LA CADUTA DEL REGIME TALEBANO PROVOCATA DAL DENARO DELLA CIA
IL LIBRO "BUSH IN GUERRA" RICOSTRUISCE IL DIBATTITO INTERNO CHE HA PORTATO ALL'INTERVENTO MILITARE USA IN AFGHANISTAN E ALL'ANALOGA PROSPETTIVA IN IRAQ


dicembre 2002, dal Washington Post, 16 novembre 2002. Traduzione di Marta Baldocchi.

 

Un libro fresco di stampa racconta i severi dubbi che hanno attanagliato i consiglieri del Presidente Bush nei primi giorni della guerra in Afghanistan e indica che la sconfitta definitiva dei Talebani si stata dovuta ai milioni di dollari in banconote da 100 consegnate dalla CIA ai signori della guerra afghani per comprarne l'appoggio.

"Bush in guerra", dell'assistente redattore del Washington Post Bob Woodward, fa ricorso a quattro ore di interviste a Bush e cita ben 15.000 parole dai rapporti delle sedute del Consiglio nazionale di sicurezza e della Casa Bianca allo scopo di ricostruire il dibattito interno che ha portato all'intervento militare degli Stati Uniti in Afghanistan e alla decisione di affrontare aggressivamente il presidente iracheno Saddam Hussain.

Il libro descrive le tensioni all'interno del gabinetto di guerra di Bush: il Segretario di Stato Colin Powell si è trovato in frequente disaccordo con il Vicepresidente Cheney e con il Segretario alla difesa Donald Rumsfeld nel tentativo non facile di mantenere un rapporto con Bush. Tuttavia, Powell, deciso a sostenere la propria posizione riguardo alle possibili e disastrose conseguenze di un'azione militare in Iraq priva del sostegno degli alleati, è riuscito a promuovere la sua causa durante una cena con Bush il 5 agosto. Sebbene quella cena sia già stata oggetto di interesse giornalistico, il libro descrive in dettaglio l'intervento di Powell, il quale, con l'aiuto di un semplice foglietto di note, ha sostenuto la necessità per gli Stati Uniti di ottenere l'appoggio internazionale contro l'Iraq. "Sarebbe bello poter dire che possiamo farcela unilateralmente", ha detto Powell senza mezzi termini a Bush, "ma non possiamo." L'incontro ha persuaso Bush a cercare la risoluzione delle Nazioni Unite, nonostante le obiezioni di Cheney e di Rumsfeld.

Nonostante l'ottimismo di facciata, i consiglieri di Bush, secondo quanto riporta il libro, nutrivano dubbi profondi sulla scelta strategica di bombardare i Talebani facendo assegnamento sulle forze di terra dell'Alleanza del Nord, sull'opposizione divisa in fazioni e sui disperati. A un certo punto il Pentagono aveva pianificato l'invio di 50.000 soldati americani. Bush, secondo quanto dice il libro, non tollerava ciò che riteneva una "spremitura" dei suoi aiuti, ma nutriva egli stesso dei dubbi su questa strategia, arrivando a tuonare "la propria preoccupazione riguardo all'immobilità della situazione".

Durante una seduta chiave svoltasi nella Situation Room a due settimane dall'inizio della campagna, Bush ha girato intorno al tavolo richiedendo ai suoi collaboratori di affermare il loro sostegno alla strategia scelta. Tutti hanno giurato fedeltà e alla richiesta di possibili alternative hanno risposto unanimi di no. "Non lasciamoci spaventare dalla stampa" ha commentato Bush.

Sempre secondo quanto afferma "Bush in guerra", la CIA ha pagato 70 milioni di dollari in contanti di spese sul territorio afghano, cifra in cui sono inclusi i costi per montare gli ospedali da campo. "E' stato un affare" ha commentato Bush in un'intervista con Woodward lo scorso agosto. Il denaro è stato distribuito da una mezza dozzina di gruppi di uomini della CIA sparsi per il paese, il primo gruppo paramilitare, chiamato in codice "Scioglilingua", composto da dieci agenti, è arrivato in Afghanistan il 27 settembre 2001. Il capogruppo trasportava 3 milioni di dollari in una valigetta.