UN'EMPIA ALLEANZA
I NUOVI ALLEATI DELL'OCCIDENTE COMPRENDONO ACCESI ANTI-AMERICANI, TRASGRESSORI DEI DIRITTI UMANI, PRECEDENTI ALLEATI DI OSAMA BIN LADEN E QUANT'ALTRO


dicembre 2001, da The Toronto Star, articolo di Thomas Walkom, corrispondente. Traduzione a cura di Cristiano Magni



I nuovi amici dell'Occidente nella guerra al terrorismo e ai Talebani sono alquanto singolari. Comprendono fondamentalisti islamici, accesi anti-Americani, trasgressori dei diritti umani, vecchi alleati di Osama bin Laden e soldati del passato regime comunista.
Ufficialmente sono conosciuti come Fronte Islamico Unito per la Salvezza dell'Afghanistan. Informalmente chiamano se stessi Alleanza del Nord.
I terrifici attacchi agli Stati Uniti han dato loro una mano nella guerra quinquennale contro i talebani, il severo regime islamico che governa su quasi tutto l'Afghanistan.
Ufficiali USA stanno già dando ad intendere che forniranno armi ai 15.000 effettivi stimati dell'Alleanza, al vertice degli aiuti non-militari che Washington ha dato sin dal 1998.
Anche i giornalisti occidentali hanno riscoperto l'Alleanza e sono tutti occupati a dar cronaca di quelli che qualcuno ha già chiamato "i nuovi combattenti per la libertà dell'Afghanistan".
Ma la storia dei prim'attori dell'Alleanza del Nord, suggerisce che potrebbero risultare alleati scomodi nella guerra al terrore condotta dagli USA. Una coalizione problematica, divisa tanto dall'odio reciproco quanto dall'antipatia verso i Talebani dominanti: nell'ultimo decennio le loro reciproche relazioni sono state segnate da tradimenti, da pugnalate alle spalle e da un livello così profondo di subdola tortuosità da rendere un eufemismo la parola: "Bizantino".
"Potranno anche non essere perfetti" riconosce Mike Vickers, già ufficiale della CIA ed ora direttore di studi strategici al Centro di Valutazione Strategica e del Bilancio di stanza a Washington "Ma nell'Alleanza del Nord c'è anche qualche buon elemento".
Al momento è difficile trovare questi "buoni elementi".
Membri anziani dell'Alleanza, incluso il precedente presidente afghano Burhanuddin Rabbani ed il signore della guerra del nord Abdul Rashid Dostum, alleato chiave dell'Unione Sovietica durante il tentativo d'occupazione dell'Afghanistan, sono stati citati a giudizio dagli USA per violazione dei diritti umani.
Il rappresentante del premier, Abdul Rasur Sayyaf, figura politica numero due nell'Alleanza, è un duro, fondamentalista islamico violentemente antiamericano, così rigido sotto il profilo della separazione dei sessi, che, secondo la cronaca dell'Associated Press, non vuol nemmeno parlare con le donne.
Ancora un'altra figura dell'alleanza, il signore della guerra dell'Est Haji Abdul Qadir, fu il primo sponsor di Osama bin Laden in Afghanistan, quando il saudita miliardario - già ricercato negli USA per il suo presunto coinvolgimento negli attacchi terroristici antiamericani - fuggì in quel paese nel 1996. In diversi momenti, sia Rabbani che Dostum si sono trovati in alleanze di fatto con i Talebani; altre volte l'uno contro l'altro.
In altri tempi, le varie fazioni si sono massacrate per bene l'un l'altra. Nel 1993, secondo l'organizzazione non governativa Human Rights Watch, la Società dell'Islam di Rabbani uccise dai 70 ai 100 appartenenti alla minoranza Hazara connessa con il rivale Partito dell'Unità Islamica - altro membro dell'Alleanza del Nord.
Due anni dopo, secondo il Dipartimento di Stato USA, le forze di Rabbani - sotto il comando di Ahmed Shah Massud (celebrato dai giornalisti occidentali come il "Leone del Panshir" sino al suo inaspettato assassinio lo scorso mese) condussero ulteriori violenze anti-Hazara "saccheggiando sistematicamente intere strade e violentando donne".
Le fedeltà fra i componenti dell'Alleanza del Nord sono così frequentemente cangianti da far venire il mal di testa.
Nel 1994 la Società dell'Islam di Rabbani era alleata di fatto dei Talebani, nello sforzo di sconfiggere il rivale Partito dell'Islam di Gulbuddin Hekmatyar, un fondamentalista islamico che fu sponsorizzato dalla CIA durante i dieci anni di guerra contro l'Unione Sovietica.
Un anno dopo Rabbani ed Hekmatyar si allearono per combattere i Talebani.
Ora Hekmatyar, dal suo esilio in Iran, si oppone sia a Rabbani che ai Talebani.
La carriera di Dostum è persino più complicata. Dal 1979 al 1992 era alleato con il governo comunista di Kabul. Quando il governo fu sul punto di cadere, Dostum mutò le sue simpatie per unirsi ai mujahideen anti-comunisti "combattenti per la libertà".
Quando le varie fazioni di mujahidden si divisero, prima si alleò con Rabbani per combattere Hekmatyar, poi si unì ad Hekmatyar per combattere Rabbani.
Nel 1995 supportava i Talebani contro Hekmatyar e Rabbani. Nel 1996 si alleò con i suoi precedenti nemici contro i Talebani.

Fino ad ora gli USA e gli altri paesi occidentali hanno mantenuto le distanze dall'Alleanza del Nord. Le Nazioni Unite riconoscono come governo legittimo del paese lo Stato Islamico dell'Afghanistan di Rabbani. Ma nessun altro fa altrettanto eccetto India, Iran, Russia e pochi altri stati dell'Asia Centrale.
Né il Canada, né gli USA hanno mai riconosciuto alcun governo in Afghanistan dal 1979.
C'è poi la questione droga. Fino allo scorso anno circa tre quarti dell'eroina mondiale proveniva dall'Afghanistan. Sia i Talebani che l'Alleanza del Nord usavano i profitti della produzione dell'oppio e del suo contrabbando per finanziare la loro guerra.
Lo scorso luglio, con una mossa per guadagnare l'approvazione degli USA, i Talebani bandirono la produzione dell'oppio nel 95% del territorio afghano sotto il loro controllo. Dopo essere stati inizialmente scettici, gli USA hanno riconosciuto quest'anno l'operatività di tale proposito.
Tuttavia l'Alleanza del Nord prosegue allegramente il commercio dell'eroina, rendendo imbarazzante la posizione di coloro che vorrebbero sostenere le forze di Rabbani.
Secondo il Dipartimento di Stato USA, praticamente l'intero raccolto d'oppio afghano di quest'anno - circa 77 tonnellate - è cresciuto nei territori controllati dall'Alleanza. Fonti d'informazione russe riferiscono che l'eroina ricavata da quell'oppio viene contrabbandata in Europa e in America attraverso gli stati confinanti, come il Tadjikistan.
Ai profani, le contorte interdipendenze dell'Alleanza del Nord possono sembrare patologiche.
Ma quelli che conoscono l'Afghanistan sostengono che la storia dell'allenza - così come la storia dei Talebani - può essere compresa solo alla luce delle divisioni tribali, etniche e sociali del paese.
L'Afghanistan è una mescolanza di popoli. Si stima che il gruppo maggioritario, i Pashtun, che abita nelle zone meridionali del paese prossime al Pakistan, comprenda dal 40 al 60 per cento della popolazione.
I Tadjiki, che tendono a vivere nel Nord Est, compongono il secondo gruppo in termini numerici. Minoranze meno numerose includono gli Hazara (oscillanti tra 15 e 20 per cento) e gli Uzbeki del Nord Ovest.
A differenza della maggioranza degli Afghani (che sono mussulmani sunniti), gli Hazara sono prevalentemente sciiti, con relazioni con l'Iran. Tradizionalmente gli Hazara hanno affrontato maggiori discriminazioni rispetto agli altri gruppi.
Per più di cent'anni un Clan Pashtun, quello dei Muhammadzai, dominò il paese e designò i sovrani, incluso l'attuale re in esilio, Mohammed Zahir Shah.
Dai Muhammadzai proveniva anche l'élite di governo che si prodigò per rendere l'Afghanistan maggiormente somigliante all'occidente, spesso aspramente contrastata dal conservatorismo religioso.
(Nel 1926, un re che tentò di seguire l'indirizzo turco che richiedeva alle donne di smettere di portare il burqa, fu costretto ad abbandonare il paese).
"Il governo in Afghanistan era come un club per i Muhammadzai" notava Barnett Rubin, esperto della regione e capo del Centro di Cooperazione Internazionale dell'Università di New York, in un intervista di quest'anno alla Asia Society (con sede negli USA).
"Questo è il motivo per cui molte altre élite di più recente formazione che non fossero muhammadzai, lo sdegnarono e divennero islamisti o nazionalisti radicali o comunisti o maoisti".
Nel frattempo nelle campagne, leader di clan locali e, in modo meno esteso, leader religiosi locali, mantenevano pieni poteri.
Nel 1973 le tensioni arrivarono infine ad un punto di svolta. Il re fu deposto da suo cugino, Mohammed Daoud, che proclamò la repubblica e cominciò - con l'aiuto degli USA e dell'Unione Sovietica - ad accelerare il cammino delle riforme.
Le mosse di Daoud incontrarono subito resistenza. Gli islamisti - tra cui Rabbani, Hekmatyar e Massud - fuggirono in Pakistan per cospirare contro il regime.
Le autorità pakistane, allarmate dal supporto di Dauod all'idea di ritagliare uno stato Pashtun indipendente nel loro paese, accolsero premurosamente gli islamisti dissidenti.
Intanto in Afghanistan, altre forze anti-Daoud, compresi settori dell'esercito, si coalizzarono attorno a quel che era il Partito Comunista.
Nel 1978 l'ala più radicale dei comunisti prese il potere con un colpo di stato militare. I loro ambiziosi piani di riforma sociali e terrieri, così come le loro micidiali repressioni degli avversari politici, gettarono il paese nella spirale del caos.
Un anno dopo, l'invasione sovietica instaurò al potere l'ala moderata, filo-moscovita del Partito Comunista. Ciò peggiorò solamente la crisi; e spinse gli USA nella mischia come sponsor principale dei mujahideen anti-sovietici.
Qualunque pace fosse mai esistita fra i gruppi rivali del paese, evaporò durante dieci anni d'aspra guerra.
Sulla carta, i mujahideen erano tutti amici. In pratica vi erano frizioni costanti. Rabbani e Massud erano Tadjiki. Hekmatyar e le sue forze erano Pashtun. Gli Hazara gravitavano attorno al Partito Sciita di Unità Islamica, controllato da Karim Khalili.
Nel Nord Ovest, la minoranza uzbeka del paese, sotto Dostum, fece pace con i sovietici e dichiarò guerra ai mujahideen.
Gli Uzbeki non solo erano di differente etnia, ma anche islamici meno "militanti" (lo stesso Dostum guidava una cadillac blindata e giurava che non si sarebbe mai sottomesso a quelli che proibivano il whisky).
I sovietici si ritirarono nel 1989 e il governo comunista cadde nel 1992. Fu a quel punto che le tensioni regionali e religiose investirono l'intero scenario.

In prima istanza, la complessa serie di alleanze e tradimenti fra le fazioni dei mujahideen, i Talebani e gli Uzbeki di Dostum, che caratterizzarono gli scorsi nove anni, si possono ridurre al semplice controllo del proprio orticello.
Ogni fazione aveva la propria base. Il punto era quello di opporsi a chiunque la minacciasse. Per ognuno, l'alleato di oggi poteva diventare il nemico di domani.
Vickers, allora agente CIA, riconosce la difficoltà di spalleggiare un'Alleanza del Nord che non è una vera alleanza.
Ma, afferma, gli USA non hanno altra scelta.
"In questo caso i Talebani sono l'obiettivo centrale. La supremazia aerea non conta con loro. Abbiamo bisogno di forze di terra.
"La domanda è: quali forze di terra? Ecco perchè gli oppositori appaiono così attraenti...
"Possono non essere perfetti. Ma la domanda è: è meglio usare loro o truppe terrestri occidentali ?"
Ultimamente, tuttavia, Vickers ed altri analisti affermano che il problema affrontato dagli USA è di natura politica.
Per il più grande gruppo etnico in Afghanistan, i Pashtun, l'Alleanza del Nord è una mescolanza di vecchi nemici tribali.
"Non è che quelli dell'alleanza siano orribili" dice Vickers " Non bisogna demonizzarli per capire che senza una componente Pashtun non possono funzionare".
Presumibilmente è ciò che si suppone possa offrire il re deposto: Mohammed Zahir Shah è infatti Pashtun.
Ma l'ex-monarca ottantaseienne è da 28 anni lontano dall'azione e, come sottolinea Vickers, il clan del sovrano, i Muhammadzai "non era gradito alle minoranze".
D'altronde non sembra esserci sulla scena altro leader pashtun anti-Talebani che possa essere anche lontanamente credibile.
Starebbe in migliori condizioni economiche l'Afghanistan con i Talebani rimpiazzati dall'Alleanza del Nord ?
Vickers, esprimendo il buon senso comune, dice che potrebbe non stare peggio.
Ma altri sottolineano che non ci si aspettano grandi miglioramenti - ad esempio, per la condizione della donna - sotto un governo dell'Alleanza del Nord. In particolare fanno notare che Sayyaf, cercò di introdurre la sua rigorosa interpretazione della legge islamica nei territori afghani controllati da lui e da Rabbani, molto prima che i Talebani si costituissero come forza.
Nel 1992 ad esempio, quando Rabbani, Sayyaf e Massud ed altri mujahideen catturarono Kabul, la cosmopolita capitale del paese, una delle loro prime azioni fu quella di proibire la comparsa di giornaliste in televisione.
Due anni dopo, sempre prima dell'avvento dei Talebani, le Nazioni Unite riferirono che alle donne della capitale era stato ingiunto di lasciare il loro lavoro e di indossare il burqa.
Le donne che non avessero assecondato l'ordine erano passibili di stupro dai membri delle varie milizie mujahideen che vagavano in cerca di preda per la città.
Ironicamente le donne afghane stavano meglio - in termini occidentali - sotto il governo comunista a cui l'occidente così strenuamente si oppose. Inoltre, tanto più avanti va la guerra contro il terrorismo, tanto più il benessere degli Afghani è visto come secondario.
Il punto è catturare bin Laden.
"Certo non desidero guerre civili" afferma Vickers " ma credo che persino il caos sia meglio di quel che c'è adesso".