NOTIZIE DALLA DELEGAZIONE
ICS IN AFGHANISTAN
DIFFONDIAMO
IL RESOCONTO DEL 17 DICEMBRE DI DUE INVIATI DELL'ICS, CONSORZIO
ITALIANO DI SOLIDARIETA', NELLA REGIONE TRA TAGIKISTAN E AFGHANISTAN.
LE DONNE NON VENGONO MAI MENZIONATE ESPLICITAMENTE, MA TRA LE
RIGHE POSSIAMO INTUIRE COSA STIA ACCADENDO
gennaio 2002, di Stefano Kovac
e Rosita Viola, Fonte Acea.
Afghanistan.
Le informazioni sono poche, non c'è niente che sia sotto controllo, le organizzazioni stanno verificando il da farsi, molti sono i problemi di sicurezza: banditi e mine ovunque. Il governo tagiko e la guardia di frontiera russa (che da alcuni anni, per un accordo tra le 3 repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale che confinano con l'Afghanistan e la Russia, presidiano la frontiera) creano molte difficoltà per l'accesso. Anche una questione banale come 30 metri di strada non asfaltata per arrivare alle chiatte ed attraversare il fiume Pyandhz per arrivare in Afghanistan qui sembrano un problema insormontabile. Formalmente è possibile portare aiuti ma il tutto è reso molto complicato dalla situazione. Nonostante la presenza di numerose ong e organizzazioni internazionali i bisogni sono coperti parzialmente, la necessità di intervento è molto alta. Tutti gli sforzi si stanno concentrando sulla pura emergenza e nessuno apparentemente sta pianificando cose diverse dalla distribuzione di cibo, neanche in termini di quick impact actions. Esistono molte zone del paese che non sono raggiungibili con i normali mezzi di trasporto, in alcuni villaggi ci si arriva solo con i muli. Tutta l'intellighenzia del paese è fuggita. Per esempio la grande maggioranza dei rifugiati afghani in Tagikistan è costituita da medici, commercianti, insegnanti.
Le isole
Il confine tra il Tagikistan e l'Afghanistan è segnato dal fiume Pyandhz per quasi 1.200 km. Nel letto del fiume ci sono alcune isole che affiorano e scompaiono a seconda del suo livello. Su queste isole vivono da almeno un anno 20.000 rifugiati afghani in fuga da Emam Saheb, un villaggio situato tra Kunduz e la frontiera afghano-tagika completamente distrutto dalla guerra civile. I profughi si spostano in base al livello del fiume per trovare riparo. Non hanno ricevuto il permesso di entrare in Tagikistan, in quanto il governo ritiene che tra di loro ci siano molti combattenti, e per la stessa ragione le agenzie internazionali non hanno fornito aiuto fino a qualche settimana fa. Si trovano sulla terra di nessuno, per arrivarci c'è bisogno di diversi permessi rilasciati da varie autorità. Questo vale anche per le organizzazioni umanitarie che intendono portare assistenza: la politica di fondo del governo tagiko consiste nella considerazione che la mancanza di aiuti dovrebbe incentivare i profughi a tornare a casa prima possibile!! Ci è stato impossibile raggiungerli, ma in base alle informazioni che abbiamo raccolto la situazione sembra essere davvero critica: scabbia, malaria e altre malattie infettive sono ampiamente diffuse, scarseggiano cibo e vestiti per l'inverno. Gli uomini vorrebbero tornare per ricostruire le loro case, ma il territorio è minato e la sicurezza non è garantita Tagikistan L'indipendenza ha avuto conseguenze catastrofiche per il Tagikistan che è sempre stata la più povera fra le repubbliche ex sovietiche. La successiva guerra civile, che tra il 1992 e 1997 ha causato 60.000 morti, ha distrutto quello che rimaneva delle fatiscenti istituzioni sovietiche. Il PIL pro-capite è sceso a 30 US$ e il paese oggi è fra i 30 più poveri del mondo. Lo stipendio minimo è di 3 somoni (circa 1,5 US$) recentemente aumentato a 4. Nonostante la ricchezza di risorse idriche manca acqua potabile, non esiste un sistema di canalizzazione funzionante e la siccità che ha colpito il Paese in questi ultimi due anni ha causato un'emergenza umanitaria senza precedenti: l'80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e circa un milione di persone è praticamente ridotto alla fame. Le strutture educative, sanitarie e di assistenza sociale sono inesistenti, le malattie infettive, tra le quali la TBC, sono sempre più diffuse. Il Tagikistan è un paese di transito per i traffici di droga diretti verso la Russia per l'Europa. La disperazione dovuta alla mancanza di lavoro costringe molte persone a cercare la sopravvivenza nel mercato della droga: è un fiume che scorre e purtroppo passando bagna le rive, ovvero il consumo di eroina si sta diffondendo nel Paese anche a causa del bassissimo costo (da 0,50% a 1 $ a dose). Esiste in forma sempre più preoccupante l'AIDS, problema negato dal governo, che accusa gli operatori internazionali della sua presenza e diffusione, molto più probabilmente correlato all'uso di droga e alla prostituzione. Molti giovani stanno emigrando in Russia per mantenere le loro famiglie. Questo non sembra essere un problema particolarmente sentito, in quanto nei nostri incontri nessuno ha mai citato la questione come priorità, e nessuna ong (organizzazione non governativa n.d.r.) locale o internazionale se ne sta facendo carico. La contraddizione fra le città e le campagne è stridente: appena fuori dalle città la povertà è estrema, le strade praticamente inesistenti, l'acqua potabile spesso un miraggio. Comunque ci sono dei segnali positivi. Grazie ad un progetto dell1Aga Khan Foundation nella regione del Gorno Badakshan (Pamir) la produzione agricola, che prima bastava appena per soddisfare il 30 percento dei fabbisogni, ha superato in 5 anni l180% nonostante la siccità; la popolazione locale ha un livello formativo buono e pare armata di buona volontà, se solo avesse qualche mezzo. I progetti più utili qua potrebbero essere legati al microcredito, ai giovani ed alla prevenzione della tossicodipendenza e dell'AIDS, ed alla riduzione del danno. C'è molto da fare sia in Tagikistan sia in Afghanistan: ora bisogna rimboccarsi le maniche.