I NOSTRI AMICI NEL NORD SONO TRADITORI E ASSASSINI COME GLI ALTRI
"QUANDO I NOSTRI RAGAZZI DELL'ALLEANZA DEL NORD FANNO BALDORIA SEMINANDO MORTE, DOBBIAMO ASSUMERCI LE NOSTRE RESPONSABILITA'"


dicembre 2001, da Indipendent Digital (GB), 19 nov.2001. Di Robert Fisk. Traduzione di Giovanna Gagliardo

 

Nel 1998 l'esercito iraniano si ammassò sul confine occidentale dell'Afghanistan preparandosi ad assaltare il confine: voleva vendicare la carneficina dei suoi diplomatici - e dei suoi alleati afghani - perpetrata dai talebani a Mazar-i-Sharif. Ricevette dagli uomini del Mullah Omar un comunicato di sole due frasi: "Voi deciderete la data dell'invasione, noi quella della vostra partenza". Gli iraniani saggiamente si astennero dall'uso delle armi.
E' una risposta dei talebani - ma in ogni caso è tipicamente afghana. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna - o "la coalizione", come siamo costretti a chiamarli - adesso stanno ricevendo un trattamento simile. I soldati dell'Alleanza del Nord hanno visto i bombardieri americani aprirgli la strada per Kabul. Ne sono stati grati. Poi sono entrati a Kabul ed hanno chiesto agli inglesi di andarsene. Il povero Jack Straw ha incontrato delle difficoltà a contattare il ministro degli esteri afghano per mettere a posto la faccenda. Il telefono satellitare afghano non era acceso. Puoi scommetterci.
In tutta questa storia ciò che è misterioso è soltanto il perché ci si aspettasse che questa gente ci ubbidisse. In Afghanistan le cose non funzionano così. Gruppi etnici e tribù e villaggi non prendono ordini dagli stranieri. Fanno accordi. L'occidente voleva usare l'Alleanza del Nord come propria fanteria in Afghanistan. L'Alleanza voleva che i bombardieri americani l'aiutassero ad occupare la capitale. Per i tagiki, gli uzbeki e gli hazara era tutto molto chiaro. Loro distruggevano i talebani - e poi si prendevano l'Afghanistan, o tutto il territorio che riuscivano ad ingoiare. E se nel frattempo indulgevano in una piccola vendetta qua o là - 500 o 600 combattenti pakistani massacrati in un bagno di sangue a Mazar, eventuali atrocità calpestando diritti umani durante la conquista di Kunduz - perché sorprendersi?
Persino ora, di fronte ai frutti amari della nostra coalizione con l'Alleanza del Nord, la nostra reazione ricorda stranamente la nostra avventura bosniaca: chiediamo dei limiti, ed allo stesso tempo ricordiamo al mondo che gli afghani sono un popolo crudele e guerrigliero.
Mentre i banditi dell'Alleanza si preparano ad assaltare Kandahar, Blair chiede "vincoli". Tuttavia i mezzi di comunicazione occidentali stanno informando i propri lettori e spettatori che dai nostri soldati non ci si poteva aspettare nient'altro che un massacro. Un giornalista irlandese la scorsa settimana mi ha fatto il solito commento. Non ero un po' troppo schizzinoso, prendermela per un piccolo massacro a Mazar? Gli afghani non avevano forse una tradizione guerresca secolare? Non era un po' troppo chiedere agli afghani di comportarsi in modo civile?
Ho cercato di ricordare al mio interlocutore che la civiltà afghana è precedente a quella dell'Irlanda - e in realtà di molta parte dell'Europa - e che i missili, carri armati, pezzi d'artiglieria e granate con i quali gli afghani si stanno distruggendo a vicenda erano stati forniti dalle potenze esterne civilizzate. Non avevo già sentito parlare di questa stupidaggine della "tradizione guerresca secolare" dal ministro degli esteri britannico Malcolm Rifkind mentre cercava di lavarsi le mani della Bosnia?
La questione vera, tuttavia, è che non possiamo adottare l'esercito di qualcuno come se ci appartenesse e poi negare le nostre responsabilità per il suo comportamento. Non abbiamo permesso alla Germania di farlo dopo la seconda guerra mondiale. E quando i nostri ragazzi dell'Alleanza del Nord vanno a far baldoria seminando morte, dobbiamo assumerci la responsabilità per il bagno di sangue che ne risulta.
Prendiamo l'esempio di Kunduz. Più di 50 aerei americani hanno bombardato le linee talebane intorno alla zona nel tentativo dichiarato di spezzare il morale dei difensori e permettere agli uomini armati dell'Alleanza del Nord di catturarli.
L'Alleanza ha dato ai talebani una scadenza. E' abbastanza chiaro cosa succederà se i talebani ignoreranno l'ultimatum. Verranno uccisi a sangue freddo. Spero che non sia vero, ma temo che lo sia. Abbiamo intenzione di alzare le spalle quando verranno tirati fuori i coltelli? Ammetteremo di aver aiutato l'Alleanza ad avere la meglio astenendoci poi dal partecipare ai risultati? Non esiste un pur pallido orribile parallelo con Osama bin Laden? Se l'11 settembre Bin Laden ha soltanto ispirato gli assassini a commettere quel crimine orribile contro l'umanità, è sicuramente colpevole della morte di 5.000 persone. Ma se noi appoggiamo gli assassini dell'Alleanza sembra che possiamo ritenerci innocenti per i crimini commessi.
Nel frattempo, fuori da Kabul, la familiare anarchia dell'Alleanza del Nord sta ricomponendosi. I signori della guerra di Jalalabad stanno lottando per decidere chi governerà le diverse parti della provincia di Nangahar. I capi tribali pashtun intorno a Kandahar minacciano di rivoltarsi contro l'Alleanza del Nord. Elementi hazara dell'alleanza stanno minacciando i propri compagni tagiki e uzbeki nel caso in cui non ricevessero una fetta sufficiente di potere a Kabul.
Nel mezzo di tutto ciò, arriva zoccolando il povero vecchio asino delle Nazioni Unite, trascinato nella fossa per intraprendere il compito più arduo mai affrontato da uno statista nella storia del mondo moderno: mettere ordine in Afghanistan. Per piacere, l'Alleanza potrebbe essere così gentile da permettere ai pashtun di avere una quota proporzionata al governo? Sarebbe possibile inserire alcuni talebani moderati - magari con barbe un po' più corte - in un governo a base allargata? Posso immaginarmi la faccia dei delegati afghani quando sentono parlare di base allargata. Base allargata?
L'unico fenomeno a base allargata che gli afghani conoscono sono i cessate il fuoco. Ed anche quelli valgono solo per gli afghani. L'elemento più sinistro dell'offerta di cessate il fuoco di Kunduz è che si applica soltanto ai pashtun - non ai combattenti stranieri (cioè arabi) - intrappolati nella zona. Loro, presumibilmente, verranno massacrati o - come ha detto ieri un giornalista della BBC - "non gli verrà usata misericordia".
So per esperienza che per un esercito non usare misericordia significa commettere crimini di guerra - come è già successo a Mazar - e questo servirà soltanto a rafforzare le convinzioni di quegli uomini che riusciranno a sfuggire al bagno di sangue. E allora vale la pena di ricordare la base morale per la quale stiamo portando avanti questa guerra. Questa è, ricordate, una guerra "per la civilizzazione", per la "democrazia", del "bene contro il male". E' una guerra in cui si è "con me o contro di me".
Così quando vedremo le immagini del prossimo massacro, chiediamoci da che parte stiamo. Dalla parte delle vittime o da quella degli assassini? E se capita che la parte del bene coincide con quella degli assassini, cosa importa? Si sente parlare molto dei successi in guerra degli alleati. Ma la guerra è appena cominciata.