandisti a Kabul, per contrastare le bugie dei nostri soldati dell'Alleanza del Nord.
Eppure era stato proprio il Segretario di Stato americano, Colin Powell, a tranquillizare il generale pakistano Musharraf assicurandogli che l'Alleanza del Nord sarebbe stata tenuta sotto controllo, che l'inviato delle Nazioni Unite, Lakhdar Ibrahimi avrebbe avuto la possibilità di comporre un governo realmente rappresentativo a Kabul che sostituisse quello talebano.
Il generale Musharraf aveva promesso il proprio sostegno agli Stati Uniti - a rischio della sicurezza del proprio paese e della propria vita - in cambio della promessa americana che l'Afghanistan sarebbe stato governato da una coalizione realmente rappresentativa. L'uso delle basi aeree pakistane, il suo appoggio alla "guerra contro il terrorismo", era condizionato dalla garanzia da parte americana che l'Alleanza del Nord non avrebbe preso Kabul imponendo il proprio diktat sull'Afghanistan. Ieri le immagini di Kabul erano quasi identiche a quelle dell'aprile del 1992, dopo la sconfitta delle forze filorusse e comuniste. Allora vedemmo la stessa esultanza da parte della popolazione di etnia non pushtun. E due giorni dopo Hekmatyar Gulbeddin iniziò a bombardare la città. Le divisioni tra i gruppi etnici fecero sprofondare la capitale afghana nella guerra civile. Ieri, l'Alleanza avrebbe dovuto aspettare fuori dalle porte della città mentre gli americani cercavano di costruire una possibile coalizione. Ma al momento l'Afghanistan - senza i talebani - è un Paese senza governo.
Cosa diavolo sta succedendo? E, per quello che conta, dove è finito Bin Laden? Lo stiamo spingendo verso le montagne - sempre supponendo che non si trovi già lì - o verso le aree tribali al confine nord occidentale col Pakistan? Perché senza una città gli stessi talebani si disperderanno di nuovo nei loro luoghi di origine, le scuole madrassa lungo il confine con il Pakistan dove è nato lo spirito puritano ed oscurantista che ha ispirato i governanti dell'Afghanistan in questi ultimi cinque anni.
Nel frattempo l'Alleanza del Nord sta avanzando con tutto il suo immutato bagaglio di massacri, rapine e stupri. Abbiamo idealizzato questi pistoleri, li abbiamo esaltati, appoggiati senza fare domande, mostrati in televisione con deferenza tanto da essere ormai immuni alla loro storia. E forse, adesso, lo sono anche loro.
Il generale Rashid Dostum, il nostro eroe dopo la riconquista di Mazar-i-Sharif, ha l'abitudine di punire i propri soldati legandoli ai camion e facendoli trascinare intorno al proprio quartier generale fino a ridurli in carne tritata. Chi avrebbe potuto immaginarlo ascoltando il racconto giubilante della sua vittoria riportata lunedì sera? E ieri, di fronte alle cronache dall'Afghanistan, nessuno avrebbe creduto che l'Alleanza del Nord è responsabile di più dell'80% delle esportazioni di stupefacenti dal Paese. Ricordo con angoscia di aver già scritto questa storia con altri protagonisti: non i talebani ma il KLA in Kosovo, un esercito di guerriglia che veniva finanziato in parte dal traffico di droga e che, una volta che le proprie aspirazioni politiche erano state esaudite con l'occupazione della provincia serba da parte della NATO, continuarono diventando terroristi (secondo la memorabile descrizione del nostro ex ministro degli esteri) all'interno della Macedonia. Certamente, la ruota della fortuna della NATO gira in modo misterioso ma non è difficile capire come i nostri alleati - lodati piuttosto che controllati - seguano i propri piani.
Perché, mi chiedo, abbiamo sempre questo rapporto ambiguo, pericoloso con i nostri alleati? Per decenni, abbiamo accettato di credere che gli speciali "B" fossero un esercito di sicurezza vitale per le autorità dell'Irlanda del Nord sulla base della loro conoscenza del territorio - proprio come, temo, facciamo affidamento sull'Alleanza del Nord perché "conosce il Paese".
Gli israeliani contavano sui criminali della milizia falangista in Libano perché i cristiani maroniti odiavano i palestinesi. I nazisti nel 1941 appoggiarono gli assassini ustascia (croati) perché questi odiavano i serbi.
E allora mi chiedo: è questo il motivo per cui l'Alleanza del Nord è nostra amica? Non perché è un'alleata fidata ma perché odia i talebani? Non perché vuole lottare la povertà, la miseria e la distruzione a cui è andato incontro l'Afghanistan sotto un regime islamico ma perché dice di detestare Osama bin Laden?
Ci sono uomini coraggiosi nell'Alleanza del Nord, non c'è dubbio. Il suo leader assassinato, Ahmed Shah Massoud, era un uomo d'onore. Non è difficile trasformare i nostri alleati in eroi.
Ma rimane il fatto che dal 1992 al 1996 l'Alleanza del Nord è stata un emblema di massacro, stupro sistematico e saccheggio. Ed è questo il motivo per cui noi - ed includo anche il dipartimento di stato americano - abbiamo acclamato i talebani quando arrivarono a Kabul. L'Alleanza del Nord abbandonò la città nel 1996 lasciandosi 50.000 morti alle spalle. Adesso i suoi uomini sono la nostra fanteria. Meglio di Bin Laden, certo. Ma santo cielo che cosa hanno intenzione di fare in nostro nome?