IL CORAGGIO SOTTO TIRO
IL RAWA HA DOCUMENTATO PER ANNI LE INCONCEPIBILI BRUTALITA' E IL TERRORE CHE LE GENTI AFGHANE HANNO SOFFERTO REGIME DOPO REGIME. IL CORAGGIO ESEMPLARE DIMOSTRATO DALLA RAWA PER IMPEGNARSI A FORNIRE TALE DOCUMENTAZIONE NON HA PARALLELO NELLA STORIA RECENTE.


novembre 2001, da The Times of India del 29/10/2001
Traduzione di C. Magni


Se la guerra del Golfo vide emergere la CNN come potente forza nel mondo dei media, la terribile guerra in Afghanistan ha visto l'ascesa di una nuova star mediatica.
Il canale televisivo del Qatar Al-Jazeera, il solo canale indipendente nel mondo arabo, ha messo al tappeto tutti i suoi concorrenti di caratura superiore, con i suoi sensazionali scoop dopo l'undici settembre.
Dal nastro video inviatole da Osama bin Laden alle immagini di sofferenza e devastazione, Al-Jazeera ha effettivamente spinto l'amministrazione USA a correre a i ripari mettendo in guardia i media Americani dall'utilizzo di tale materiale, secondo l'avvertimento dei consiglieri alla sicurezza nazionale.

Ma, lontani dalle luci della ribalta, un lavoro - ben più encomiabile - di giornalismo investigativo, ha continuato per anni a documentare le inconcepibili brutalità e il terrore che le genti afghane hanno sofferto regime dopo regime. Il coraggio esemplare dimostrato dalla Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (RAWA, Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane) per impegnarsi a fornire tale documentazione, non ha parallelo nella storia recente.
Armate di videocamere nascoste, queste donne si sono esposte alla follia omicida del regime dei Talebani, più di tutte le rappresentanze per i diritti umani messe insieme. Hanno osato intraprendere tali compiti in luoghi dove le donne sono condannate a morte per il semplice fatto di scoprire involontariamente una caviglia.
Molte sono cadute nel compimento della loro missione, a cominciare dalla fondatrice di RAWA, Meena, che fu assassinata a Quetta nel 1987, dieci anni dopo la fondazione dell'organizzazione.
Le immagini e la documentazione non sono per deboli di cuore: raccontano la storia delle feroci persecuzioni di un popolo impotente da parte di sadici camuffati da religiosi.
Dalle esecuzioni pubbliche alle scene di deperimento, la documentazione di RAWA serve per ricordare a un mondo indifferente, la cultura libera e vitale di un tempo, ora costretta a scomparire dietro a un velo oppressivo. Il processo graduale con il quale i Talebani hanno attuato i loro propositi è stato ignorato dal mondo dei media, incluso Al-Jazeera.
RAWA non si ferma alla mera documentazione, dirige scuole ed ospedali per donne alla faccia del diktat dei Talebani che proibisce l'accesso a queste istituzioni alle donne.
Una delle immagini più strazianti raccolte da RAWA è quella del soldato Talebano che sta picchiando un medico colpevole di aver curato una donna malata.
Tuttavia, a dispetto di tale coraggio straordinario a fronte di violenza e morte, RAWA si ritrova oggi a corto di fondi e senza nessun donatore o ONG disposto a finanziarla.
Se il governo USA fosse sincero nel suo proclamato obiettivo di isolare i Talebani e contemporaneamente proteggere il popolo afghano disperatamente povero, dovrebbe puntare a sostenere organizzazioni come RAWA.
Lanciare razioni alimentari è, ben che vada, una tortuosa strategia, istituzioni come RAWA hanno realmente messo in piedi e reso operativa un'infrastruttura in tempi più critici.
E' nel rafforzamento della società civile e dei suoi gruppi rappresentativi, come RAWA, che l'Afghanistan può essere davvero liberato dai medievalismi d'ogni sorta inflittigli dai talebani.
Gli afghani sono sempre stati accreditati di uno spirito indomabile, che ha permesso loro di resistere alla rapacità di molteplici invasori. RAWA ne è la testimonianza vivente.
Una visita sul sito www.rawa.org aprirà gli occhi a coloro che non hanno mai udito la voce delle donne afghane.