Riceviamo e pubblichiamo

LETTERA APERTA AL ROMA SOCIAL FORUM SULLA SITUAZIONE DELLE DONNE AFGHANE PRIMA E DOPO LA GUERRA


ottobre 2001, da Nadia, Donna in Nero di Roma


Ancora una volta, come nel 99, una perugia/assisi sotto le bombe. Nel 99 abbiamo tutte noi din e non solo conosciuto Orzela, rifugiata a Peshawar, proprio a Perugia, venne a trovarci su invito di Luisa Morgantini alla nostra assemblea e conquistò i nostri cuori. Da allora molte di noi hanno indossato burqa in manifestazioni e iniziative troppo spesso solitarie, hanno imparato a memoria i divieti dei talebani, si sono documentate e aggiornate per quanto era possibile. abbiamo conosciuto in questi anni molte altre donne afghane, dell'hawca e della rawa, il nostro impegno, modesto ma tenace e estremamente faticoso ha sostenuto la campagna " io donna dietro il burqa" e ha svolto un'azione costante di informazione sulla situazione afghana e soprattuto sulla condizione delle donne afghane in afghanistan e nei campi rifugiati del pakistan. Oggi tutti vogliono parlare di afghanistan e l'operazione in atto è ancora una volta di "usare le donne". La condizione tremenda in cui sono costrette a vivere le donne afghane sotto il regime dei talebani viene usata come scudo per giustificare l'intervento militare in Afghanistan.Si pretende di far credere che le donne afghane saranno liberate con le bombe.Si è aperta una vera caccia alla donna afghana, le trasmissioni televisive fanno a gara per averne una per sbatterla in prima pagina. Sono sicura che oggi il sindaco Veltroni aprirebbe tutte le porte del campidoglio pur di riceverne una, quando solo 3 mesi fa non è riuscito a trovare 15 minuti per ricevere Orzela! Oggi pensate abbiamo ricevuto la richiesta da parte dell'ufficio stampa di Vespa di "prestargli" per una sera un burqa. Questa umanità ad orologeria è la stessa che guida gli aerei, gli elicotteri, i carrarmati nelle guerre umanitarie, giuste e infinite. Certo
che a Perugia ci dobbiamo essere " contro le bombe e contro il burqa" ma con grande chiarezza anche contro la Nato. Diffido delle operazioni internazionali di polizia, non è questa la missione dell'ONU e non può essere questa la posizione alternativa alla guerra. Ieri le donne dicevano "fuori la guerra dalla storia", oggi siamo tanti e tante di più a dirlo e il significato di queste parole ha assunto una valenza straordinaria perché oggi si tende a non fare quasi più nulla per evitare la guerra, ridotta a una transizione più che accettabile. FUORI LA GUERRA DALLA STORIA lo abbiamo scritto sulle nostre magliette che porteremo a Perugia, ma scriviamolo ovunque, insieme alle parole PACE e NONVIOLENZA. A Roma, ci siamo presi una piazza dove finiamo le manifestazioni contro la guerra, su una staccionata abbiamo attaccato biglietti scritti con pensieri di pace, abbiamo scoperto che non li lasciano lì, qualcuno ordina di rimuoverli e noi continueremo a metterli.Ci sono tanti cartellloni pubblicitari, i giovani sono così bravi a fare murales, perchè non fate di quei cartelloni tante bacheche di pace? lasciate stare invece i falò delle bandiere, non siamo noi quelli di un altro mondo è possibile, non saranno certo le bandiere bruciate o gli slogan gridati fino a farci scoppiare le vene ad aiutarci a costruirlo.