PRESUNTO MASSACRO DI CENTINAIA DI PAKISTANI
L'ALLEANZA SPARA ALLE TRUPPE FILOTALEBANE ABBANDONATE DAI TALEBANI


dicembre 2001, da The Guardian. Articolo di Luke Harding e Rory Mc Carthy a Islamabad. Traduzione di Diana Girardelli.

Centinaia di combattenti Pakistani pro-Talebani sono stati sistematicamente massacrati a Mazar-i-Sharif, città del nord dell'Afghanistan, dopo essere stati impietosamente abbandonati dai soldati talebani in ritirata, è quanto hanno annunciato le fonti ieri sera.

I soldati Talebani sono scappati da Mazar quattro giorni fa senza informare un contingente di più di 1200 combattenti pakistani della jihad. Le truppe dell'opposizione hanno catturato i Pakistani in una scuola nella periferia della città e ne hanno poi uccisi circa 200, ha informato un comandante nella giornata di ieri.

"Li abbiamo avvertiti di arrendersi" ha detto Mohammed Muhariq, un portavoce dell'opposizione interno al partito Shi'a Hizb-i-Wahdat. "Ci hanno chiesto più volte di inviare dei nostri rappresentanti che sono stati però fucilati. Infine abbiamo dato l'ordine di attaccarli. Circa duecento di loro (i Pakistani) sono stati uccisi."

Non era chiaro ieri notte se i Pakistani volontari, molti dei quali erano appena arrivati in Afghanistan, fossero stati uccisi in battaglia o giustiziati dopo essersi arresi. I Pakistani, catturati nella scuola di Sultan Reza, hanno continuato a resistere per almeno quarantotto ore dopo che Mazar era caduta, annunciano le fonti.

"Ci sono testimonianze non confermate di episodi di violenza ed esecuzioni sommarie" ha detto ieri notte Stephanie Bunker, la portavoce delle Nazioni Unite a Islamabad.

Testimonianze di un possibile massacro da parte dell'Alleanza del Nord, che ieri notte si avvicinava a Kabul, allarmeranno la coalizione internazionale, che teme ulteriori rappresaglie qualora le truppe dell'opposizione prendessero la capitale afghana. Il presidente Bush ha chiesto all'Alleanza del Nord di desistere dalla presa di Kabul finché un governo a vasta rappresentanza non sia pronto ad assumere il potere. Ma sembra che la sua strategia debba essere ostacolata dagli eventi.

Le Nazioni Unite hanno confermato che a Mazar-i-Sharif gruppi armati hanno saccheggiato gli uffici delle agenzie di aiuti umanitari e delle Nazioni Unite e fatto razzìa nei depositi di cibo nelle ore che precedevano e seguivano la caduta della città venerdì scorso. Truppe dell'Alleanza del Nord si sono impossessate di dieci camion appartenenti all'Unicef, che stavano portando tende e pompe per l'acqua, aggiungono le Nazioni Unite.

Le truppe hanno anche fatto razzìa di mobilio, computer e radio negli uffici dell'Unicef. Chulho Huyan, portavoce dell'agenzia, ha riferito che i combattenti Talebani avevano già rubato tutti i veicoli dell'Unicef mentre si dirigevano a sud verso Pul-i-Khumri sulla strada per Kabul. "Poco dopo la caduta della città, gruppi armati sono entrati nei locali dell'Unicef e hanno preso quasi tutto quello che hanno trovato", ha aggiunto.

Alcune testimonianze confermano che via via che le città cadono nelle mani dell'Alleanza del Nord, gruppi armati prendono posto nel vuoto di potere lasciato dai talebani fuggiti. "Per il momento rimangono non confermate le notizie di saccheggi, rapimenti di civili, scontri per strade e la circolazione di persone armate" ha detto Lindsey Davies, una portavoce del World Food Programme.

Alcune fonti sostengono che i Talebani abbiano abbandonato i volontari "stranieri" mentre organizzavano ritirate strategiche. "C'è un razzismo latente in Afghanistan, nonostante tutto questo parlare dei Talebani che starebbero al fianco dei fratelli arabi", ha dichiarato un addetto agli aiuti. "Era ovvio che ci dovessero essere dei massacri. Non era affatto improbabile".

Nella città assediata di Kabul un contingente esausto di pakistani di etnìa pashtun, che aveva già trascorso diversi giorni alla frontiera, è riuscito a salire ieri su un pullman e a dirigersi verso casa. Il gruppo ha dichiarato di essere entrato dal Pakistan dieci giorni prima passando per aree semiautonome controllate dalla loro etnìa.

"Bombardavano costantemente e sembrava che non riuscissimo a fermarli" dichiara allarmato il capo del gruppo, prima di partire. "I talebani ci hanno detto di andarcene e noi stiamo tornando al nostro villaggio a Bajaur", ha aggiunto, riferendosi all'area nord-occidentale del Pakistan a ridosso della frontiera, dalla quale migliaia di membri della tribù Pashtun si sono allontanate per trasferirsi in Afghanistan nelle ultime settimane.

Muniti di fucili da assalto e di un piccolo bagaglio, i combattenti, dai trenta ai sessanta anni, sono saliti su un pullman affittato per portarli verso casa. In altre zone di Kabul, alcuni camioncini mimetizzati con del fango giravano per la città. I combattenti talebani venivano così trasportati tra la città e la frontiera a nord, che si andava progressivamente stringendo.

Altre fonti dichiarano che a Herat, caduta ieri in mano alle truppe dell'opposizione guidate dall'ex comandante mujahedin Ismail Khan, all'arrivo in città delle prime camionette con le truppe dell'opposizione, sono insorti per le strade numerosi cittadini armati. I Talebani avevano usato la stessa tattica di infiltrazione di combattenti all'interno della città quando la presero nel 1995.